Le visite dei pontefici
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Il governo di Tripoli accusa del raid aereo le forze armate del generale Haftar
Almeno 40 persone sono rimaste uccise nel bombardamento aereo che ha colpito un centro di detenzione di migranti a Tajoura alla periferia orientale di Tripoli, in Libia. La maggior parte delle vittime proveniva dall'Africa orientale, riportano fonti locali. Altre 80 persone sono rimaste ferite.
Il governo di unità nazionale di Tripoli accusa del raid le forze del sedicente Esercito nazionale libico guidato dal generale Khalifa Haftar. Il primo ministro Fayez al Serraj in una dichiarazione ha parlato di attacco «premeditato» e «preciso» e denunciato «il crimine odioso».
Due bombardamenti nella notte
Il raid aereo è avvenuto nella notte a Tajoura, quartiere a una ventina di chilometri a est della capitale. Si è trattato di due bombardamenti a pochi minuti di distanza l'uno dall'altro. I soccorritori hanno portato via i corpi di una quarantina di persone, ma il timore è che molti altri siano sotto le macerie.
Nell'hangar erano recluse circa 600 persone, in maggioranza originarie di Eritrea, Somalia e Sudan. A fornire il dato è l'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), testimoni locali parlano invece di 150 migranti detenuti. Molti di loro, denunciano alcuni media internazionali, erano rinchiusi a causa dei rimpatri della Guardia costiera libica finanziata dall'Unione Europea. Alcuni attendevano di conoscere il proprio destino anche da due anni.
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