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"Un capolavoro a Perugia", alla GNU

Andrea Rossi
Pubblicato il 28-06-2024

A colloquio con Costantino D'Orazio

Prende concretamente vita da oggi, 28 giugno, l’iniziativa della Galleria Nazionale dell’Umbria dal titolo “Un capolavoro a Perugia”. Fino al 15 settembre sarà visibile all’interno del museo perugino, in una sala appositamente allestita per l’opera, Le tre età della donna, dipinto del 1905 di Gustav Klimt, pittore austriaco protagonista del periodo secessionista di Vienna.

«L'idea nasce dal fatto che d'estate – racconta Costantino D’Orazio, Direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria – la Galleria si apre alla città e alle sue grandi iniziative, come UmbriaJazz. Quindi, diventando noi una delle sedi principali di UmbriaJazz, abbiamo pensato ad un progetto negli spazi espositivi che rimangono a disposizione che potesse avere una sua intensità e soprattutto potesse permetterci di fare un lavoro di studio e di ricerca che fosse anche attraente per il pubblico. Da questo nasce l'idea di ospitare a Perugia un'opera molto importante di un grande artista estremamente popolare».

L’opera arriva in prestito dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, segno di una collaborazione sempre più stretta tra le due realtà e di una rete sempre più fitta che si sta instaurando nel sistema museale italiano.

«Grazie al rapporto che abbiamo instaurato - prosegue il direttore D'Orazio - con la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, che è una galleria cugina della Galleria Nazionale dell'Umbria – perché entrambi siamo musei autonomi e facciamo parte della stessa direzione – siamo riusciti ad ottenere la disponibilità in tempi brevissimi di questo grande capolavoro di Klimt, che è una delle icone del museo romano, e sulla quale abbiamo costruito una piccola mostra dossier».

L’esposizione si sviluppa, infatti, in tre sale differenti ma collegate tra loro da un filo rosso.

«La prima sala virtuale accoglie una videoproiezione in cui facciamo immergere il pubblico nel mondo di Klimt, nella sua iconografia, e diamo un focus su Le tre età spiegandone la genesi e tutti i riferimenti iconografici all'interno del lavoro di Klimt. La seconda sala è dedicata al rapporto tra Klimt e l'Italia: parliamo della Biennale di Venezia del 1907 e dell’Esposizione delle Belle Arti di Roma del 1911 a cui Klimt ha partecipato e poi facciamo un piccolo approfondimento su Galileo Chini. In particolare, ci dedichiamo alla parte che questo grandissimo artista dei primi del ‘900 ha dedicato proprio a un lavoro di iconografia Klimtiana. In modo un po' riassunto, potremmo definire Galileo Chini, per una parte della sua carriera, il Klimt italiano. Quindi cerchiamo anche di capire qual è stata quest'influenza che Klimt ha avuto sugli artisti italiani e presentiamo anche alcuni disegni del pittore austriaco, alcuni dei quali sono proprio bozzetti de Le tre età. La terza sala è dedicata soltanto a Le tre età. Abbiamo ricostruito un portale che definiamo secessionista, legato cioè al linguaggio elaborato da Klimt e da alcuni suoi compagni di strada a partire dalla fine dell'Ottocento quando fondano la secessione viennese. Secessione letteralmente significa un gruppo di artisti che si separa dall'accademia, si separa a livello di linguaggio artistico, ma anche fisicamente, e si fonda un'associazione di artisti che ha una sede che si chiama appunto la secessione e che si trova a Vienna. Ora, a Vienna nel 1908 viene realizzata una grande mostra di cui Klimt diventa curatore, nella quale per la prima volta viene presentato a dialogo Le tre età e il Bacio e noi abbiamo ricostruito abbastanza fedelmente l'allestimento come Klimt aveva pensato le pareti di quell'esposizione. Quindi c'è una sorta di immersione nell'atmosfera della secessione viennese per valorizzare al massimo l'esperienza di vedere il quadro da solo in una stanza tutta per sé».

Un’opera, Le tre età, molto legata al territorio italiano, fondamentale per l’esperienza artistica del maestro austriaco e per permettere a noi di capirla oggi.

«Klimt perde il fratello nel 1892: questa perdita lo fa cadere in uno stato depressivo molto forte, tanto che per due anni quasi smette di lavorare. Proprio quando torna sulla scena, presenta all'Università di Vienna dei pannelli per il soffitto dell'Aula Magna dedicato a tre facoltà: la giurisprudenza, la medicina e la filosofia. Questi pannelli vengono rifiutati dall'università, perché prima lavorava in un modo estremamente accademico, con figure “preraffaellite”, ma dopo questo evento personale comincia invece ad esplorare e inventare questa tecnologia completamente nuova che poi è quella che l'ha fatto diventare famoso. Tuttavia, all'inizio non venne compresa. Questi pannelli alla fine li realizza, ma li abbiamo perduti. Sono stati acquistati da dei collezionisti privati ma sono stati distrutti durante la Seconda guerra mondiale. La prima opera che è rimasta a testimonianza di questo totale cambiamento dell'iconografia klimtiana è proprio Le tre età, che lui espone per la prima volta in Italia alla Biennale di Venezia nel 1907. Quindi è un'opera che ha un rapporto fortissimo con l'Italia e che verrà poi acquistata dal Ministero della pubblica istruzione – allora non esisteva ancora il Ministero della cultura – nel 1911. Non verrà esposta all'Esposizione universale del 1910 a Roma, ma verrà comprata dallo Stato italiano in quell'occasione. È un'opera che ha un rapporto strettissimo con l'Italia e soprattutto è fondamentale perché è la prima nella quale noi leggiamo il cambio totale nell'iconografia, nel linguaggio, nel mondo klimtiano. Che è poi il mondo che oggi ce lo fa riconoscere».

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