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Libia. La Marina soccorre 36 migranti. Nuovo stop del Viminale sui porti

Redazione Marina Militare
Pubblicato il 10-05-2019

«Porti chiusi» anche per una nave della Marina militare italiana? Si prospetta un nuovo aspro braccio di ferro all'interno del governo, ancora una volta sui migranti, con il ministro dell'Interno che "diffida" una nave militare dall'avvicinarsi dopo aver salvato 36 persone in mare al largo della Libia.

 

Il salvataggio a 75 chilometri dalla costa della Libia

 

Questa mattina 36 migranti sono stati soccorsi a circa 75 chilometri dalla costa della Libia da una nave della Marina Militare italiana, l'unità combattente Cigala Fulgosi che fa parte dell'operazione Mare Sicuro. Era una piccola imbarcazione, con a bordo persone senza salvagente, in "imminente pericolo di vita" perché il natante "imbarcava acqua e quindi era in procinto di affondare", ha spiegato il ministero della Difesa in una nota. I migranti, tra cui 2 donne e 8 bambini, sono state trasbordate nella Cigala Fulgosi, dove il personale ha verificato le loro condizioni di salute e le identità.

A quanto apre senza attendere i particolari dell'operazione, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha commentato da Fano (Pesaro), dove è in visita per un comizio elettorale: "C'è una nave della Marina militare che in acque libiche ha raccolto 40 immigrati, io porti non ne do".

 

Senza mai nominarla, il dito è puntato contro la ministra della Difesa Elisabetta Trenta: «Perché in acque libiche? Peraltro pattugliate dalla Guardia costiera libica che ieri in pieno ramadan ha soccorso salvato e portato indietro più di 200 immigrati. O si lavora tutti nella stessa direzione o non può esserci un ministro dell'Interno che chiude i porti e qualcun altro che raccoglie i migranti. È vero che bisogna chiarire alcune vicende all'interno del governo".

 

L'altro vicepremier. Luigi Di Maio, butta benzina sul fuoco, affermando che insieme al premier Giuseppe Conte "stiamo verificando perché questa nave abbia agito lì". In serata , e appellandosi alla solidarietà dell'Europa nel farsi carico della redistribuzione dei migranti. In serata lo stesso Conte, dalla Romania, ha confermato di aver ottenuto il consenso di Malta, Francia e Lussemburgo e di attendere ancora una risposta da Germania, Spagna e Portogallo. Sicuramente la Marina militare non può riportare i migranti in Libia, perché non è considerata un porto sicuro.

 

Ma quella della Nave Cigala Fulgosi non è l'unica operazione di salvataggio che si è verificata ieri: anche la Mare Jonio, dell'operazione Mediterranea Saving Humans, ha soccorso 29 migranti che erano a bordo di un gommone in avaria a 40 miglia delle coste libiche. Tra loro una bambina di un anno e 3 donne, una delle quali incinta. "Abbiamo chiesto un porto sicuro al centro di coordinamento italiano - ha scritto Mediterranea su twitter - immensa gioia per 29 vite in salvo"

 

214 migranti riportati in Libia

 

Infine, la guardia costiera libica ha intercettato 214 migranti nelle acque del Mediterraneo riportandoli nel Paese nordafricano. Lo ha reso noto l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), senza aggiungere dettagli su dove sia stata fermata l'imbarcazione con i migranti né sul luogo dove siano stati trasferiti. L'Oim ha espresso preoccupazione per "il ritorno e la detenzione arbitraria di migranti", mentre continuano i combattimenti vicino alla capitale Tripoli. Secondo l'ultimo bilancio diffuso via Twitter dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sono 443 le persone morte e 2.110 quelle ferite "a causa delle violenze a Tripoli", nel mirino dell'offensiva annunciata il 4 aprile dal generale Khalifa Haftar.

 

Proprio oggi l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), ha lanciato un appello affinché i rifugiati e i migranti bloccati nei Centri di detenzione delle zone di Tripoli interessate dal conflitto siano immediatamente trasferiti verso aree più sicure, dopo che un attacco aereo ha colpito un edificio a meno di 100 metri dal Centro di detenzione di Tajoura, in cui sono detenuti oltre 500 rifugiati e migranti.


A. Ma, Avvenire 

 


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