Tanzania, un nuovo seminario per il boom delle vocazioni
Il Nazareth Major Seminary, aperto nella diocesi di Kahama, ospiterà seminaristi provenienti da tutto il Paese
In Tanzania, nazione dell’Africa orientale, tutta la Chiesa è in festa per l’apertura di un nuovo seminario maggiore. La gioia, però, non arriva soltanto dall’aver inaugurato, solo poche settimane fa, una struttura nella diocesi di Kahama che ospiterà 500 seminaristi: l’emozione è generata anche dal fatto di constatare che in tutto il Paese le vocazioni continuano a fiorire senza sosta. Da almeno dieci anni, i numeri di chi vuole donarsi a Dio crescono esponenzialmente ogni anno facendo esaurire i posti disponibili nei seminari maggiori locali, istituiti in ogni arcidiocesi. Ecco perché la Conferenza Episcopale locale ha investito enormi energie ed ingenti fondi per dare vita al Nazareth Major Seminary.
A servizio di tutto il Paese
Don Leonard Maliva, parroco della zona di Ismani e vicepresidente dell’Unione Apostolica del Clero della Conferenza episcopale tanzaniana, racconta che il seminario sarà nazionale: “Ogni diocesi manderà a studiare qui almeno quattro seminaristi. La struttura è stata intitolata alla Famiglia di Nazareth proprio con lo scopo di far sentire ognuno come se fosse a casa propria, anche se proviene da altre parti della Tanzania”.
Sacerdoti, esempio per le nuove vocazioni
L’impennata delle vocazioni, che ha spinto i vescovi a costruire il nuovo seminario maggiore, è dovuta, in parte, a due fattori: l’aumento delle diocesi e delle parrocchie: “Alcuni anni fa le parrocchie – dice padre Maliva – erano poche ma molto grandi per estensione, e i fedeli, soprattutto nei villaggi, vedevano i sacerdoti una volta al mese. Ora che i preti sono più numeorosi e più presenti, i ragazzi possono avere davanti agli occhi l’esempio concreto della vocazione. L’evangelizzazione si è fatta più vicina al popolo”.
Meno missionari più sacerdoti diocesani
Ma alla base della fioritura vocazionale giovanile c’è anche un’inversione di tendenza: il calo della presenza dei missionari provenienti da altri Paesi, soprattutto occidentali, e la crescita del numero dei sacerdoti diocesani e dei vescovi tanzaniani. “Ciò significa – spiega padre Maliva – che i ragazzi, avendo sotto gli occhi dei sacerdoti africani, hanno capito che anche per loro quella strada è possibile. Prima si pensava che fosse un percorso riservato ai bianchi che venivano da fuori”.
I giovani, motore delle vocazioni
A meravigliare positivamente è anche l’età di chi desidera farsi sacerdote: sono ragazzi giovanissimi, molti sono studenti delle scuole secondarie. Le vocazioni adulte sono quasi inesistenti anche se recentemente stanno fiorendo tra gli universitari e tra i giovani laureati. Un segno tangibile di una Chiesa sempre più viva ed in completa evoluzione. (Vatican News)
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