Il francescano che fu torturato atrocemente e poi fucilato in Albania
Un martire dei nostri giorni. E' Padre Cyprian Nika, al secolo Dedë, francescano albanese, che fu padre provinciale della provincia d’Albania e padre guardiano del convento di Scutari. Nato nel 1900, "innamorato" di Francesco e del suo stile di vita, è morto l'11 marzo 1948, assassinato dal regime comunista in Albania.
L'ARRESTO E LE TORTURE
Arrestato dalla polizia segreta comunista col pretesto di aver collaborato all’occultamento di un deposito di armi dietro l’altare di una chiesa, padre Cyprian venne più volte sottoposto a torture. Lo racconta uno dei suoi compagni di prigionia, Ilir Bali: «Il soldato aprì la porta della nostra cella con fragore di chiavi e si rivolse urlando al prete che si alzasse.
"STO BENE, MOLTO BENE"
Padre Nika, perso nella sua preghiera, non si preoccupò del soldato; non lo sentiva o non lo vedeva. Allora con una pedata portò brutalmente il prete fuori dai suoi sogni, proseguì con un urlo di ingiuria mentre i due altri soldati che attendevano sulla soglia della porta ridevano istericamente».
Il frate, si legge su santiebeati.it si alzò e, lentamente, si diresse verso la stanza delle torture. Dopo parecchie ore venne letteralmente buttato dentro la cella, dove Ilir Bali cercò di prendersi cura di lui lavando le sue ferite, poi gli chiese come stesse: «Sto bene. Sto molto bene», rispose, con voce fioca, «Ho dato loro una testimonianza».
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LE ULTIME PAROLE
Bevve un sorso d’acqua, poi spiegò: «Gli ufficiali della Sigurimi mi hanno detto che volevano discutere scientificamente con me dell’esistenza di Dio. Erano in quattro. Non mi sono mai sentito più felice di allora: “Cyprian”, ho detto a me stesso, “ecco un’occasione di guadagnare l’amore e la misericordia dell’Altissimo”».
Padre Cyprian venne fucilato l’11 marzo 1948 a Scutari, in un fosso vicino a una vigna: con lui, il confratello Mati Prennushi e il vescovo-abate di Sant’Alessandro a Orosh monsignor Frano Gjini.
Le sue ultime parole, riportate nel verbale processuale, furono: «Viva Cristo Re! Perdoniamo i nostri nemici. L'Albania non muore con noi!».
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