fede

Cosa vuol dire fare il segno della croce per tre volte prima della lettura del Vangelo?

Antonio Tarallo ilcattolico.it
Pubblicato il 04-05-2019

“Mentre dice Lettura del Vangelo secondo N., il diacono (o il sacerdote), dopo aver tracciato un segno di croce sul Lezionario o sull’Evangeliario, con il pollice della mano destra (ma non è proibito l’uso della mano sinistra) segna se stesso in fronte, sulla bocca e sul petto. Subito dopo, mentre rispondono acclamando Gloria a te, o Signore, fanno lo stesso anche tutti gli altri fedeli”.

Questa la norma liturgica del Messale Romano, per il momento della proclamazione del Vangelo. Tre piccoli gesti, eppure in questi piccoli gesti vi è un mondo. Tre volte veniamo segnati, dal segno della Croce. Questa – come Papa Francesco, durante l’udienza in piazza San Pietro, il 18 aprile 2018, teneva a ricordare – è “il distintivo che manifesta chi siamo: il nostro parlare, pensare, guardare, operare sta sotto il segno della Croce, ossia sotto il segno dell’amore di Gesù fino alla fine”.

Pochi sanno, forse, che il segno “piccolo” della croce, prima del X secolo circa, era l’unico segno conosciuto dal popolo dei fedeli. Il triplice segno della croce è di origine, probabilmente, franca o germanica, e fu adottata dal rito romano tra l’800 e l’anno 1000. Quello più “ampio” (quello – per intenderci – che tocca la fronte, il petto e le spalle), venne adottato assai probabilmente dopo l’anno mille.

Certamente, in maniera approfondita, non si conoscono le origini specifiche di questo significativo rituale, che richiama, senza dubbio, l’attenzione sulla Trinità, ma tradizione vuole che sia nato dall’imitazione che i fedeli potevano fare di alcuni gesti del sacerdote, per meglio seguire e imparare come comportarsi, durante la Santa Messa. Ma cosa significa quel gesto? Proviamo a sintetizzare i segni presenti in tale prassi liturgica.

Prima di proclamare il Vangelo, il sacerdote, chinatosi davanti all’altare, ripete silenziosamente: “Purifica il mio cuore e le mie labbra, Dio onnipotente, perché possa annunziare degnamente il tuo Vangelo”. Se a leggere è un diacono, il sacerdote dirà: “Il Signore sia nel tuo cuore e sulle tue labbra, perché tu possa annunziare degnamente il suo Vangelo: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Già queste formule possono darci una idea di tutta l’importanza di questo gesto. Ma, andiamo a vedere nello specifico.

Il segno sulla fronte

Il primo tocca la fronte, luogo del corpo che rinvia all’intelligenza, memoria del comprendere la Parola ascoltata. Predisponendosi proprio a questo ascolto, ogni fedele è così invitato ad attivare al meglio le sue facoltà intellettive, affinché nulla del buon seme della Parola vada perduto.

Il segno sulle labbra

“Allora io dissi: «Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e i miei occhi hanno visto il Re, il Signore degli eserciti!». Ma uno dei serafini volò verso di me, tenendo in mano un carbone ardente, tolto con le molle dall'altare.

Mi toccò con esso la bocca, e disse: «Ecco, questo ti ha toccato le labbra, la tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato»”. Così, il libro di Isaia, al capitolo 6. Il profeta viene purificato, attraverso il tocco delle labbra, da parte di un serafino inviato da Dio. E così, anche, noi, attraverso quel gesto sulle labbra, che ci riconduce all’opera salvifica della Croce di Cristo, veniamo purificati. La bocca, luogo del corpo che rinvia al cibo che nutre. Luogo che esprime una stretta relazione d’amore con l’amato.

Luogo della parola che comunica, che trasmette, che emette voce. L’impegno di ogni cristiano di annunciare il Vangelo, poiché l'evangelizzazione – bisogna ricordarlo – è un impegno per tutti i battezzati.

Il segno sul cuore

Il terzo segno di croce tocca il petto, luogo del corpo che rinvia alla ricchezza e alla forza dei sentimenti dell’animo umano. E’ il battito del nostro cuore che viene invitato a essere un “unicum” col respiro di Gesù. Come scrive l’apostolo Paolo, siamo invitati ad avere “gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2, 5). E’ il sigillo da porre sul cuore, nel momento dell’ascolto della Parola, della nostra amicizia con Cristo.

Non basta semplicemente pensare alla Parola, non basta solo evangelizzare con la nostra parola, ma è necessario vivere nel cuore, nel nostro intimo, gli insegnamenti del Vangelo. Questo, deve essere amato e custodito nell’intimo, nel cuore per diventare poi vita, da donare ai fratelli.

Una sintesi efficace dei tre segni, forse, ce la può offrire il libro del Deuteronomio, al capitolo sesto: “Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, te li metterai sulla fronte in mezzo agli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle porte della tua città”.

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