Frutti della Quaresima: la ricerca del più autentico proprio “io”
"Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente" S. Paolo
La Quaresima sta volgendo a termine; pochi giorni ci distanziano da quello che sarà il clou dei quaranta giorni che precedono la Pasqua: la Settimana Santa. Un periodo, quello della Quaresima, che nella liturgia antica costituiva il tempo della definitiva preparazione dei candidati (catecumeni, così venivano chiamati) al Battesimo amministrato proprio la Vigilia di Pasqua. Un Battesimo, un inizio: un addio all’“uomo vecchio” per far spazio a quello “nuovo”. Periodo di trasformazione, soprattutto. E in fondo, la stessa Natura ci permette di osservare questa trasformazione: il giallo-pallido misto al rosso dell’ultimo colpo dell’inverno si tramuta in un verde fiorente di Primavera. Un risveglio ancestrale, quasi, si potrebbe dire: tutto riprende vita o addirittura nuova “vita”.
Ora che ci distanziano pochi giorni dalla fine della Quaresima, forse, ciascuno di noi sarebbe chiamato a tirare le somme, come si dice di solito: quanto l’ “uomo vecchio” è morto per dare spazio a quello “nuovo”? E cosa vuol dire soprattutto questo contrasto dei due termini che ci offrono anche uno spunto di riflessione sul cosa voglia dire - appunto - “vecchio” e “nuovo”. Ci viene in aiuto san Paolo di Tarso per potersi addentrare in queste due terminologie: è lui, infatti l’apostolo delle genti a presentarci una sorta di lista di vizi che descrivono “l’uomo vecchio”, alias l’uomo schiavo soprattutto di passioni distruttive. “Dovete deporre l’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici. Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera” così scrive nella Lettera agli Efesini.
Molte volte si corre il rischio di pensare a queste Lettere di Paolo, a queste sue parole, come un qualcosa di lontano da noi; che - in fondo in fondo - più di tanto sarebbe difficile inquadrarle nel tempo presente, in quello che si sta vivendo. Eppure non è così. Il tempo dato in questi quaranta giorni è occasione per poter comprendere meglio il proprio “io”, la propria persona alla luce del Vangelo sì, ma soprattutto alla luce della Verità (che, alla fine, non sono che sinonimi se ci pensiamo).
Molti amano mettersi “maschere” che non gli appartengono, solo per convenzione sociale o forse per pigrizia. Meglio essere così come gli altri ci hanno visto fino adesso. Ma questo percorso potrebbe anche essere “pericoloso” perché non darebbe lo spazio alla propria vera, autentica, personalità. Rivestiti così di questa “armatura” procediamo nella vita pensando di essere nel giusto: anche gli altri che ci sono attorno, tra l’altro, avvalorano questa immagine. Dunque? Perché cambiare, perché prendere in mano veramente la nostra vita e scoprire magari l’autentica nostra natura? Il “nuovo” molte volte fa paura, intimidisce e disorienta. La Quaresima, appunto, riesce invece a darci una chiave di lettura di Resurrezione: morire a sé stessi è possibile e risorgere di luce nuova non è poi così difficile. Il punto chiave è in quella frase paolina che ha tutta la forza del cambiamento: “Rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera”.
E’ particolare che Paolo di Tarso scriva “spirito” e “mente”: la nostra personalità vive di questo; di mente e spirito; di riflessione sul nostro operato passato e su quello a venire. Il punto focale è proprio nel “rivestire l’uomo nuovo”. Crearlo, pensarlo, immaginarlo, cercarlo soprattutto. Un grande teologo del ‘900, figlio del Concilio Vaticano II, Henri-Marie de Lubac scriveva “Cercare Dio è trovarlo”. E noi, nel nostro quotidiano, specialmente in questo tempo che ci rimane prima di arrivare alla Settimana Santa, abbiamo la possibilità di condurre questa ricerca che, in fondo, è la ricerca di noi stessi. Nella “versione” più vera, più autentica. “Nuova”.
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