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Mons. Machado: 'Papa in Iraq, messaggio profetico per il mondo'

Felix Anthony Machado AsiaNews
Pubblicato il 10-12-2020

'Segno di speranza per il mondo che è immobilizzato dalla pandemia'

Un “messaggio profetico per il mondo”, immerso nell’immobilità della pandemia; un segno di “speranza” per la pace; un “compimento del sogno di Giovanni Paolo II”, che desiderava andare a Ur dei Caldei già nel 2000. Sono alcune delle sottolineature che mons. Felix  Machado, arcivescovo di Vasai (Maharashtra) offre ad AsiaNews a commento dell’annuncio diffuso il 7 dicembre scorso, del viaggio di papa Francesco in Iraq dal 5 all’8 marzo 2021. Il programma, per ora solo abbozzato, prevede che Francesco visiti Bagdad, la piana di Ur, legata alla memoria di Abramo, la città di Erbil, così come Mosul e Qaraqosh nella piana di Ninive.

Mons. Machado è impegnato da anni nel dialogo interreligioso. Al presente è segretario della Conferenza episcopale in India. L’annuncio del viaggio di papa Francesco in Iraq è una notizia positiva per il mondo intero, immerso nella pandemia da Covid-19. Il Santo Padre fa seguire le azioni alle sue parole. Durante tutta questa pandemia papa Francesco ha continuato a dire che la vita deve andare avanti, anche se con tutte le cautele. Quando Giovanni Paolo II annunciò i programmi per il Grande giubileo del 2000, con la Lettera apostolica “Tertio Millennio Adveniente”, egli desiderava ardentemente poter andare in Iraq per commemorare il primo esplicito passo nella fede compiuto da Abramo nella sua obbedienza a Dio (la storia della salvezza comincia qui).

Papa Giovanni Paolo II voleva inaugurare i programmi ufficiali del Giubileo andando personalmente a Ur dei Caldei in Iraq. Purtroppo, Saddam Hussein non accettò il desiderio del papa e finì per non invitarlo. Il papa era molto dispiaciuto. Nonostante ciò, nel 1998 egli ha inviato il card. Roger Etchegaray, conosciuto come uno che sa togliere le castagne dal fuoco, per incontrare e persuadere Saddam Hussein a permettere la visita. Allo stesso tempo egli inviò il card. Pio Laghi negli Stati Uniti, per incontrare il presidente George W. Bush, per dissuaderlo da un possibile attacco in Iraq. Giovanni Paolo II voleva la pace e la pace ad ogni costo. Egli avrebbe poi denunciato con passione gli effetti devastanti della guerra in Afghanistan. Il viaggio che il papa voleva intraprendere non era per pubblicità, ma per esprimere ogni sforzo nel promuovere la pace in un momento di tensione e di rottura del mondo.

Entrambi i cardinali ritornarono a mani vuote. Ciò era davvero doloroso. La Santa Sede ha allora organizzato una cerimonia “simbolica” nell’Aula Paolo VI, creando una “Ur dei Caldei” dove san Giovanni Paolo II guidò la preghiera. Ero presente a quel momento, così significativo e così commovente: avrebbe potuto essere celebrato in Iraq, se il Santo Padre avesse potuto viaggiare fin là. In qualche modo, papa Francesco sta compiendo il sogno di san Giovanni Paolo II, ma è anche più di questo: è una memoria della nostra storia di salvezza che viene tenuta viva, anche dal punto di vista geografico. La notizia del viaggio di papa Francesco in Iraq mi rende molto felice anche perché i “papi” vanno e vengono, la “il papato” rimane dai tempi di Pietro fino ad oggi!

Il viaggio del Santo Padre a Ur dei Caldei nel marzo 2021 è un simbolo potente, specie nel nostro mondo d’oggi, così angosciato, afflitto e confuso, a causa della pandemia da Covid-19. È il segno di speranza di cui il mondo ha bisogno. Nessun dubbio che il Santo Padre porterà al mondo un messaggio profetico. (AsiaNews; ha collaborato Nirmala Carvalho)

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