La nascita di Maria, luce di speranza
Nasce una Bambina colma di grazia
Abbiamo bisogno di speranza, di una luce, di un faro che possa illuminare la notte anche più buia. È nell’anima di ogni uomo la ricerca della speranza, è un dato di fatto. In teatro, si dice che il “buio assoluto” è impossibile averlo: ci sarà sempre un barlume di luce che farà in modo che le tavole del palcoscenico non siano del tutto e pienamente nell’oscurità. Sarebbe bene ricordarsi di ciò, in tempi in cui è davvero difficile trovare la parola “speranza” in tanto bailamme di notizie di guerra e di crisi economica, di sfiducia nel futuro.
La luce e Cristo, binomio naturale: si parla di luce di Resurrezione; si parla della Luce che ha sconfitto le tenebre; si parla di luce d’Amore. Quando pensiamo al Natale, le prime immagini che ci vengono in mente sono quelle delle luci dei negozi, o di quelle sopra gli alberi: loro, le luci, con il loro pulsare, sembrano regalarci un cielo stellato su questa terra, a pochi metri da noi. Il Natale è luce: la nascita è sempre sinonimo di speranza. E, il Natale di Maria, ci ricorda - ancor prima della nascita di Gesù Cristo - anche questo: nasce una Bambina, colma di grazia; nasce una Bambina che, nel mirabile progetto di Dio, fa parte del cosiddetto Piano di Salvezza del Signore, visto che la natività della Vergine è strettamente legata alla venuta del Messia, come promessa, preparazione e frutto della stessa salvezza. È aurora che precede il sole di giustizia, poiché Maria preannuncia a tutto il mondo la gioia del Salvatore.
La prima fonte che narra questo evento è il cosiddetto Protovangelo di Giacomo secondo il quale Maria nacque a Gerusalemme nella casa di Gioacchino ed Anna. Qui nel IV secolo venne edificata la basilica di Sant’Anna e nel giorno della sua dedicazione veniva celebrata la natività della Madre di Dio. La festa si estese poi a Costantinopoli e fu introdotta in occidente da Sergio I, pontefice di origine siriana.
Una delle più belle descrizioni di questa festa ci viene data da Sant'Andrea di Creta, vescovo: “La celebrazione odierna onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è l'incarnazione del Verbo. Infatti, Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio. La beata Vergine Maria ci fa godere di un duplice beneficio: ci innalza alla conoscenza della verità, e ci libera dal dominio della lettera, esonerandoci dal suo servizio. In che modo e a quale condizione? L’ombra della notte si ritira all'appressarsi della luce del giorno, e la grazia ci reca la libertà in luogo della schiavitù della legge. La presente festa è come una pietra di confine fra il Nuovo e l'Antico Testamento”.
Il Nuovo e l’Antico, dunque: il passato e il presente che diviene futuro d’eternità. Un futuro di luce, soprattutto. Il francescano Antonio di Padova, uno dei più importanti cantori della Vergine Maria, in uno dei suoi poetici Sermoni, ricorda: “A Maria, la cui vita era già nei cieli, viene detto: Ave, piena di grazia! E osserva che l'angelo non disse: Ave, Maria! ma: Ave, piena di grazia! Noi invece diciamo: Ave, Maria! cioè "stella del mare", perché siamo ancora in mezzo al mare, siamo sbattuti dai flutti, sommersi dalla tempesta, e perciò gridiamo: Stella del mare! per arrivare con il suo aiuto al porto della salvezza. È lei che salva dalla tempesta coloro che la invocano, che mostra la via, che guida al porto”.
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