Il crocifisso miracoloso che salvò Roma dalla peste
Ore di forte apprensione, quelle che si stanno vivendo in questi giorni in Italia e non solo. E’ il mondo intero a dover fronteggiare il pericolo Cod-19 che ha portato con sé non solo il virus ma tanta paura e lo stravolgimento della vita di ognuno.
La Storia - da quella più antica, alla più recente - ha registrato eventi che molto ricordano ciò che stiamo vivendo in questo momento, che hanno messo a dura prova la popolazione italiana. Uno di questi è stato la peste che invase Roma, nel 1600.
Protagonista di quella pestilenza fu uno dei più famosi crocifissi romani, custodito nella chiesa di San Marcello al Corso. L'edificio sorge nell'omonima piazza di San Marcello: è uno slargo che si apre in Via del Corso, a pochi passi da Piazza Venezia. Proprio al suo interno è custodito il “crocifisso miracoloso”. E’ di legno scuro, del XV secolo, di scuola senese. E’ stato ritenuto da alcuni studiosi come il più realistico - per anatomia umana - di Roma. La leggenda, infatti, narra che l’anonimo scultore avrebbe colpito a morte un carbonaio nel sonno per ritrarlo sul legno.
Ma, a parte questa tradizione lugubre, il crocifisso di San Marcello è ricordato dai romani per le numerose storie di miracoli ad esso collegate. Il primo risale al 1519: nella notte del 23 maggio un incendio distrusse la chiesa. La mattina successiva, quando i fedeli andarono a visitare il rogo, trovarono tra la cenere ancora fumante ma il crocifisso rimasto miracolosamente illeso. Fu proprio questo episodio a dare origine alla “Compagnia del Santissimo Crocifisso”, tuttora esistente.
Un altro episodio prodigioso risale al 1522: una grave pestilenza aveva colpito la Città Eterna. I romani, ricordandosi del miracolo del 1519, decisero di portare in processione il crocifisso dalla chiesa di San Marcello alla basilica di San Pietro. Fu il cardinale spagnolo Raimondo Vich, titolare della chiesa, a promuovere tale iniziativa. Dalla chiesa si mosse una solenne processione penitenziale alla quale parteciparono il clero, i religiosi, i nobili, i cavalieri, uomini e donne del popolo. L’intera popolazione romana si mosse al seguito del famoso crocifisso: “Scalzi et coverti di cenere a una et alta voce, interrotta solo da singulti e sospiri, di chi li accompagnava, gridavano 'misericordia SS. Crocifisso'", narra una testimonianza dell’epoca. Le autorità, temendo un aumento del contagio, tentarono di bloccare il corteo ma non ci riuscirono. La processione iniziò il 4 agosto e terminò il 20. Lo stesso giorno, la peste scomparve da Roma.
Nacque così la tradizionale processione del Crocifisso miracoloso: ogni anno, il Giovedì Santo, per quelle stesse vie, il crocifisso ligneo veniva solennemente portato in processione in memoria e ringraziamento della liberazione dalla peste. Divenne un appuntamento annuale di fondamentale importanza nella liturgia quaresimale romana.
A partire dal Giubileo del 1600, indetto da papa Innocenzo X, fino a quello del 2000, indetto da Giovanni Paolo II, il Crocifisso fu portato solennemente in San Pietro e lì venerato dai romani.
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