Ebrei, arabi e cristiani. Uno storico esempio di convivenza
Dopo aver incontrato il Sultano Melek el-Kamel, san Francesco si fermò ad Akko, ovvero san Giovanni d'Acri, come la ribattezzarono i Cavalieri Ospitalieri, ovvero Akka come la chiamavano gli arabi. Era il 1220 e nacque così il primo Convento Francescano d'oriente. San Francesco aveva ottenuto dal Sultano la libertà per i frati di visitare i luoghi santi e di professare la loro fede. Non fu facile, comunque. Finirono tutti martirizzati.
Niente era facile ad Akko, diventata capitale del regno crociato dopo la conquista di Gerusalemme da parte di Saladino. Niente era mai stato facile perché da millenni la grande storia passava lungo le sue mura, nei suoi viottoli, attraverso il suo porto. Per la gente comune, aver a che fare con le vicende della grande storia spesso significa disgrazie. Ma assieme alla grande storia, transitavano anche grandi ricchezze rappresentate dal commercio delle merci più preziose per le quali l'Impero Romano si impegnerà con le sue migliori legioni nella guerra giudaica, il "Bellum Judaicum" raccontato dallo storico Giuseppe Flavio.
Spezie, cannella, pepe, seta… bastano pochi dati per capire di quali ricchezze si trattava. "De Bello Gallico": alla Gallia sconfitta e sottomessa Cesare impose il pagamento di un tributo a Roma pari a 50 milioni di sesterzi. Ma il pepe che Roma in un anno importava dall'Oriente, attraverso porti come Akko, valeva da solo 50 milioni di sesterzi. Un altro dato: secondo il professor Avi Solomon, l'archeologo che dirige gli scavi a Gerusalemme davanti al Muro Occidentale, il Tempo distrutto dai legionari di Tito era una sorta di Fort Knox dell'antichità.
Ritenendolo un posto sicuro, tutti conservavano i loro beni nei suoi sotterranei. Secondo i calcoli elaborati dagli archeologi, si trattava di oltre 60 tonnellate di oro e preziosi. Tonnellate, non quintali. Quell'oro fece Roma ancora più ricca, l'impero ancora più potente, abbellì il Colosseo, finanziò giochi spettacolari, pagò i diritti dei senatori e dei cittadini romani, gratificò i legionari che si erano distinti nei combattimenti.
Quell'oro, mille anni dopo, alimentò una leggenda. I Cavalieri Templari erano un ordine molto ricco, si chiamavano così perché avevano stabilito la loro sede a Gerusalemme proprio sulle rovine del Tempio. Giusto per avere un quadro chiaro: si tratta del Tempio da cui Gesù scacciò i mercanti. Secondo la leggenda, i Templari avevano scoperto nei sotterranei una parte del tesoro del Tempio che era sfuggita alla razzia dei legionari. Si tratta di una leggenda, certo, ma sufficiente per stimolare oggi un crescente flusso di turisti. Soprattutto da quando in una casa di Akko ebbero dei seri problemi con l'impianto idraulico.
Gli scarichi non funzionavano. L'idraulico non riusciva a risolvere la situazione. Bisognava scavare fino al collegamento con le fogne. Scavarono e scavando scoprirono… il Tunnel dei Templari! Una galleria lunga 350 metri che portava dal centro della città direttamente al porto. Attraverso quella galleria i templari tentarono di mettersi in salvo nel 1291, quando era ormai chiaro che la città stava per essere conquistata dai Mamelucchi.
Oggi, perfettamente restaurato, il Tunnel dei Templari è una delle meraviglie che Akko offre ai pellegrini che la visitano, assieme alle potenti e spettacolari strutture edificate dai Cavalieri Ospitalieri, assieme al cosiddetto "bagno turco" ovvero l'Hammam el-Basha, restaurato anch'esso e trasformato nel museo della città, un centro dove raccontare anche la parte araba di questa millenaria storia. Nell'accoglienza, nel dialogo, nel rispetto reciproco della storia, Akko-Acri-Akka sembra aver trovato una strada di pace e benessere, di convivenza tra ebrei, arabi e cristiani. Non sarà facile percorrere questa strada, dato che chi non vuole “pace e bene” ha provato a incendiare le campagne attorno all'antico centro.
Ma chi punta sulla storia sa che le radici della convivenza sono lunghe, molto lunghe, come testimoniato dalla Bibbia. Akko venne assegnata alla tribù di Aser, ottavo figlio di Giacobbe. Aser e i suoi non cacciarono gli abitanti di Akko. Giudici 1, 32: "E gli aseriti continuarono a dimorare fra i Cananei che abitavano nel paese, perché non li cacciarono”. (Roberto Olla - Giornalista TG5)
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