Papa in Marocco, Padre Corullόn: Siamo una Chiesa di periferia, aperta all’incontro e al dialogo
Parla il custode dei francescani del Marocco: Siamo una presenza umile, semplice, ma significativa
Domenica 31 marzo l’unica messa che verrà celebrata in tutto il Marocco sarà quella che Papa Francesco celebrerà nel Palazzetto dello Sport Moulay Abdellah a Rabat. Tutte le chiese del Paese rimarranno chiuse. Saranno tutti a Rabat: preti, religiosi, religiose, fedeli laici. Si contano 7mila persone. Ma ne arriveranno sicuramente 10mila perché le porte sono aperte anche agli amici musulmani che desiderano condividere con i cristiani questo “momento di festa”.
È padre Manuel Corullόn, custode dei francescani del Marocco, a dare voce al clima di attesa e preparativi che si respira qui tra i cristiani e, in particolare, tra la piccola comunità cattolica del Paese. Papa Francesco arriverà in Marocco il 30 e 31 marzo e si presenterà con il motto scelto per questo viaggio, “Servitore della speranza”. Per il Paese il momento clou della visita sarà sicuramente l’abbraccio di Papa Francesco al Re Mohammed VI. Il Re che rivendica un legame diretto con il profeta Maometto ed è definito Amir al-Mur’minin, “Principe dei credenti”. Appena giunto in terra marocchina, il Papa sarà accolto dal popolo di Rabat sulla spianata della Torre di Hassan e renderà omaggio alle tombe dei Re Mohammed V e Hassan II.
Sono i luoghi simbolo di questo Paese che da anni ha scommesso sulla convivenza tra le culture e le religioni, la lotta al radicalismo, la adesione ad un Islam moderato, o come lo chiamano qui del “giusto mezzo”.
Per la comunità cristiana, invece, è domenica la giornata più importante e sarà all’insegna di un dialogo intenso con Papa Francesco.
Il primo appuntamento sarà alla cattedrale di San Pietro nella piazza di Golan. Puntuali alle 10.30 ci saranno ad attenderlo circa 400 persone: sono i preti, le religiose e i religiosi di tutto il Marocco insieme ai rappresentanti ortodossi, anglicani e protestanti del Consiglio ecumenico delle Chiese e agli studenti dell’Istituto ecumenico al Mowafaqa. A dargli il benvenuto suor Mary Donlon, provinciale (irlandese) delle francescane missionarie di Maria, e padre Germain Goussa, prete del Burkina Faso, parroco a Casablanca.
Alle 14.45, nel Palazzetto dello Sport Moulay Abdellah, il Papa celebrerà la messa in lingua spagnola, con canti animati da un coro di 500 giovani africani. Coincidenza ha voluto che il Vangelo di questa IV domenica di Quaresima sia il brano del Figliol Prodigo, sulla Misericordia del Padre, tema caro a Francesco e punto d’incontro nel dialogo tra cristiani, ebrei e musulmani. Le letture e il Vangelo saranno proclamate in lingua inglese, arabo e francese.
Una varietà di idiomi, segno di una Chiesa internazionale composta per la maggior parte da giovani che vengono qui dall’Africa subsahariana per frequentare l’Università, migranti di passaggio, lavoratori stranieri.
“Per noi è importante che tutto il mondo cristiano per due giorni possa avere uno sguardo sulla nostra Chiesa”, spiega padre Corullόn: “Siamo una presenza umile, semplice, ma significativa. Siamo una Chiesa aperta all’incontro e al dialogo. Una Chiesa periferica, perché piccola, composta per lo più da stranieri che vivono la loro fede accanto ai musulmani. In gran numero formata da poveri e migranti. Per la maggior parte al servizio delle fasce più vulnerabili della popolazione. Sono queste periferie a dare a questa visita di Papa Francesco una dimensione importante”.
L’arrivo di papa Francesco coincide quest’anno con gli 800 anni della presenza francescana in Marocco. In vista del viaggio apostolico, il Paese rende omaggio ai cristiani, inaugurando il 20 marzo (fino al 30 marzo), a Rabat, una mostra intitolata “Presenza cristiana in Marocco: vivere insieme”. Organizzata in collaborazione con il Consiglio della comunità marocchina all’estero (Ccme) l’esposizione vuole essere secondo le intenzioni dei promotori:
“Un’occasione per offrire una retrospettiva su capitoli poco conosciuti di una storia condivisa, improntata ai valori della pace e della convivenza”.
800 sono anche gli anni dell’incontro a Damietta tra san Francesco di Assisi e il Sultano Al-Malik Al-Kamel che avvenne nel contesto di una tregua della V Crociata. “Era un momento storico nel quale si guardava ai musulmani come nemici della fede e nemici della civiltà europea da combattere e fermare nella loro espansione sul Mediterraneo”, spiega padre Corullόn: “Francesco di Assisi arrivò a Damietta e si presentò al Sultano come uomo di pace e di incontro”. Un ponte spazio-temporale unisce quel capitolo della storia all’oggi del nostro tempo. Un altro Francesco sta ripercorrendo lo stesso cammino del poverello di Assisi per diffondere con la pazienza del dialogo semi di pace e di fraternità tra queste due grandi famiglie religiose. Cristiani e musulmani. Lo ha fatto appena un mese fa ad Abu Dhabi. Lo ripete a fine marzo a Rabat. Il mondo è attraversato di nuovo da pensieri oscuri di chi invoca lo scontro tra le civiltà. Il mondo ha ancora negli occhi le immagini scioccanti dell’attacco alle comunità islamiche della Nuova Zelanda.
“Ci sono tanti pregiudizi, riguardo anche e soprattutto all’Islam”, incalza il custode Corullόn. “In tutto il mondo ma soprattutto in Europa, si registra una certa islamofobia. Si guarda al mondo musulmano con sfiducia, diffidenza se non addirittura odio. Papa Francesco è forse l’unico a gettare ponti, a proporre l’incontro e il dialogo come uniche vie possibili per il vivere insieme”. (Maria Chiara Biagioni - Agensir)
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