Con il Cuore, Morandi: mi aspetto grande solidarietà dagli italiani
Il cantante: 'Con Carlo aiuteremo il Sacro Convento a raccogliere fondi per i poveri'
Gianni Morandi, il 9 giugno la aspetta un palcoscenico importante.
«Il sagrato di Assisi, nella maratona “Con il cuore, nel nome di Francesco”: assieme a Carlo Conti e ad altri artisti aiuteremo i frati del Sacro Convento a raccogliere fondi per i poveri. Mi aspetto la grande solidarietà italiana che abbiamo visto negli ultimi, difficilissimi, mesi».
Per la verità ci sono stati anche quelli che hanno fatto la spia o attaccato i runner.
«Sì ma la solidarietà è stata più forte. Giorni fa sono tornato al mare dopo tanto tempo. Una coda bestiale ma ero felice, vedevo gente contenta di muoversi, indifferente agli ingorghi in autostrada. E mi sono messo a cantare».
Lo abbiamo visto tutti. Lei ha diffuso un video in cui cantava «Andavo a 100 all’ora », mentre sua moglie Anna Dan guidava.
«Ormai è come avere un canale televisivo solo mio e tutte queste persone che mi seguono sui social stupiscono anche me (solo su Instagram Morandi conta un milione e 200mila follower, ndr). Non faccio niente di speciale...».
All’inizio dell’emergenza lei ha invitato tutti a stare a casa. La gente la segue, come negli anni Sessanta.
«Che bizzarra la vita. Bastò arrivare al 1971 per vedere la situazione capovolta: le mie canzoni piene di voglia di vivere non piacevano più, a Milano arrivarono i Led Zeppelin e il pubblico prese a fischiarmi. Rimasi “parcheggiato” fino ai primi anni Ottanta, poi ripartii. Adesso, a 75 anni, il mio modo di essere e le mie parole continuano ad avere senso per tanta gente».
Una questione di «momenti giusti», insomma?
«La vita non è un applauso continuo. Ci sono momenti in cui quello che facciamo ha efficacia e altri in cui è meglio fermarsi. Quando mi sono fermato ho cominciato, pensi, a studiare musica, al Conservatorio Santa Cecilia. Bisogna imparare a fermarsi e ripartire. A me l’aver avuto un padre montanaro è servito».
In che senso?
«Papà era scettico di fronte ai miei successi precoci. Conosceva la terra e mi ripeteva che basta una grandinata a distruggere un ottimo raccolto ».
La sua storia può essere un invito a tenere duro per ripartire più forti?
«Ma certo, l’Italia ha superato il dopoguerra e il terrorismo. Bisogna imparare a credere nella propria fortuna e io sono stato molto fortunato: ho avuto tante persone accanto, da Lucio (Dalla, ndr) a Mogol al barbiere di Monghidoro, dove vivo. E poi a 50 anni ho incontrato mia moglie, la mia grande fortuna».
Il 9 giugno la maratona di Assisi sarà trasmessa in Rai ma senza pubblico. Quanto pesa per un artista?
«Moltissimo. Puoi smettere di incidere dischi, ma la voglia di fare concerti resterà: io mi auguro di non arrivare mai al momento in cui “la scarpa diventa scarpone”. Però qualcosa per il mondo dello spettacolo in crisi la voglio fare».
Per esempio, il concerto del 15 giugno al «Duse» di Bologna, per pochi e gratis?
«E qui vorrei ricordare tutte le figure della grande famiglia della musica: autori, elettricisti, facchini, eccetera. Ad Assisi diremo che oggi ci sono molti nuovi poveri. Dietro le quinte dello spettacolo, tanti sono in difficoltà».
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