COSA C'E' DA SAPERE SU SANTO STEFANO
Il giorno di Santo Stefano è una festività cristiana celebrata il 26 dicembre dalla Chiesa cattolica e da alcune Chiese protestanti, mentre la Chiesa ortodossa lo celebra il 27 dicembre. In questo giorno si ricorda Stefano protomartire, ovvero il primo martire del cristianesimo secondo il Nuovo Testamento.
Diciamoci la verità, la ricorrenza di Santo Stefano è “oscurata” dalla celebrazione del Santo Natale, a causa di ciò non tutti conoscono nel dettaglio la vicenda terrena del Santo e le origini delle celebrazioni in suo onore. Proviamo ad approfondire.
Prima di tutto, abbiamo testimonianze certe riguardo alla vita di Santo Stefano. La sua vicenda è raccontata negli Atti degli Apostoli ai capitoli 6 e 7, mentre da altre fonti romane (approfondiremo in seguito) abbiamo certezza che la sua morte sia avvenuta nel 36 Dopo Cristo.
Non si hanno certezze sulle origini del Santo, ma sappiamo con certezza che l’etimologia del suo nome viene dal greco e significa “incoronato”. Sappiamo però con certezza che egli si avvicinò a Gerusalemme alla comunità dei primi discepoli, e da questi viene nominato Diacono. Sostanzialmente, i discepoli si concentrano sul servizio alla Parola di Dio e lasciano a 7 diaconi la responsabilità di occuparsi delle mense e del sostentamento delle vedove. Leggiamo poi (Atti 6,8-10) che “Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo. Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei «liberti» comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava”.
Continuando la lettura degli Atti (vi invito a leggerla per intero, qui sintetizzo), apprendiamo che gli ebrei ellenistici, vedendo il gran numero di convertiti, sobillarono il popolo e accusarono Stefano di “pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”. Stefano, ispirato dallo Spirito, risponde alle accuse con un accorato discorso, partendo da Mosè e dai Profeti per arrivare poi all’Avvento di Gesù. Il resto lo possiamo leggere negli Atti 7,54-59: “All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui. Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse: «Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio». Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, 58 lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò forte: «Signore, non imputar loro questo peccato». Detto questo, morì”.
Santo Stefano è quindi il Primo Martire della Chiesa Cattolica, lapidato per aver proclamato la Parola di Dio. Lapidato appunto, e non crocifisso come Nostro Signore. Abbiamo una spiegazione storica al riguardo. Gli antichi romani eseguivano le condanne a morte tramite crocifissione, i giudei tramite lapidazione, e nel 36 dc, a causa di vicende storiche ora troppo lunghe da ripercorrere, la gestione politica della Palestina non è direttamente nelle mani di Roma ma in quelle del Sinedrio.
La scelta della data del 26 Dicembre come celebrazione della sua memoria non ha nulla a che vedere con il giorno della sua morte, ma nasce dalla decisione dei Padri della Chiesa di porre nei giorni seguenti alla nascita del Figlio di Dio i “Comites Christi”, ovvero i Santi più vicini al suo percorso terreno ed i primi a renderne testimonianza col martirio. Così il 26 dicembre c’è Santo Stefano primo martire della cristianità, segue al 27 San Giovanni Evangelista, il prediletto da Gesù, autore del Vangelo dell’Amore, poi il 28, i seguenti.
Dopo la morte di Stefano, la storia delle sue reliquie si perde nella leggenda. Il 3 Dicembre 415 un sacerdote di nome Luciano di Kefar-Gamba ebbe sostanzialmente in sogno l'apparizione del luogo dove erano nascoste le reliquie del Santo. Da qui le reliquie di Stefano cominciarono a spargersi per il mondo conosciuto di allora: una piccola parte fu lasciata al prete Luciano, che a sua volta le regalò a vari amici; il resto fu traslato il 26 dicembre 415 nella chiesa di Sion a Gerusalemme. Altre fonti ci raccontano che in un discorso tenuto nel 425, Sant'Agostino attesta che, subito dopo il ritrovamento a Gerusalemme del corpo di Santo Stefano, nel 415, iniziarono a verificarsi dei miracoli nei suoi luoghi di culto anche solo al tocco delle sue reliquie, addirittura solo attraverso il contatto con la polvere della sua tomba; poi la maggior parte delle reliquie furono razziate dai crociati nel XIII secolo, cosicché ne arrivarono effettivamente parecchie in Europa, a Venezia (una leggenda narra che nella Chiesa di Santo Stefano vi sia tutto il corpo del santo), Costantinopoli, Napoli, Besançon, Ravenna, ma soprattutto a Roma.
Difficile stabilire il confine tra Storia e Leggenda, quello che è certo è che la vicenda del suo martirio ci parla ancora oggi. Come è noto, il Novecento è stato un secolo tristemente ricco di Martiri per la Fede (e la Chiesa Cattolica, su impulso di Giovanni Paolo II, ha fatto un enorme lavoro per preservarne la memoria, si pensi alla solenne commemorazione avvenuta al Colosseo durante il Giubileo del 2000, si pensi alla Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, luogo memoriale dei martiri del XX e XXI Secolo), ed anche nel nuovo millennio si continua a morire per testimoniare la propria fede. Purtroppo le vicende da ricordare sarebbero tante, si pensi solo ad esempio a Padre Jaques Hamel, 85enne parroco francese, sgozzato nella Chiesa Saint-Étienne-du-Rouvray, in Normandia, durante un sequestro di persona perpetrato da due estremisti islamici nella sua parrocchia. Me ne rendo conto ora mentre scrivo, Etienne in francese vuol dire Stefano. Da Santo Stefano a Padre Jaques Hamel, 2 millenni di persecuzione dei cristiani.
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