Arriva Clubhouse e don Ravagnani apre la 'stanza' del sacerdote
Uno spazio virtuale dove si usa solo la voce: appuntamento tutte le mattine per leggere il vangelo
«Lo sto sperimentando e mi sembra molto stimolante. È un social network che insegna a comunicare e persino ad ascoltare». Don Alberto Ravagnani, 27 anni, il prete ambrosiano youtuber da decine di migliaia di follower sul Web, è sbarcato anche su Clubhouse, il nuovo social network di tendenza nel mondo. Un mezzo di comunicazione diverso da tutti gli altri, che si basa sul potere della parola “parlata”, eliminando del tutto le immagini e persino il testo scritto. La piattaforma ha anche il fascino dell’esclusività: si accede su invito di un altro iscritto e, almeno per ora, è disponibile solo per iOS (il sistema operativo mobile sviluppato da Apple), anche se c’è da aspettarsi che a breve sia anche per Android.
Il meccanismo è relativamente semplice: un utente crea una "stanza" virtuale su un argomento, e gli altri possono entrare, ascoltare quello che viene detto e, volendo, intervenire. Don Alberto, anche in questo caso, ha provato a fare da pioniere su un social con meno di un anno di vita e che solo da poche settimane propone stanze virtuali in italiano. «Non c’è nessuna immagine, nessuna scritta, nessun commento – spiega –. Non è neppure possibile contattare direttamente qualcuno. Si può soltanto parlare». E i consueti canoni comunicativi dei social vengono stravolti. Per ora c’è molto rispetto, molta correttezza, si ascolta, si alza la mano per parlare. «Sembra riabilitare l’uso della parola consapevole – continua don Alberto – e diventa quindi fondamentale saper dire le cose importanti con un linguaggio essenziale, focalizzando bene i concetti. A differenza di YouTube dove posso giocare con le immagini, con le mie espressioni e con il linguaggio del corpo, su Clubhouse ho soltanto la mia voce per farmi capire dagli altri».
L’idea di creare, pochi giorni fa, la stanza «Un prete per chiacchierare» ha funzionato subito. E molti, credenti e non credenti, si sono fatti avanti per avviare un dialogo. «Hanno iniziato a farmi domande sulla fede e la religione, stupiti di trovare un sacerdote anche lì. In un caso ha partecipato tutta la famiglia: ha iniziato il papà, poi si è connessa anche la moglie e poi ancora il figlio 14enne, che mi ha chiesto, proprio nel Giorno della memoria, di aiutarlo a trovare un senso all’esistenza del male e del dolore». A partire da ieri, poi, don Alberto è su Clubhouse tutte le mattine dalle 9.05 alle 9.30 per recitare una preghiera, leggere il Vangelo della giornata e commentarlo, anche con la condivisione di esperienze di chi partecipa: «È importante che la Parola di Dio possa risuonare in un social network che ruota interamente intorno alla parola. Sarebbe bello se entrasse anche papa Francesco: con le sue parole dirompenti, Clubhouse esploderebbe di iscritti ansiosi di ascoltarlo». (Avvenire)
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