La filosofia del dialogo nel capoluogo ligure
Mettere in contatto le religioni è una delle grandi sfide del presente. Tre giorni di incontri a Genova
È la sfida del presente. E la scommessa della filosofia, che si riappropria di un grande tema: il dialogo interreligioso. Che non può essere affidato alle confessioni, ma deve essere sviscerato e compreso, perché è la chiave del nostro tempo: dalla presa di Costantinopoli alla rivoluzione francese, la pluralità delle fedi ha attraversato l’Europa come una febbre sotterranea. Un ribollire sotto la superficie, pronto a solcarla, facendo emergere crepe e fratture.
La filosofia, con il suo compito di trovare il difficile equilibrio tra universale e particolare, sul tema «ha molto da dire», spiega Roberto Celada Ballanti, professore ordinario all’Università di Genova, allievo di Giovanni Moretto, a sua volta successore di Alberto Caracciolo che fu capostipite della tradizione di studi religiosi propria del capoluogo ligure, dove nel ’62 nacque la prima cattedra italiana di Filosofia delle religioni.
Da oggi al 15 novembre, con una lezione di Massimo Cacciari, si apre al Dipartimento di Antichità, Filosofia e Storia il tredicesimo convegno dell’Associazione italiana di Filosofia della Religione: Il dialogo interreligioso nello spazio della filosofia, con la direzione scientifica di Andrea Aguti dell’Università di Urbino e presidente di Aif, Celada Ballanti, e Gerardo Cunico, e la partecipazione di docenti da tutta Italia.
Tra loro, il professor Hafez Haidar, docente dell’Università di Pavia, scrittore e traduttore: candidato negli anni passati al Nobel, noto traduttore de Le mille e una notte e tra i principali curatori e traduttori delle opere di Khalil Gibran. «Il nostro tempo ha bisogno di dialogo — spiega Roberto Celada Ballanti — è il dialogo interreligioso è un tema spesso affidato alle confessioni religioni: invece, la filosofia deve occuparsene. Il tema la storia europea moderna, segnata da conflitti religiosi. Pensiamo alla guerra dei trent’anni, alla Riforma protestante, quando ci si trova di fronte alla polverizzazione della fede cristiana: una frattura che diventerà strutturale con la pace di Westfalia, e ci vorranno secoli per elaborarla».
Oggi, con la globalizzazione, prosegue il docente, le contraddizioni emergono con ancora più prepotenza. «La nostra disciplina — spiega — è intrecciata alla filosofia del dialogo interculturale: religioni e culture devono avere possibilità di un dialogo. Ma quale dialogo? L’Europa nei secoli scorsi ha proiettato se stessa sul mondo, spesso fagocitando l’alterità. Il quesito che si pone, allora, è: come tenere in piedi le singolarità senza fagocitarle o omologarle?».
A sostenere il convegno, è l’associazione Algebar; che nel giugno scorso ha avviato insieme a rappresentanti delle comunità religiose islamica, ebraica, valdese e cattolica, al Centro Studi Medì, all’Osservatorio sui Fenomeni Religiosi e Migratori dell’Università di Genova e ai docenti universitari di Filosofia della religione, di Filosofia del dialogo interreligioso e di Storia della religione, un percorso progettuale con l’obiettivo di realizzare un Centro permanente di studio sul dialogo fra le religioni e le spiritualità.
«Consideriamo questo impegno di primaria importanza — spiega il presidente Renato Carpi — e un naturale sviluppo delle iniziative formative che abbiamo realizzato negli scorsi anni per avviare il confronto fra i monoteismi del Mediterraneo e fra spiritualità religiosa e laica».
Erica Manna - La Repubblica, 13/11/2019
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