Cappella di San Nicola, Il restauro di Sergio Fusetti
TECNICA ESECUTIVA
L'esecuzione tecnica dei dipinti murali ad affresco della Cappella di San Nicola risponde ai canoni tipicamente giotteschi descritti nel noto saggio "Libro dell'arte" di Cennino Cennini (sec. XV).
L'attento esame autoptico della superficie pittorica, effettuato a luce normale e radente, rivela una curata stesura degli strati preparatori. Questi sono costituiti dalla tipica sabbia locale, di colore chiaro, setacciata a grana sottile. L'intonachino ha una superficie ben levigata e ha conservato, laddove non si siano verificati problemi di umidità, un buon livello di coesione nel corso dei secoli.
L'esecuzione delle giornate parte dall'alto della volta e la sutura delle stesse è lavorata con molta attenzione. Dal rilievo effettuato si può notare che la media è di tre o quattro "giornate" per ogni riquadro.
Per le tecniche di definizione del disegno, si individua con facilità l'impiego della battitura di filo, dell'incisione e del compasso nella costruzione delle architetture, nelle geometrie delle fasce decorative, nelle aureole, nei disegni dei preziosi tessuti che vestono alcuni personaggi principali e nei numerosi drappi decorativi di fondo.
Il disegno delle figure è tracciato sull'intonachino a pennello con color ocra rossa o gialla, e spesso rimane visibile lungo i contorni (mani, visi) laddove il colore soprastante è steso più trasparente o è consunto. Pentimenti sono rilevabili nell'architettura del trittico centrale, dove alcune incisioni non corrispondono alla realizzazione definitiva, e nel Cristo Benedicente la cui aureola era stata tracciata inizialmente più in basso.
Le aureole sono eseguite a rilievo con l'intonaco lavorato a scanalature regolari per amplificare la brillantezza dell'oro, anticamente illuminato dalle candele.
L'azzurrite è utilizzata in grande quantità non solo nella stesura dei cieli, ma anche in alcune vesti ad effetto cangiante e nella rifinitura delle decorazioni floreali. Nei cieli la stesura dell'azzurrite data a secco ha una base ad affresco di colore grigio, mentre in alcune vesti l'azzurrite ha una base ad affresco in terra rossa.
Sulla veste bianca di san Nicola, sulle tovaglie delle scene con Deodato, sulle vesti dei Santi Patroni negli strombi delle finestre, il grassello di calce è steso a pennellata densa, con un notevole effetto realistico a rilievo.
La decorazione della Cappella è ricchissima d'oro applicato a foglia, spesso su una base di stagno scuro che è tornato in vista per la consunzione dell'oro.
Si rilevano numerose alterazioni di biacca di piombo sia in alcune scritte, sia sui denari nella scena del "Vecchio Ebreo", sia sul cane che si arrampica sulla tavola imbandita nella scena di Deodato.
RESTAURO LAPIDEO
Anche il monumento funebre di Giangaetano Orsini era totalmente ricoperto da addensamenti di polvere e da ragnatele che ne alteravano fortemente la leggibilità. L'affresco interno (drappo giallo come sfondo e cielo azzurro stellato sopra la statua) già in gran parte perso, si rivelava inoltre a forte rischio di caduta. La pulitura della pietra è stata effettuata a solvente a base di carbonato di ammonio, successivamente al fissaggio ed alla preventiva protezione dell'oro e del bolo residui.
Il paramento lapideo riccamente decorato appariva fortemente degradato ed alterato cromaticamente, anche con consistenti perdite delle rifiniture dorate (intervento ottocentesco). Gli stemmi della famiglia Orsini realizzati ad affresco avevano perso quasi totalmente la loro leggibilità.
L'intervento di restauro ha innanzi tutto messo in sicurezza il materiale originario a rischio di caduta ed ha operato una pulitura selettiva dei vari componenti materici. La stuccatura è avvenuta con malta idonea. La ripresentazione estetica ha utilizzato colori ad acquerello; la superficie è stata trattata con protettivo finale a base di cera.
Sulle pareti interne dell'arcone di ingresso il rivestimento riproposto su intonaco dipinto presentava molti distacchi, parti lacunose, graffi, scritte, decoesioni. L'intonaco è stato quindi pulito e consolidato con le medesime modalità dei dipinti parietali sopra descritte. L'intervento estetico ha reintegrato le parti mancanti, trattandosi appunto di un rifacimento geometrico ottocentesco.
Il restauro è stato voluto dalla Fondazione San Francesco, organo istituzionale del Sacro Convento di Assisi, che si occupa della conservazione e della manutenzione di tutto il patrimonio artistico del complesso monumentale.
Il lavoro è stato eseguito dalla ditta Tecnireco srl. del Prof. Sergio Fusetti e di Paolo Virilli, Spoleto, sotto l'alta sorveglianza della Sovrintendenza dei Beni Storici e Artistici dell'Umbria.
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