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Libia. Bombardato centro di detenzione migranti: 40 morti

Redazione ANSA
Pubblicato il 03-07-2019

Il governo di Tripoli accusa del raid aereo le forze armate del generale Haftar

Almeno 40 persone sono rimaste uccise nel bombardamento aereo che ha colpito un centro di detenzione di migranti a Tajoura alla periferia orientale di Tripoli, in Libia. La maggior parte delle vittime proveniva dall'Africa orientale, riportano fonti locali. Altre 80 persone sono rimaste ferite.

Il governo di unità nazionale di Tripoli accusa del raid le forze del sedicente Esercito nazionale libico guidato dal generale Khalifa Haftar. Il primo ministro Fayez al Serraj in una dichiarazione ha parlato di attacco «premeditato» e «preciso» e denunciato «il crimine odioso».

Due bombardamenti nella notte

Il raid aereo è avvenuto nella notte a Tajoura, quartiere a una ventina di chilometri a est della capitale. Si è trattato di due bombardamenti a pochi minuti di distanza l'uno dall'altro. I soccorritori hanno portato via i corpi di una quarantina di persone, ma il timore è che molti altri siano sotto le macerie.

Nell'hangar erano recluse circa 600 persone, in maggioranza originarie di Eritrea, Somalia e Sudan. A fornire il dato è l'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), testimoni locali parlano invece di 150 migranti detenuti. Molti di loro, denunciano alcuni media internazionali, erano rinchiusi a causa dei rimpatri della Guardia costiera libica finanziata dall'Unione Europea. Alcuni attendevano di conoscere il proprio destino anche da due anni.



L'offensiva del generale Haftar contro Tripoli

La Libia è divisa tra due governi in guerra e le forze di Haftar controllano gran parte dell'est e del sud del Paese.

CHI È IL GENERALE HAFTAR CHE DETTA LEGGE IN LIBIA  di Giorgio Ferrari

Il braccio di ferro tra il governo tripolino, riconosciuto dall'Onu, e quello del generale Haftar con sede in Cirenaica, si è fatto più duro da aprile, quando il militare ribelle ha intensificato gli attacchi per conquistare Tripoli, con rischi per la popolazione e per i migranti, impossibilitati a lasciare i centri di detenzione. In totale si tratterebbe di poco più di 5.800 persone, stando a dati dell'Onu.

Le ombre sulla politica Ue su Libia e migranti Il dramma che si è consumato a Tajoura getta una nuova ombra sulle politiche migratorie degli Stati europei, a cui da tempo le organizzazioni umanitarie chiedono di portare via i migranti bloccati nei centri. «5.800 persone non è un numero enorme, è impossibile che i governi europei non riescano a trovare una soluzione», aveva dichiarato già il mese scorso Julien Raickman, responsabile di Medici senza frontiere.


Nel mirino delle critiche sono finite anche le agenzie delle Nazioni Unite per migranti e rifugiati, dopo che domenica è circolata la notizia della morte di 20 migranti per fame, sete e malattie nel centro di detenzione di Zintan, nel nord. L'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) si è giustificato spiegando che a causa del conflitto armato gli operatori non possono più raggiungere liberamente questi luoghi.

Dopo il bombardamento di Tajoura, l'Unhcr in una nota ha condannato l'attacco e sollecitato le parti in guerra a risparmiare i civili, i quali «non possono mai essere un obiettivo».

Da mesi l'Onu denuncia le condizioni allarmanti dei migranti nei centri di detenzione libici.

A.M.B - Avvenire

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