Giovani in missione: seminatori di speranza per la via della croce
Risuonano ancora forti le parole accorate di papa Francesco rivolte ai giovani durante la giornata mondiale della gioventù a Cracovia, nel parco Jordan, durante la celebrazione della Via Crucis la sera del 29 luglio 2016: «Oggi l’umanità ha bisogno di uomini e di donne, e in modo particolare di giovani come voi, che non vogliono vivere la propria vita “a metà”, giovani pronti a spendere la vita nel servizio gratuito ai fratelli più poveri e più deboli, a imitazione di Cristo, che ha donato tutto sé stesso per la nostra salvezza. Di fronte al male, alla sofferenza, al peccato, l’unica risposta possibile per il discepolo di Gesù è il dono di sé, anche della vita, a imitazione di Cristo; è l’atteggiamento del servizio. Se uno – che si dice cristiano – non vive per servire, non serve per vivere. Con la sua vita rinnega Gesù Cristo».
1. A servizio del prossimo
Fare missione oggi, in particolar modo per i giovani, significa mettersi al servizio concreto del prossimo, avendo come punto di riferimento (nell’essere e nell’agire) Gesù Cristo, il Figlio-Servo di Dio. Per troppo tempo, le comunità cristiane si sono interrogate sul significato evangelico della missione, teorizzando in lungo e in largo la realtà della nuova evangelizzazione e il mistero stesso del Vangelo, dimenticando che senza la dimensione del servizio (la diakonìa della fede) non solo non c’è missione, ma viene meno, anzitutto, il nostro essere cristiani. È, in fin dei conti, questa la rivoluzione apportata da papa Francesco: essere e agire in noi coincidono, così come vita battesimale e agire morale. Chi si professa cristiano, chi dice di amare Cristo, è un mentitore se poi non fa della croce – del donare la vita per gli altri – il senso della stessa vita.
I giovani, che per loro natura si distinguono in generosità, forza, entusiasmo, speranza, coraggio, sogni e attese, con una fiducia sconfinata nel futuro, anche se moltissime volte il presente fa paura per le sue contraddizioni, per le sofferenze, le violenze e il male che si manifestano nel mondo e nella nostra società, sono soprattutto coloro che, proprio con il personale vigore, possono diventare protagonisti nel servizio. I giovani, come d’altronde ciascuno di noi, possono fare della propria vita una risposta concreta ai bisogni e alle sofferenze dell’umanità. Essere in missione, in stato di uscita permanente, secondo papa Francesco, vuol dire, concretamente, diventare un segno tangibile dell’amore misericordioso di Dio per il nostro tempo.
2. La Croce come via della felicità
Papa Francesco, sempre nel suo discorso rivolto ai giovani, ha ricordato che, per compiere questa missione, è indispensabile seguire la via dell’impegno personale e del sacrificio: «è la Via della croce. La Via della croce è la via della felicità di seguire Cristo fino in fondo, nelle circostanze spesso drammatiche del vivere quotidiano; è la via che non teme insuccessi, emarginazioni o solitudini, perché riempie il cuore dell’uomo della pienezza di Gesù. La Via della croce è la via della vita e dello stile di Dio, che Gesù fa percorrere anche attraverso i sentieri di una società a volte divisa, ingiusta e corrotta». La croce è il segno più eloquente della misericordia di Dio! Essa ci attesta che la misura dell’amore di Dio nei confronti dell’umanità è amare senza misura! Nella croce possiamo toccare la misericordia di Dio e lasciarci toccare dalla sua stessa misericordia. È chiaro che papa Francesco, alle migliaia di presenze giovanili accorse a Cracovia per la 31 Gmg, non ha proposto solo il sentiero della Croce. Ha parlato di speranza, di risurrezione: perché il cristiano non è uno che ama il dolore, ma un discepolo che tutto sopporta in vista della pasqua di risurrezione. È in questa prospettiva che ogni comunità cristiana deve rileggere il proprio impegno per la missione. Sono pronto a seguire la Via della croce? E in cosa consiste la Via della croce? «La Via della croce non è un’abitudine sadomasochistica; la Via della croce è l’unica che sconfigge il peccato, il male e la morte, perché sfocia nella luce radiosa della risurrezione di Cristo, aprendo gli orizzonti della vita nuova e piena. È la Via della speranza e del futuro. Chi la percorre con generosità e con fede, dona speranza al futuro e all’umanità. Chi la percorre con generosità e con fede semina speranza. E io vorrei che voi foste seminatori di speranza».
3. La concretezza dell’amore misericordioso
Ai giovani accorsi a Cracovia da tutto il mondo, papa Francesco ha proposto, come sempre, un percorso concreto di conversione e di missione, attraverso l’esercizio quotidiano delle opere di misericordia sia corporali sia spirituali. Di fatti, nel messaggio consegnato in anticipo per la Gmg (il 15 agosto 2015) – intitolato «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7) –, Bergoglio aveva chiesto ai giovani, per i primi sette mesi del 2016, di scegliere un’opera di misericordia corporale e una spirituale da mettere in pratica ogni mese. Questo è il modo più concreto per diventare strumenti di misericordia e, quindi, autentici missionari del Vangelo che è annuncio di perdono e di amore perdonante. Guardando a Gesù misericordioso, ritratto nell’effigie venerata dal popolo di Dio nel santuario di Cracovia a lui dedicato, i giovani possono imparare ad amare concretamente. Nel messaggio per la Gmg 2016, papa Francesco ha gridato ai giovani queste parole: «Non abbiate paura di fissare i suoi occhi colmi di amore infinito nei vostri confronti e lasciatevi raggiungere dal suo sguardo misericordioso, pronto a perdonare ogni vostro peccato, uno sguardo capace di cambiare la vostra vita e di guarire le ferite delle vostre anime, uno sguardo che sazia la sete profonda che dimora nei vostri giovani cuori: sete di amore, di pace, di gioia, e di felicità vera. Venite a Lui e non abbiate paura! Venite per dirgli dal profondo dei vostri cuori: “Gesù confido in Te!”. Lasciatevi toccare dalla sua misericordia senza limiti per diventare apostoli della misericordia mediante le opere, le parole e la preghiera, nel nostro mondo ferito dall’egoismo, dall’odio, e da tanta disperazione. Portate la fiamma dell’amore misericordioso di Cristo – di cui ha parlato san Giovanni Paolo II – negli ambienti della vostra vita quotidiana e sino ai confini della terra. In questa missione, io vi accompagno con i miei auguri e le mie preghiere, vi affido tutti a Maria Vergine, Madre della Misericordia».
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