fede

Arte e Natività

Antonio Tarallo Correggio - Wikipedia
Pubblicato il 24-12-2022

Da Carvaggio a Chagall

Immortalare quel momento non è certamente proprio facile, ma immaginarlo sì: la nascita del Salvatore del mondo, del piccolo Bambino Gesù. In arte viene chiamata Natività, questo il nome del “soggetto” pittorico: la Vergine Maria, con a fianco lo sposo Giuseppe, e nella mangiatoia, ecco spuntare il sorriso del Bambino Gesù. Scena intima, scena sublime. E, in fondo, se ci pensiamo bene, si tratta di una “semplice” famiglia: un padre, una madre e il loro bambino appena nato; “semplice”, ovviamente, si fa per dire, visto che stiamo parlando del Mistero del Natale. Grandi pittori - moltissimi - si sono cimentati nel cercare di entrare in questo Mistero della notte di Natale, quando una Luce è nata, nel buio di Betlemme: dal mistero irrisolto della scena ritratta dal Caravaggio alla poesia del Reni, passando per artisti di tutti i secoli, fino a giungere all’onirico e suggestivo Chagall, dove ebraismo e cristianesimo si fondono nella sua tavolozza di colori.

Caravaggio e il mistero della sua Natività; l’artista dipinse la “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d'Assisi” che fu trafugata la notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969 dall'Oratorio di San Lorenzo a Palermo e non fu mai più recuperato. Si pensa che il furto sia stato commissionato dalla Mafia siciliana, anche per le numerose e infruttuose testimonianze rese dai pentiti che, a ondate alterne, ne hanno dichiarato la distruzione per cause davvero poco realistiche. Così, rimane solo la fotografia di questo bellissimo dipinto, in cui ogni personaggio è colto in un atteggiamento spontaneo, mentre la scena è carica di una tensione luminosa. San Giuseppe è molto più giovane rispetto all'iconografia tradizionale, presentato di spalle e avvolto in uno strano manto verde. La Madonna ha le sembianze di una donna comune e un aspetto estremamente malinconico; sembra già consapevole che questo figlio dovrà presto allontanarsi da lei.



C'è tutta la poesia della notte in cui si attende il Salvatore nell'opera dell'artista bolognese Guido Reni: la sua scena è letteralmente illuminata da questo Bambino, la cui luce, calda e avvolgente, rischiara tutti coloro che si sono riuniti attorno alla piccola culla improvvisata per rendergli omaggio; una composizione assai moderna, se vogliamo, visto che il punto di vista dell’autore è assai insolito: ci pone a osservare la scena leggermente dall'alto, come se fossimo noi uno degli angeli presenti al particolare evento.


Come particolare è la Natività del Correggio; ha titolo “Natività con i santi Elisabetta e Giovannino“, il dipinto del Correggio realizzato con tecnica ad olio su tavola nel 1512; custodito nella Pinacoteca di Brera a Milano, misura 77 x 99 centimetri. E’ misteriosa quest’opera, con quel suo fondale (un cielo scuro nel quale si apre una luce) che ha tutto il gusto del teatro rinascimentale; il vento che muove le fronde degli alberi e la piccola nebbia che vela le montagne in lontananza, sembra dare alla scena un misticismo dove la Natura partecipa all’evento della nascita di Gesù che è posto al centro della scena su un lenzuolo bianco, esposto all'adorazione dei presenti; a destra la Madonna, vestita di abito rosso e del tipico mantello blu foderato di verde; più dietro si trova un San Giuseppe assai particolare per l’arte pittorica della Natività: sta dormendo, appoggiato a una roccia; nella penombra, il bue e l'asinello; si intravedono anche le rovine d'un tempio: è la nascita del cristianesimo, il nuovo che supera il “vecchio” della religione pagana; è la nascita della vera religione.

Marc Chagall e il suo inconfondibile tratto, la famosa predilezione per il colore blu. La sua Natività è stata realizzata agli inizi del secolo scorso, a Parigi, dove l’artista ebreo, di origine bielorussa, incontra e scopre tutto il repertorio di immagini cristiane, raccolto per la maggior parte nei musei e nelle chiese: è così che incontra l’“ebreo” Cristo e tutta la tradizione figurativa cristiana. Lui, la fonde, con quella d’origine, l’ebraica, offrendoci opere d’arte sacra dal sapore del tutto inedito: le sue tele si riempiono di simboli attinti - con libertà creativa onirica - dalla tradizione iconografica narrativa cristiana e da quella simbolista ebraica: c’è tutto in questo quadro, dal candelabro della festa ebraica dello Hannukkah alla Vergine Maria che splende nella sua purezza bianca; c’è anche la Croce di Cristo che si vede in fondo, preannuncio della missione salvifica del Salvatore; colpisce, in basso a destra, il ritratto dello stesso artista immerso tra rose rosse e fiori gialli.

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