Cina, il no del Vaticano alle presunte ordinazioni
Il Vaticano si augura che le notizie sulle ordinazioni episcopali «fai da te» di preti clandestini cinesi siano infondate.
Il Vaticano si augura che le notizie sulle ordinazioni episcopali «fai da te» di preti clandestini cinesi siano infondate. E ricorda che «non è lecito» ordinare vescovi senza il mandato del Papa, neanche appellandosi «a particolari convincimenti personali». Lo afferma in una dichiarazione il direttore della Sala Stampa vaticana, Greg Burke.
«Nelle ultime settimane - si legge nella nota - si sono susseguite diverse notizie circa alcune ordinazioni episcopali, conferite senza mandato pontificio a sacerdoti della comunità non ufficiale della Chiesa cattolica in Cina continentale».
«La Santa Sede - precisa la dichiarazione - non ha autorizzato alcuna ordinazione, né è stata ufficialmente informata di tali accadimenti. Se le suddette ordinazioni episcopali fossero vere, costituirebbero una grave violazione delle norme canoniche.
La Santa Sede si augura che tali notizie siano infondate. In caso contrario, dovrà attendere informazioni sicure e documentazione certa prima di valutare adeguatamente i casi. Tuttavia, ribadisce che non è lecito procedere ad alcuna ordinazione episcopale senza il necessario mandato pontificio, neppure appellandosi a particolari convincimenti personali».
La nota vaticana si riferisce alle notizie riguardanti il sacerdote cinese Paulus Dong Guanhua, che ha annunciato di esseri fatto ordinare vescovo e ha promesso ordinazioni episcopali su richiesta dalle pagine del website cattolico tianzhujiao.online. L’11 settembre, vestito da vescovo, con la mitra e il pastorale, Dong ha celebrato la messa del suo “insediamento episcopale” in una chiesa della diocesi di Zhengding, nella Provincia dell’Hebei, circondato da qualche centinaio di seguaci, tra suoni di gong e mortaretti.
Va ricordato che ben prima della nota vaticana l’ottantunenne vescovo Julius Jia Zhiguo, pastore legittimo – cioè riconosciuto dalla Santa Sede - della diocesi di Zhengding (la stessa di cui il sedicente vescovo Dong pretende ora di portare il titolo) e appartenente alla comunità clandestina, già il 13 settembre aveva diffuso tra i sacerdoti della sua diocesi un comunicato per annunciare la scomunica latae sententiae (automatica) in cui era incorso Dong per la sua ordinazione episcopale avvenuta senza il consenso del Papa. ANDREA TORNIELLI - VATICAN INSIDER
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