CACCIARI, LIBERIAMOCI DAL NON-NATALE
Liberiamoci dal Natale sentimental-consumistico, dal non-Natale che si accompagna a tredicesime (se siamo fortunati) e a vuoti appelli a “volersi bene”. Il Natale è una festa tremendamente seria. Segna un nuovo inizio, è il giorno che dà origine all’Era in cui viviamo. Possiamo dire che tutto il pensiero e la cultura europea-occidentale (e cioè quella che oggi domina il mondo) consiste in una continua interrogazione sul significato e le conseguenze di questo evento.
Celebriamo perciò il Natale rinnovando questa interrogazione. È un segno di vittoria, certo, che pone fine a un vecchio mondo, ma di una vittoria che nasce dalla umiltà , che fa tutt’uno con l’idea più radicale di umiltà. Si innalza chi sa svuotarsi d’ogni possesso, chi dona e si dona per pura forza di grazia e di amore, chi nulla si attende in contraccambio del se stesso che dona. Questo segno si afferma come altissima paupertas, che non significa pura ascesi, un astrarsi dalla città dell’uomo, ma vivervi come segno di contraddizione, come scandalo perenne per i “valori” che trionfano in quest’ultima. Non sono i poveri in ispirito del Vangelo quelli che desiderano semplicemente godere dei possessi che invidiano ad altri.
Questi sono soltanto dei ricchi falliti. Del ricco avaro hanno la mente e il cuore; essi vanno certo soccorsi, ma il Natale è muto per loro. E’ in verità povero chi soffre della propria miseria nel saper metter fine alle sofferenze, chi avverte la propria responsabilità per questa mancanza, chi sa che il mondo è un inferno finchè vi sarà messo a morte un solo innocente. E mette a disposizione ogni suo avere perché l’inferno cessi. Il Natale ci costringe a pensare che un paradiso sarebbe questa terra, qui e ora, se ogni uomo assomigliasse a quel Bimbo, vivesse con lui quell’evento, se la sua natura rinascesse con lui, libera da ogni invidia e avarizia, libera di donare. Saremmo,allora, felici, come felice appare in tante immagini quel Bimbo insieme alla Fanciulla che l’ha generato, pur consapevoli entrambi del loro destino. Ad insegnare ad essere felici, per questo è venuto.
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