Il mistero delle stimmate di Padre Pio. La parola ai tre medici che lo hanno visitato
Proviamo a capire se realmente è stato un fenomeno soprannaturale e quando le piaghe si sono realmente rimarginate
(Gelsomino del Guercio - Aleteia )
Nella notte tra il 22 e il 23 settembre 1968, nella cella n.1 del convento di San Giovanni Rotondo, muore Padre Pio da Pietrelcina.
«Dieci minuti dopo la morte», intorno a lui, ancora «adagiato su un lettino, in atteggiamento di dormire, […] per prestare i pietosi uffici nel ricomporne la salma», erano rimasti solo «quattro cappuccini – il superiore, i padri Pellegrino, Raffaele e Mariano – con il medico curante Sala». Il guardiano del Convento, frate Carmelo Di Donato da San Giovanni in Galdo (CB), «consapevole di dover lasciare una testimonianza ufficiale ed autorevole», volle «di proposito, insieme con altri testimoni, osservare da vicino le stimmate», ma dopo aver sfilato i mezzi guanti e le calze e dopo aver scoperto il petto del defunto, dovette «constatare che le mani non si presentavano più come altre volte» le aveva «viste; ma le ferite sia delle mani, che dei piedi e del costato erano completamente rimarginate, senza lasciare alcun segno o traccia».
Stefano Campanella in I tre misteri di Padre Pio (edizioni San Paolo) riporta i documenti ufficiali del processo canonico sul santo di Pietrelcina, che attestano la scomparsa delle stimmate. ritenuta oggi dalla Chiesa un fenomeno soprannaturale. Una vera e propria inchiesta che fa chiarezza su un argomento da sempre molto dibattuto.
L’assenza di cicatrici
Il dottore Sala – scrive Campanella – fece notare ai presenti che non solo «le mani, i piedi, il torace e ogni altra parte del corpo non mostravano rilievi di ferite», ma neppure le «cicatrici erano presenti alle mani, e ai piedi, né al dorso, né alle palme od in sede plantare, né al costato là dove in vita aveva avuto piaghe ben delimitate e visibili. La cute, in quei punti riferiti, era uguale a quella di ogni altra parte del corpo, morbida, elastica, mobile, e la pressione digitale non evidenziava sprofondamenti del derma o del sottocutaneo o spostamenti di ossa o cedimenti delle stesse».
L’aspetto, il colore, la consistenza non rivelavano «alcunché di particolare, né la presenza di segni di pregressa incisione, lacerazioni, ferite, piaghe o reazioni infiammatorie». In pratica sembrava come se Padre Pio non avesse mai avuto piaghe in quelle parti del corpo.
Le testimonianze sulla scomparsa
Le stimmate (di cui Padre Pio parlò al suo direttore spirituale per la prima volta l’8 settembre 1911), non sono scomparse il giorno della morte. Il dottore Sala ricordò: «Alcuni mesi prima della morte i piedi divennero asciutti e non si palpavano più quei rilievi […] evidenti fino allora».
Anche il guardiano del santuario frate Carmelo, dopo aver ammesso di aver visto poche volte le stimmate di Padre Pio «durante i cinque anni di permanenza» con lui a San Giovanni Rotondo, perché egli «portava sempre le calze ai piedi e i mezzi guanti alle mani, che toglieva soltanto durante la celebrazione della santa Messa, ed anche allora era accortissimo nel coprirsi le mani con le estremità delle maniche del camice (voleva per questo sempre i camici con le maniche lunghe)», ha ricordato che, «due o tre mesi prima della morte, o forse anche prima», le stimmate di Padre Pio erano «cominciate piano piano a chiudersi ed a ridurre la fuoriuscita del sangue».
L’ultimo residuo del sangue versato
Dunque non è la chiusura delle stimmate al momento della morte la vera «novità» ma, precisa frate Carmelo «la mancanza di qualsiasi segno o traccia di cicatrice». Eppure Padre Pio ha avuto le stimmate per oltre cinquant’anni, «così come tutti hanno potuto vedere e migliaia di foto possono dimostrare».
Tra l’altro, in quella stessa lunghissima notte, «nel praticare sul corpo esanime i pietosi uffici soliti a farsi a tutti i morti», frate Carmelo aveva visto con i suoi occhi che «dalla mano sinistra di Padre Pio» si era staccata «una piccola pellicola bianca, ultimo residuo di tutto il sangue versato e dei tessuti muscolari che per cinquant’anni si erano consumati e distrutti».Piaghe lunghe sette centimetri
Che Padre Pio abbia avuto le piaghe lo attestano testimonianze di confratelli, fedeli, immagini. Eccone due molto interessanti, sempre estratte dal libro di Campanella, e inserite nel processo canonico.
Fra Pellegrino Funicelli ha attestato: «Ho visto spesso le piaghe delle mani di Padre Pio da Pietrelcina: una ferita al centro coperta da incrostazioni. Una sola volta ho avuto la fortuna di vedere la ferita del costato, nel 1958, un giorno in cui Padre Pio si fece riattaccare un bottone alla maglia che aveva addosso e fu, per questo, costretto a scoprirsi: era una piaga lunga sei o sette centimetri e larga due o tre centimetri; mi sembrava molto profonda, in quel momento non versava sangue».
Il sangue del venerdì
Frate Fortunato De Marzio da Serracapriola (FG) ha detto: «Le stimmate delle mani erano visibili durante la Messa, perché allora solo si toglieva i semiguanti. Assistendo alla Messa parata, potevo osservarle a mio agio. Sul dorso e sulla palma v’erano croste abbrunate simili a una rosa rosso-cupo. Al centro non v’erano croste ma un foro ricoperto da un’escara porosa da cui scaturiva continuamente sangue arterioso, specie il venerdì e le feste solenni dell’anno. Detto sangue scorreva tra le croste come tortuosi rivoletti di acqua in una scogliera».
Per Romanelli non c’è spiegazione scientifica
Per fugare ogni dubbio sull’autenticità delle stimmate, ci sono le relazioni scritte dai medici che hanno eseguito accurate visite su Padre Pio. Campanella le riporta sempre ne I tre misteri di Padre Pio.
Il primo ad osservare con attenzione scientifica le lesioni comparse sul corpo del Cappuccino di Pietrelcina fu il dottor Luigi Romanelli, interpellato dall’allora ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini della Provincia religiosa di Sant’Angelo – Foggia, padre Benedetto Nardella da San Marco in Lamis, che era anche il direttore spirituale di Padre Pio. Nella sua relazione, scritta dopo aver esaminato il futuro Santo nella serata del 15 maggio 1919 e nella mattinata seguente, Romanelli ha evidenziato il carattere non spiegabile scientificamente delle ferite:
Non sono, secondo il mio modo di giudicare, queste ferite classificabili tra le ferite comuni siano esse d’origine infettiva, siano traumatiche (…) Né si potrebbe, esclusa la ferita toracica, invocare e spiegare le zone dei piedi e delle mani, invocando una già avvenuta guarigione con ecchimosi residuale (…) Nella ferita toracica poi, quantunque senza alcuna medicazione adatta, come ho avuto agio di osservare per ben due volte in diverse ore, non vi è ombra della suppurazione (emissioni di pus, infezione, ecc NDR), mentre invece fuoriesce sangue rosso e fisiologico.
Per Bignami è “colpa” della tintura di iodio
Il Sant’Uffizio voleva acquisire un parere ancora più autorevole e chiese all’Ordine dei Cappuccini di far visitare Padre Pio da un docente universitario, il professre Amico Bignami, ordinario di Patologia medica alla Regia Università di Roma. Bignami, non credente, sostenne che le ferite erano superficiali e la tintura di iodio, usata come disinfettante, aveva necrotizzato i tessuti.
«In nessun punto la lesione si approfonda: il derma non è affatto leso», scriveva nella sua relazione datata luglio 1919 e, avendo notato che tutte le zone necrotizzate e la cute circostante erano «fortemente colorate con tintura di iodio», che Padre Pio usava «come disinfettante un paio di volte alla settimana e anche più spesso; ed anche […] perché, a suo dire», se non la applicava, «le lesioni facilmente» sanguinavano, il clinico ha ipotizzato «che le lesioni descritte siano cominciate come prodotti patologici (necrosi multipla della cute) e siano state forse inconsciamente e per un fenomeno di suggestione, completate nella loro simmetria e mantenute artificialmente con un mezzo chimico, per esempio la tintura di iodio».
Per il docente universitario la tintura era vecchia e «fortemente irritante e caustica»: applicandola per molti mesi avrebbe creato l’alterazione della cute già preesistente.
Fallisce l’esperimento!
Bignami suggerì un esperimento: fasciare per otto giorni le piaghe di Padre Pio in modo che non le toccasse e non le alimentasse con la tintura di odio, incaricando quattro confratelli di fiducia del padre provinciale di togliere le bende al termine dell’esperimento. Si diceva «sicuro» che le stimmate «sarebbero scomparse».
Al termine dell’esperimento dichiarano i frati – che intanto avevano tolto dalla stanza di Padre Pio il flacone con la tintura di iodio e seguivano passo passo le giornate del frate: «Ogni giorno, come si può rilevare dai pannolini che conserviamo, tutte le piaghe hanno dato sangue; l’ultimo giorno poi fu più abbondante»... CONTINUA A LEGGERE --->
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