Czerny, richiesta di perdono per le nostre responsabilità
Prima meditaziona ad Assisi
Fratelli Tutti 10-11, Marco 10,35-4
Due visioni diverse si scontrano nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato, e sempre abitano dentro di noi, quasi sfidandosi a duello. Da una parte, l’irresistibile attrazione mondana per il successo, il fascino del potere, la corsa per il prestigio personale e per la propria gloria, pensando che tutto ciò sia necessario per realizzarci ed essere felici; è una mentalità che risponde a un imperativo, di cui è immersa la cultura che abitiamo: “cerca di essere il primo, perché vale davvero solo chi vince!”.
La domanda di Giacomo e Giovanni è stata avvertita con un certo imbarazzo dalle prime comunità cristiane. Forse è questo il motivo per cui Luca non ne fa cenno, mentre Matteo la attribuisce alla madre dei due fratelli, quasi a voler distogliere da loro l’attenzione.
Perché questa richiesta è così scomoda? Perché tradisce la resistenza nei discepoli della “prima ora” di accogliere l’annuncio della Passione che Gesù ha già rivolto loro per tre volte. La risposta di Gesù non lascia spazio ad alcun diritto o pretesa che i suoi possano accampare su Dio a motivo della loro vicinanza con il Maestro: la vita che Gesù offre è dono per tutti, a vantaggio di tutti. Tale dono è conseguenza della sua consegna nelle mani dei violenti e della sua morte, che deve essere compresa alla luce della logica del servizio per amore verso l’umanità intera.
Gesù oppone una parola controcorrente, marcando la differenza cristiana. Dice: “tra voi non sia così”. Questa è la vera rivoluzione: fate diversamente, siate diversi dal mondo, deponete l’ansia per il primato, fermate la corsa verso la vittoria a tutti i costi, perché ciò distrugge noi stessi e lacera tutte le relazioni, lasciando potere alla competizione e alla rivalità. Tra voi non sia così – dice Gesù – ma imparate a guardare alla vita con uno sguardo diverso.
La proposta di Gesù, senza mortificare le nostre giuste aspirazioni umane, ci invita a leggere tutto nella chiave dell’amore e della fraternità. Di quell’amore che si offre, che non pensa solo al proprio interesse, che si compromette per il bene di tutti, che crea le condizioni perché si possa crescere tutti insieme, abbattendo i muri che ci separano.
Ecco l’imperativo di Gesù: se vuoi essere davvero grande, mettiti al servizio di tutti e della felicità di tutti. Carissimi, mentre giungono a noi le orribili notizie delle guerra, questa Parola del Vangelo è una profezia che siamo chiamati ad accogliere e ad annunciare.
Nonostante la violenza che ferisce l’umanità e il male che dilaga nel mondo, sfidando la tentazione di restare spettatori passivi e rassegnati, questa Parola ci esorta a essere differenti, a pensare diversamente, ad agire controcorrente. Iniziando da noi, dalle nostre relazioni, dai nostri piccoli gesti, dobbiamo ritornare umani; in un mondo avvelenato dalle rivalità, dagli odi e dalla violenza, siamo chiamati a essere costruttori di relazioni umane, fondate sull’accoglienza e sull’amore reciproco. Se la logica del potere affascina i cuori di molti, noi ascoltiamo la Parola di Gesù che ci invita a farci servi della felicità degli altri, servi gli uni degli altri. Invece che schiacciare gli altri, ci abbassiamo per lavare loro i piedi.
E chiediamo al Signore che rimanga viva in noi la memoria. La memoria delle atrocità delle guerra che spesso, come afferma Papa Francesco, abbiamo dimenticato. E soprattutto la memoria dell’amore di Dio per noi, che ci invita al servizio, alla riconciliazione e alla fraternità.
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