Il Manifesto di Assisi e la voglia di cambiare il mondo
I saluti del Custode del Sacro Convento nella giornata del 24 gennaio 2020
Il discorso del Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti, in apertura del primo incontro tra i promotori e firmatari del Manifesto di Assisi.
Buon giorno a tutti. Siate i benvenuti. Mi unisco ai saluti istituzionali anche a nome della comunità francescana che anima questo luogo, portando l’augurio stesso di san Francesco: il Signore vi dia pace!
Pensando al prossimo incontro dei giovani economisti ed imprenditori con Papa Francesco per sottoscrivere un patto per una nuova economia, e al nostro ritrovarci oggi per una finalità simile, mutatis mutandis mi sono tornate alla mente le parole della canzone di Gino Paoli dei primi anni ’90:
Eravamo quattro amici al bar/che volevano cambiare il mondo… Son rimasto io da solo al bar/gli altri sono tutti quanti a casa/e quest'oggi verso le tre son venuti quattro ragazzini…li sentivo chiacchierare han deciso di cambiare/tutto questo mondo che non va. Sono qui con quattro amici al bar/che hanno voglia di cambiare il mondo.
Davanti al nostro Manifesto, qualcuno potrebbe sollevare l’ingannevole domanda: ma, gli ambientalisti sono profeti di sventura o sani realisti? In verità, sarebbe da riproporre, in forma retorica, la vexata quaestio: siamo contenti di questo mondo? Io – con voi – mi rivedo in quell’adulto della canzone che ha mantenuto caparbiamente nel cuore il desiderio di cambiare in meglio il mondo. Si badi, io so di non essere in grado di cambiare il mondo. Tutti noi lo sappiamo. Ma ciascuno di noi sa che può cambiare il suo “piccolo mondo” ed offrire un contributo per imprimere una grande svolta al corso della storia.
Nel complesso e minuto microcosmo del Sacro Convento, stiamo già facendo questa esperienza: insieme ad alcuni partner che ci supportano sul piano scientifico, operativo e comunicativo, abbiamo svoltato del tutto ecologicamente grazie al progetto fra’Sole. Come è documentato nella monografia che potete trovare all’ingresso, stiamo raggiungendo obiettivi incredibili per una struttura e una comunità allargata come la nostra, ma ciò è reso possibile dalla rete che si sta sviluppando intorno a noi. Avevamo iniziato in quattro, ora siamo molti di più (anche la Città di Assisi è con noi) e vorremmo allargare ancora il virtuoso circuito, per… continuare a cambiare il mondo.
Siamo in tanti ad aver sottoscritto il Manifesto che Ermete ha ideato insieme ad alcuni esperti di economia. Oltre 2000 firme, di grande rappresentatività. E oltre 2000 saranno anche i giovani “quattro amici” che, con Papa Francesco, verranno a fine marzo con la voglia di cambiare l’economia. Li attendiamo con speranza: non possiamo e non vogliamo più tornare indietro. E sono convinto che insieme – noi tutti, i giovani e Francesco – cambieremo il mondo.
Vorrei allora condividere con voi alcuni principi che ritengo fondativi per una trasformazione che non può non aspirare ad essere epocale. Infatti, la crisi che viviamo è un’occasione unica di crescita, è la migliore opportunità per noi per divenire maggiormente umani, più liberi e responsabili. Lasciamoci provocare positivamente dalla realtà attuale e puntiamo a raggiungere un obiettivo di maggior felicità per tutta l’umanità. Non siamo qui per mettere delle toppe – che finirebbero per lacerare del tutto il pianeta –, ma per aprire una nuova via, per un futuro di pace e di giustizia del quale tutti potremo godere.
Innanzitutto, vorrei richiamare un fattore decisivo: non esiste un cambiamento autentico e duraturo che non poggi sull’interiorità personale. Al di là delle credenze di ciascuno, solo chi vive la dimensione spirituale e attinge dalla profondità del proprio essere le ragioni del cambiamento vincerà la battaglia contro la pigrizia, il tornaconto (ossessivo e compulsivo) e la critica malevola. Poi, occorrono conoscenza, scaltrezza e un sogno.
Conoscenza. L’enciclica Laudato si' presenta in modo chiaro il quadro della realtà attuale, dove tutto è evidentemente connesso: le scelte energetiche di una nazione o di una parte di popolazione incidono sullo stato di ben-essere di tutti gli altri, l’utilizzo delle risorse di alcuni provoca povertà, sofferenza e morte per molti uomini e donne, ma anche per tanti animali e vegetali, l’accumulo di ricchezza degli uni comporta forme di oppressione e talora di schiavitù per gli altri. Al contempo, occorre essere avvertiti circa la natura umana. Non serve scomodare la scienza per riconoscere che siamo polvere. Un soffio. Veniamo tessuti nel grembo grazie agli elementi che dalla terra vengono tratti e trasformati.
Analogamente, la Bibbia dice che siamo plasmati dalla polvere del suolo – ha-adamah (terra) – per divenire uomini – ha-adam (il terrestre). Questo significa che ciascuno appartiene radicalmente alla terra e, di contro, che sono davvero suoi un paio di metri cubi di polvere del suolo, quanto bastano per essere accolti di nuovo nel grembo della madre terra dal quale tutti proveniamo. Al contempo, ciascuno porta dentro di sé l’immagine di Dio, un pezzetto di cielo, che si illumina quando sta in una reciproca relazione di rispetto, di accoglienza, di benevolenza, di stima… di gratuità e bellezza con gli altri. Un nuovo paradigma eco (eco-logico, eco-nomico) non nasce senza questo livello di conoscenza di base. Scaltrezza. Nel Vangelo Gesù dice: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché quando questa verrà a mancare essi vi accolgano nelle dimore eterne (Lc 16,9). La ricchezza disonesta di certo verrà a mancare. Quanto durerà questo sistema? La storia insegna che quando la ricchezza si concentra sempre più in mano a qualcuno – e non è mai onesta quando ciò avviene – ad un certo punto salta il banco. La ricchezza è fatta per essere messa in circolo, non per ammassarsi. Per questo, radice della scaltrezza è cambiare l’obiettivo economico esistenziale: quando faccio impresa prima del profitto debbo avere a cuore il bene e il bello. E mi riferisco sia alle azioni di buon senso di quando vado a fare spesa, che a quelle elaborate da strategie aziendali che compongono produzione, marketing e finanza. Chi vuol fare spesa o impresa in modo intelligente deve almeno rispettare l’ambiente – ovvio – e non approfittarsi dei bisogni delle persone. Se poi uno è un imprenditore scaltro, investe in innovazione, sostiene la ricerca e la formazione, favorisce la vita familiare e sociale sotto tutti i punti di vista… e oggi investe nel green, uno degli investimenti etici più redditizi. Insomma, chi è evangelicamente scaltro, promuove sviluppo sostenibile e integrale sul territorio. Sogno. Nell’accezione biblica il sogno è un luogo di rivelazione, che consente di interpretare correttamente la realtà. Non solo: in ebraico “sogno” ha la stessa radice di “forza” (hlm). Infatti, il sogno è un nutrimento per l’anima: ci precede e ci costituisce a un tempo. Il nostro sogno per un’economia a misura d’uomo è il Cantico di frate Sole. È il canto della Vita senza fine, che Francesco scrive poco prima del suo transito dalla terra al cielo, sofferente e ormai cieco. È “lo stupore dell’atemporale e dell’illimitato della relazione” a tessere le strofe del Cantico. Francesco aveva scoperto di essere creatura in mezzo a molte creature, stretto in una rete di relazioni inestricabili. Convertito al Vangelo di Gesù Cristo è attratto dalla bellezza di ogni essere e si sottomette tutto a tutti per contemplare la bellezza di ciascuno; nell’intreccio con tanti fratelli e sorelle – astri celesti, vento, fuoco, terra, acqua – , nell'esperienza dell’umanità ferita e amabile, Francesco avverte vibrare la Vita, la presenza del Dio vivente, che si impasta con le creature che ama. Solo così Francesco ha saputo chi era e non ha più avuto alcun timore di essere “nudo al mondo”. Nel Cantico, tutto si sviluppa nella logica del dono di sé che ciascun essere offre agli altri, affinché vivano. Se ci doniamo gli uni agli altri, persino sorella morte entra in questo dinamismo e ci dona la Vita senza fine. In filigrana, è la trama della fraternità universale: tutto è in relazione e nella relazione immediata con tutto e con tutti è la Vita. Questo il sogno di Francesco e nostro: un’economia a misura di un umanesimo fraterno, cioè un’economia dell’amore, del primato del dono, che rispetta, nutre, custodisce, si offre, accoglie, dona. Come ha scritto Papa Francesco nella Laudato sì, «essendo stati creati dallo stesso Padre, noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile». Pienezza di relazione e pienezza di vita: chi ama vive in eterno.
Questo sogno lo declino in una visione, cioè in una possibile concretizzazione che abbiamo immaginato e sulla quale stiamo tentando di avventurarci insieme ad alcuni amici, che ringrazio sentitamente.
Vorremmo realizzare Perfecta Laetitia, il primo hub internazionale di formazione e promozione dell’umanesimo fraterno e dell’economia sostenibile. Qui, ai piedi del Sacro Convento, in un’area dove Francesco ha sostato e dove si è fermato per l’ultima volta prima di andare a morire alla Porziuncola per benedire l’amata civitas, pensiamo di raccogliere e fare nostra questa benedizione per farla diventare forza propulsiva per l’Italia e per l’Europa. Intendiamo dare vita ad un presidio di economia circolare e ad un luogo di irradiazione culturale, che proponga itinerari formativi secondo il metodo già testato nel Cortile di Francesco e in Percorsi Assisi – una splendida esperienza condivisa con alcune delle maggiori Università italiane – , offra una human hospitality con una ricettività orientata a un turismo lento e, avvalendosi anche della tecnologia web interattiva e multimediale, faccia da moltiplicatore frattale di proposte virtuose di accoglienza, di turismo, di formazione e di produzione, fino a creare un vero e proprio circuito europeo di presidi e cammini del sapere e di ecologia integrale nello spirito del Cantico delle Creature. Perfecta laetitia potrà essere un incubatore di pensiero, idee e progetti e buone pratiche volte a cambiare in meglio questo nostro mondo, partendo dal quotidiano e volgendo lo sguardo al futuro.
Chiediamo il vostro aiuto, affinché il sogno abbia una prima importante attualizzazione.
Sottoscrivendo il Manifesto abbiamo fatto un passo importante. A ricordo del patto che abbiamo siglato, al termine dei lavori ad ognuno verrà consegnato un Tau verde, prodotto con legno di ulivo e dagli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia. Il Tau, che richiama la croce, era la “sigla” di Francesco. Quello che le donne del carcere di Perugia hanno confezionato per noi è simbolo del nuovo patto di bene e benedizione per tutto e tutti che abbiamo sottoscritto. Ricevendolo, accogliamo anche il mandato di essere testimoni di uno stile di vita ispirato al Cantico di frate sole e di tradurre in pratica gli ideali condivisi nel Manifesto. Rilke ha scritto: “Nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare, ma per noi che sappiamo anche la brezza sarà preziosa.” A ciascuno di noi è chiesto di essere brezza per il futuro delle generazioni che verranno.
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