fede

Francesco alle suore di clausura: la Chiesa e il mondo non potrebbero fare a meno di voi

Redazione La Stampa, Vatican Insider
Pubblicato il 22-11-2018

«Che ne sarebbe della Chiesa senza la vita contemplativa?». A tutti i membri delle comunità religiose di clausura che celebrano oggi la Giornata Pro Orantibus con un convegno alla Lateranense organizzato dalla Congregazione per la Vita consacrata e dal Segretariato Assistenza Monache, Papa Francesco rinnova a nome della Chiesa il suo apprezzamento «per la vostra forma di vita».

Già questa mattina, al termine dell’udienza generale, il Pontefice chiedeva ai fedeli in piazza San Pietro di «ringraziare il Signore per il dono di tante persone che, nei monasteri e negli eremi, si dedicano totalmente a Dio nella preghiera, nel silenzio e nel nascondimento», raccomandando pure che: «Non manchi a queste comunità l’affetto, la vicinanza, il sostegno anche materiale di tutta la Chiesa!».

In un messaggio inviato a tutti i partecipanti all’incontro alla Pontificia Università Laternanese - che ha visto pure la partecipazione di 320 claustrali dell’Italia e dell’estero, uscite con un permesso speciale del Papa - Bergoglio parla dei contemplativi come «fari, fiaccole e sentinelle» per la Chiesa e per il mondo.

Come fare a meno di loro, si domanda il Pontefice: «Che ne sarebbe delle membra più deboli della Chiesa che trovano in voi un appoggio per continuare il cammino? Che ne sarebbe della Chiesa e del mondo senza i fari che segnalano il porto a chi è sperduto in alto mare, senza le fiaccole che illuminano la notte oscura che stiamo attraversando, senza le sentinelle che annunciano il nuovo giorno quando è ancora notte?».

«Grazie», dice il Papa, «perché ci arricchite con tanti frutti di santità, di misericordia e di grazia». Esorta quindi comunità e fraternità ad essere «vere scuole di contemplazione e orazione», perché - ripete - «il mondo e la Chiesa hanno bisogno di voi. Questa sia la vostra profezia». Poi invita «a prendere sul serio la sfida della formazione» che, nel loro caso, dura per tutta la vita. Perciò «occorre anche accettare con responsabilità che la formazione è un processo lento, per il quale è importante non avere fretta», dice. 

In tal contesto il Papa ricorda anche «l’importanza del discernimento e dell’accompagnamento spirituale e vocazionale delle candidate, senza mai lasciarsi prendere dall’ansia per i numeri e per l’efficienza, come pure la formazione delle formatrici e delle sorelle chiamate a prestare il servizio dell’autorità». 

«Affinché la vostra vita contemplativa sia significativa per la Chiesa e per il mondo di oggi è necessario puntare su una formazione adeguata alle esigenze del momento presente: una formazione integrale, personalizzata e ben accompagnata», sottolinea Bergoglio. Una formazione del genere «nutrirà e custodirà la vostra fedeltà creativa al carisma ricevuto, sia di ciascuna delle sorelle sia dell’intera comunità». 

Di formazione ha parlato pure il rettore della Pontificia Università Lateranense, Vincenzo Buonomo, nel suo intervento che ha tratto le mosse dalla costituzione apostolica del 2016 Vultum Dei Quaerere e all’istruzione applicativa Cor Orans pubblicata dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata ad aprile 2018. Sui due documenti, incentrati entrambi sul tema della formazione, verte tutta la Giornata Pro Orantibus di quest’anno.

Riferendosi ai due testi, Buonomo ha annunciato che l’Ateneo «intende offrire il personale contributo perché, in ogni federazione di monasteri, ci possano essere monache preparate al compito da svolgere come superiore, formatrici ed econome». E proprio in quest’ottica ha presentato la nuova proposta formativa del ciclo di studi in “Scienze della pace” voluto e istituito da Papa Francesco nei giorni scorsi. «Si tratta – ha spiegato il rettore – di un percorso interdisciplinare che intende trasporre in ambito accademico e con metodo scientifico, tutto quel patrimonio di valori e di azioni, proprio anche della vostra vita contemplativa, finalizzato ad annunciare la Buona Novella e a sognare la pace per tutte le persone e tutte le nazioni».

Di altro genere l’intervento del cardinale João Braz De Aviz, prefetto della Congregazione, che, sottolineando come la vita consacrata sia «una sfida per noi e per la mentalità di oggi», ha invitato a «mettersi in ascolto del Signore e di Pietro per aggiornare la millenaria vita consacrata e contemplativa».

«Non interessa il nome del Papa, in questo momento Pietro è Francesco: tutte le forme di nostalgia che ci mettono fuori dal tempo non vanno bene», ha chiarito il porporato brasiliano. Francesco, in particolare, «è un dono impensabile, perché con chiarezza, trasparenza e semplicità, ci sta dando le linee da seguire in un momento difficile per la Chiesa, caratterizzato da tanti problemi». 

Quasi rispondendo implicitamente alle critiche di certi filoni sedevacantisti che si annidano nella Chiesa, Braz De Aviz ha poi raccontato che «in Conclave non c’è stato nessun litigio: eravamo tutti d’accordo sul nome di Bergoglio tanto che l’abbiamo eletto in un giorno e mezzo, anche se avevamo da mangiare e da bere per due settimane». 

Al termine della sessione mattutina del convengo, che ha visto pure l’intervento del segretario del Dicastero, monsignor José Rodríguez Carballo, due suore, una di Bisceglie e l’altra della provincia di Trento, hanno riportato la loro testimonianza personale a partire dalla loro vocazione fino alla esperienza monastica che vivono quotidianamente.


Salvatore Cernuzio, La Stampa - Vatican Insider 

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