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5 agosto 358, neve a Roma: la storia di Santa Maria Maggiore

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Pubblicato il 05-08-2020

La neve è rara a Roma in inverno, figuriamoci in estate. Secondo la tradizione, però, la fondazione di una delle chiese cattoliche più importanti della città ha avuto luogo nel corso di una straordinaria nevicata avvenuta nell’agosto 358. Il 5 agosto di quell’anno, un ricco nobile romano e Papa Liberio sognarono entrambi che la neve cadeva sull’Esquilino, uno dei sette colli di Roma. I due uomini decisero di visitare il luogo dell’insolito evento, si imbatterono l’uno nell’altro e testimoniarono l’insolita nevicata. Il nobile cercava un modo per donare parte dei suoi possedimenti alla Chiesa cattolica, e decise quindi di costruire uno splendido luogo di adorazione sulla collina su cui era caduta la neve miracolosa.

Papa Liberio procedette poi a tracciare il perimetro della futura chiesa muovendo un bastoncino sulla spessa coltre bianca. Da allora, Santa Maria Maggiore è diventata uno dei luoghi di adorazione più importanti per i cattolici, e il principale luogo di culto mariano di Roma.

Mille anni dopo quello straordinario evento, Ludovica Bertini, una patrona delle arti benestante di Siena, commissionò una pala d’altare per la cattedrale della sua città per commemorare il miracolo della neve. L’opera è divisa in due parti. Quella superiore è strutturata in sette suddivisioni, ognuna delle quali rappresenta un passo nella storia della fondazione di Santa Maria Maggiore. Vi si può ammirare un ritratto della Vergine, seduta sul trono mentre tiene il Cristo bambino, coronata da due angeli. Uno di questi ultimi tiene in mano un vassoio pieno di neve, mentre l’altro fa con le mani delle palle di neve – tributo alla nevicata miracolosa del 352. Sui lati, l’artista Stefano di Giovanni ha posizionato i Santi Pietro e Paolo (in piedi) e i Santi Giovanni Battista e Francesco. Nel caso di quest’ultimo si tratta di un tributo alla committente, entrata nell’ordine francescano dopo la morte del marito.

Questa grande pala d’altare, di 2 metri per 2,5, è uno degli esempi più importanti dell’arte rinascimentale senese, e mostra elementi sia di arte gotica, come il tradizionale trittico, che di quella rinascimentale, come la natura realistica delle figure che vi vengono ritratte. Dalla sua collocazione originaria all’interno della cattedrale di Siena, l’opera è stata spostata in vari luoghi, finché non è stata acquistata dalla famiglia Contini Bonacossi nel 1936. Attualmente è conservata nella stanza dedicata ad Andrea del Castagno nella Galleria degli Uffizi di Firenze.

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