L’Esortazione post-sinodale di Papa Francesco. Un messaggio ai giovani.
Francesco, il Poverello d'Assisi, viene citato tre volte nel documento
2 aprile 2019. Uscita la tanto attesa lettera-esortazione post-sinodale di papa Francesco rivolta ai giovani, atto conclusivo del percorso sinodale avuto lo scorso ottobre.
E’ una lettera che disarma per la sua semplicità. Redatta con parole, fruibili per tutti. Un documento che davvero potrebbe definirsi una “lettera” vera e propria, visto l’affetto che traspare da questo immaginario dialogo tra il pontefice e tutti i giovani del mondo. Sembra quasi che papa Francesco abbia messo in pratica ciò che Henri Bergson diceva della scrittura: “L’arte di scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole”.
E dopo la lettura dell’esortazione apostolica, il lettore, piacevolmente se ne dimentica. Di una cosa, però, è difficile dimenticarsi: l’atto vaticano sembra davvero essere carico di speranza e di incitamento per ogni giovane, a scoprire e perseguire la propria vocazione. E nel farlo, Papa Francesco, annovera ben tre volte il santo di Assisi, San Francesco. Lo fa in alcuni punti cruciali dell’Esortazione, quasi ad avere in lui, a ricercare in lui, un esempio da seguire.
Una stella ben fissa in cielo, pure in tempi – come questi – dove il buio sembra vincere. San Francesco, così, diviene luce di speranza, di carità, di amore, di gioia. Parola chiave, la gioia. Ed è chiaro già dall’incipit che – anticipatamente di due settimane dalla Pasqua – sembra già vivere il messaggio di Resurrezione: “Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!”.
Il messaggio si fa, poi, proprio, per ogni ragazzo, si fa vivo in ogni giovane. Vuole divenire “incarnazione” in ognuno di loro. E’ toccante come in poche parole, ma decise e potenti, il documento – subito – entra nel vivo della “res”: “Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza”.
Quel “Lui è in te, Lui è con te”, ricorda molto l’esperienza tutta giovanile del Poverello di Assisi. Papa Francesco scrive: “San Francesco d’Assisi, quando era molto giovane e pieno di sogni, sentì la chiamata di Gesù ad essere povero come Lui e a restaurare la Chiesa con la sua testimonianza. Rinunciò a tutto con gioia ed è il santo della fraternità universale, il fratello di tutti, che lodava il Signore per le sue creature”.
Lo annovera nella sezione del documento apostolico, denominata “Giovani Santi”, assieme ad altre figure che hanno percorso il cammino di Santità, a partire dal giovane San Sebastiano dell’epoca romana, fino ad arrivare a biografie assai più recenti come quelle di Pier Giorgio Frassati, la beata Chiara Badano. In questo percorso di santità giovanile, il pontefice tiene a riservare al Santo assisano le righe che abbiamo letto, sottolineando e nominandolo “il santo della fraternità universale, il fratello di tutti”. In un momento storico così particolare, come quello di Oggi, fa assai riflettere come l’accento si posi proprio sul termine “fraternità universale”, quasi a voler ricordare il senso di fratellanza necessario, da cercare in un mondo che sempre di più sembra diviso.
Un mondo in cui si sta cercando di alzare muri, di sottolineare più “ciò che divide”, piuttosto “ciò che unisce”. Ma veniamo, ora, alla seconda citazione: “In molti adolescenti e giovani suscita speciale attrazione il contatto con il creato e sono sensibili alla salvaguardia dell’ambiente, come nel caso degli scout e di altri gruppi che organizzano giornate in mezzo alla natura, campeggi, passeggiate, escursioni e campagne ambientaliste. Nello spirito di San Francesco d’Assisi, queste sono esperienze che possono tracciare un cammino per introdursi alla scuola della fraternità universale e alla preghiera contemplativa”.
La citazione è tratta dal capitoletto dedicato ai “Diversi ambiti di sviluppo pastorale”. Ancora una volta, l’attenzione del pontefice è rivolta alla salvaguardia dell’ambiente. Sembra proprio – attraverso i molteplici documenti relativi al tema – che l’ “ecologia”, per il papa argentino, sia un “nodo cruciale” di tutto il suo pontificato. In fondo, dobbiamo ricordarlo, il nome che ha deciso il cardinal Bergoglio, fin dal principio, è stato pur sempre un chiaro programma ecologista, definiamolo così: Francesco.
E le attese non sono state deluse. Ma la salvaguardia dell’ambiente proposta da papa Francesco, non diviene solo una politica per il bene del pianeta (nel senso stretto del termine, insomma, puramente “ecologico”, come lo conosciamo tutti), ma divine anche strumento di “fraternità universale” e di “preghiera contemplativa”.
Terza e ultima citazione, riguarda il lavoro: “Invito i giovani a non aspettarsi di vivere senza lavorare, dipendendo dall’aiuto degli altri. Questo non va bene, perché il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale. In questo senso, aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Ne consegue che la spiritualità cristiana, insieme con lo stupore contemplativo per le creature che troviamo in san Francesco d’Assisi, ha sviluppato anche una ricca e sana comprensione del lavoro, come possiamo riscontrare, per esempio, nella vita del beato Charles de Foucauld e dei suoi discepoli”.
In questo caso, il valore dell’umano – o meglio di ogni “creatura” di Dio, nel senso “francescano” del termine – va di pari passo con il valore del lavoro. E’ uno degli aspetti più interessanti – sia a livello spirituale che antropologico – della intera esortazione. Ne è prova proprio il concetto di “stupore” (che papa Francesco lega alla figura di San Francesco) che viene ricordato prima di quello di una “ricca e sana comprensione del lavoro” (e in questo caso fa riferimento a Charles de Foucald).
Bisogna sottolineare che il santo francese ha realizzato nella sua vita una conversione radicale del suo cuore, da giovane benestante a “povero in Cristo”. Novello San Francesco dei primi del Novecento, così potremmo definirlo. Papa Francesco, li annovera, assieme, quasi legati da uno sottile “filo rosso”.
Ma non solo. Il passaggio fondamentale di “parallelismo” fra lo “stupore” verso le creature di Dio e la “comprensione” dell’importanza del lavoro, da parte della spiritualità cristiana, ci dice quanto il pontefice abbia a cuore tutta la tradizione sociale che vive in seno alla Chiesa stessa. Il lavoro, visto come espressione “esistenziale” – non puramente economica – dell’Uomo, ne è una chiara testimonianza. E dove si dice “esistenza dell’Umano”, per la Chiesa, sta a significare “spiritualità”.
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