Lo scapolare che salvò Giovanni Paolo II
L'importanza dell'abito carmelitano per il Papa polacco
“A Wadowice, c'era sulla collina un monastero carmelitano, la cui fondazione risaliva ai tempi di San Raffaele Kalinowski. Gli abitanti di Wadowice lo frequentavano in gran numero, e ciò non mancava di riflettersi in una diffusa devozione per lo scapolare della Madonna del Carmine. Anch'io lo ricevetti, credo all'età di dieci anni, e lo porto tuttora. Si andava dai Carmelitani anche per confessarsi. Fu così che, tanto nella chiesa parrocchiale quanto in quella del Carmelo, si formò la mia devozione mariana durante gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza fino al conseguimento della maturità classica”. Così scrive Giovanni Paolo II nel suo libro “Dono e mistero. Nel 50° del mio sacerdozio” del 1996. Nasce tutto da questo luogo. In un primo momento, Wojtyla vuole divenire carmelitano: il suo amore per Maria poteva trovare nell’Ordine carmelitano una giusta “collocazione”. Poi la storia andò diversamente, lo sappiamo. Ma la Madonna del Carmelo, rimane un punto centrale nella sua vocazione religiosa. E, lo scapolare diventa così segno tangibile di tutto questo.
In un’altra occasione, è sempre il pontefice polacco stesso, a raccontarci l’influenza che ebbe nella sua vita il famoso “abitino” carmelitano. Il pontefice era in visita a una parrocchia romana. Il nome di questa è proprio dedicato alla Vergine del Carmelo, e si trova a Mostacciano, nella periferia della Capitale. In quella occasione Wojtyla confidò ai giovani: “Mi ha aiutato a trovare la grazia propria della mia età, della mia vocazione. E un aspetto molto particolare delle ricchezze spirituali della Vergine, della Madre di Cristo, perché la sua missione carmelitana, quella che prende inizio dal Monte Carmelo, in Terra Santa, è legata ad una veste. Questa veste si chiama Sacro Scapolare. Io devo tanto negli anni giovanili a questo suo scapolare carmelitano. Che la madre sia sempre sollecita, si preoccupi dei vestiti dei suoi figli, che siano ben vestiti, è una cosa bella. Quando mancano questi vestiti, quando i giovani sono più energici dei loro vestiti, quando prorompono in una energia superiore a quella che i loro vestiti possono sopportare, la madre cerca di riparare i vestiti dei suoi ragazzi. Forse anche i figli hanno bisogno di più di un vestito stupendo. Ecco, la Vergine del Carmelo, Madre del Sacro Scapolare, ci parla di questa cura materna, di questa sua preoccupazione nel vestirci. Vestirci nel senso spirituale; vestirci con la grazia di Dio, e aiutarci a portare sempre questa veste bianca”.
Facciamo, ora, un salto nella Storia. 13 maggio 1981, festa della Madonna di Fatima. Piazza San Pietro. Già il luogo e la data bastano per comprendere di quale avvenimento stiamo parlando: l’attentato al pontefice. E’ un assolato mercoledì pomeriggio. Giovanni Paolo II si trova a bordo della sua “papamobile” scoperta: subito dopo aver abbracciato una bambina, viene ferito gravemente da due proiettili sparati da Ali Ağca con una pistola Browning HP 9mm Parabellum. Perde molto sangue. La folla è incredula, sgomenta. La veste bianca del pontefice è pregna di sangue. Sotto quella veste, il pontefice veste un altro “abito”, ed è mariano. E’ lo scapolare del Carmelo. Wojtyla non lo abbandona neanche in sala operatoria, si saprà molti anni dopo. Maria, certamente, non poteva abbandonare suo figlio. Il pontefice polacco si salverà.
E oggi si trova proprio a Wadowice quel famoso scapolare indossato da Giovanni Paolo II, ormai divenuta una preziosa reliquia. In “postilla”: Giovanni Paolo II spirò alle 21.37 del 2 aprile 2005. Era un sabato. Il primo sabato del mese. In piazza San Pietro il canto del Salve Regina, come si fa ad ogni sabato sera, da ottocento anni, in ogni chiesa carmelitana.
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