fede

L'abbraccio di papa Francesco ai lavoratori "Lavorando noi diventiamo più persona, la nostra umanità fiorisce"

Enzo Fortunato ctv
Pubblicato il 27-05-2017

IL LAVORO PUÒ FARE MOLTO MALE PERCHÉ PUÒ FARE MOLTO BENE

Pensavo fosse una delle tante visite a una delle Diocesi della nostra Penisola, ma le prime parole dettate a Genova ad una lavoratrice inquieta e preoccupata destano attenzione e fanno sussultare le agende dei nostri politici e la classe industriale di ogni Nazione. 


E' come se il Papa parlando ai lavoratori volesse far giungere a Taormina, ai potenti di turno, la sua e le nostre preoccupazioni:  "quando non si lavora, o si lavora male, si lavora poco o si lavora troppo, è la democrazia che entra in crisi, è tutto il patto sociale." Poi ancor più forte: "Quando passa nelle mani degli speculatori, tutto si rovina. Con lo speculatore, l’economia perde volto e perde i volti. E’ un’economia senza volti. Un’economia astratta. Dietro le decisioni dello speculatore non ci sono persone e quindi non si vedono le persone da licenziare e da tagliare. Quando l’economia perde contatto con i volti delle persone concrete, essa stessa diventa un’economia senza volto e quindi un’economia spietata."; "bisogna temere gli speculatori, non gli imprenditori". In un silenzio assordante ancora: "chi pensa di risolvere il problema della sua impresa licenziando la gente, non è un buon imprenditore".  Le nuove parabole  che nascono dalla gente che incontra. Sono parole che risuonano nella cattedrale laica di Genova, l'Ilva, uno dei più importanti stabilimenti siderurgici.

Sovvengono le parole di un altro Francesco: "E io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare...Voglio che tutti lavorino".

 
Così, con la scelta della prima tappa tra gli operai e al porto, papa Bergoglio dà un segnale chiaro, dettato dalla necessità di risolvere la questione del lavoro, dell'immigrazione, dell'economia. Invita tutti a un apertura mentale.  


La seconda tappa pone subito la questione principale dei pastori, dei religiosi. Come mettere insieme la complessità della vita moderna e la realtà della vita spirituale? La strada indicata è quella del cammino vissuto dal Maestro. La maggior parte del tempo Gesù lo vive con la gente: "in strada.. non in fretta". Si tratta di non aver paura del movimento. La paura più grande è una vita statica e senza gente, chi sta lungo le vie del mondo è aperto alle sorprese di Dio. Prete di strada, prete di periferia dal cuore che ama.


Ecco le prime battute di Genova. Ecco, la "porta" che dal capoluogo ligure si apre per la bella politica, per la buona Chiesa.    

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