fede

Le figlie spirituali di Padre Pio: così ci ha soccorso l’angelo custode

Aleteia web
Pubblicato il 16-08-2020

Rivolgersi, rispettare e pregare con devozione lo spirito celeste

Per tutta la sua lunga esistenza sacerdotale, padre Pio da Pietrelcina ha educato e formato i suoi figli spirituali ad avere grande stima, tenera venerazione e profondo rispetto per la presenza dell’angelo custode accanto a ciascuno di essi, unite ad un’incondizionata fiducia nel suo celestiale aiuto per essere aiutati in qualunque circostanza di bisogno essi si trovassero.  

Lucia: il Padre non voleva che dicessimo una sola bugia

Afferma Lucia Pennelli, figlia spirituale: «Il padre, lo sappiamo tutti, non voleva che dicessimo una sola bugia neanche per scherzo o per una cosa da poco conto. Io, per mantenere l’impegno che prendevo nella confessione, ho cominciato a chiedere l’aiuto all’angelo custode. Quando mi trovavo in difficoltà, perché mi chiedevano qualcosa a cui non sapevo o non potevo rispondere, senza cadere in una bugia, mi raccomandavo a lui. E succedeva sempre qualcosa per cui la risposta veniva differita».

La minestra di ceci

Un’altra figlia spirituale, Enedina Mori, racconta: «Trovandomi in difficoltà nel prestare servizio alla pensione Villa Pia, ne parlai al Padre che mi disse: “Vai dal conte Telfener, ti aspettano a braccia aperte”. Là dovetti fare anche da mangiare. I primi giorni la signora mi chiese di preparare una minestra di ceci. Ignorando che bisognava metterli a mollo la sera precedente, cominciai a prepararli solo a tardi mattinata. Quando si stava approssimando l’ora del pranzo, scoprii la pentola ed assaggiati i ceci per verificare lo stato di cottura: erano dei sassolini. Allora dissi all’angelo custode: “Va da padre Pio, e dì che mi aiutasse“».

Intanto, prosegue Enedina, «manifestai la mia preoccupazione al conte, prima che arrivasse la signora Rina. La quale giunse e si mise a tavola, chiedendo di servire la minestra. Io tremavo. Quando l’assaggiò, disse: “Come sono teneri questi ceci!”. Il conte mi disse sottovoce: “Hai visto che l’angelo custode ti ha fatto il servizio?”. Andai in cucina ed assaggiai anch’io quei ceci: erano come palline di burro».

“E’ andato il muratore?”

Ancora Enedina Mori racconta: «Avevo la necessità di un lavoro da farsi a casa con una certa urgenza e ne parlai col muratore, che mi disse che sarebbe stato da me immancabilmente nel pomeriggio. Rimasi in attesa fin dalle 14,00; ma non venne. Io verso le 15,00 ero solita salire al convento per pregare ed essere poi presente alla benedizione eucaristica che il Padre impartiva ai fedeli dopo il rosario e la recita della Visita a Gesù Sacramentato ed alla Madonna. Non vedendolo arrivare, dissi: “Angelo custode, io non posso più tardare. Vai dal padre e dì che facesse venire il muratore”. Mi avviai. Entrata in chiesa, presi il mio posto, pregai col padre, ricevetti la benedizione. Al termine della benedizione incontro il colonnello Savoldi che mi dice: “Senti Dina, questo pomeriggio, Il Padre durante la mia confessione mi è sembrato un po’ strano”. “Perché?”, chiedo. “Mentre io parlavo, lui si è girato dall’altra parte ed ha detto: “E’ andato il muratore?”: Io allora: “Padre, avete bisogno di un muratore? Ve lo vado a cercare io”. E padre Pio: “Zitto tu, pensa a confessarti”, mi ha risposto. Io ho continuato la mia confessione, dopo di che mi ha dato l’assoluzione. Ma ci ho capito poco nelle parole che mi ha detto”. Io non risposi nulla, ma mi affrettai in fretta verso casa, dove trovai il muratore che stava eseguendo il lavoro».
Eppure a volte, anche senza essere invocato, l’angelo custode interviene per rimediare ai nostri errori.

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