La solidarietà: il vaccino ai senza dimora
In Inghilterra, Danimarca e Usa le città allargano la campagna vaccinale
Senza dimora in prima fila a ricevere il vaccino conto il Covid- 19 insieme ad anziani e personale sanitario. A Boston come a Manchester, Detroit, Montreal e Copenaghen, la scelta di inserire i senzatetto nella lista prioritaria delle persone da immunizzare regala alla cronaca di quella che viene ormai definita la «guerra dei vaccini» inaspettate note di solidarietà. La scorsa settimana, 25 homeless ospitati stabilmente nelle strutture dell' Elemosineria Apostolica della Santa Sede, a Roma, hanno ricevuto per volere di papa Francesco la prima dose del vaccino Pfizer. Altri ne seguiranno nei prossimi giorni. Gli ultimi saranno i primi, però, non solo in Vaticano.
Zahid Chauhan, medico di base, responsabile per le politiche sanitarie del Comune di Oldham, nella contea inglese di Great Manchester, ha sfidato il governo britannico chiedendo, sin dall' inizio della campagna vaccinale, di inserire i senza fissa dimora nella categoria delle persone vulnerabili da immunizzare prima degli altri cittadini. La risposta al suo appello non è mai arrivata ma ha deciso di fare di testa sua e, dal 13 gennaio, ha autorizzato il punto vaccinale all' ostello "Un letto per tutte le notti" gestito dalla cooperativa Depaul. Qui, i primi ad aver ricevuto l' iniezione immunizzante sono stati Kelly Heney, 38 anni, e Lee Ullha, 46 anni, entrambi finiti a dormire per strada durante il primo lockdown, a marzo, quando hanno perso il lavoro e non potendo pagare più l' affitto sono stati sfrattati. Vaccinare gli homeless, sottolinea Chauhan intervistato dalla stampa locale, «è prendersi cura delle persone più vulnerabili della società, come siamo abituati a fare, ma è anche una questione di sanità pubblica».
L' obiettivo, è il suo ragionamento, non è solo preservarli dalla malattia ma anche abbattere le possibilità di contagio nell' intera comunità, particolarmente alte se ci sono positivi costretti a vagabondare in strada. Secondo un articolo della rivista scientifica The Lancet sono circa 21mila i casi di contagio che il governo britannico è riuscito a prevenire tra marzo e giugno scorso attraverso "Everyone In", l' iniziativa attraverso cui durante la pandemia è stato offerto un rifugio a 15mila persone. In alcuni ostelli per clochard di Parigi, dice una ricerca dell' Istituto Pasteur e Medici senza frontiere, la percentuale di contagio è arrivata fino al 94 per cento. Anche Detroit, negli Stati Uniti, si preoccupa dei senza tetto. Gli operatori impegnati nella campagna vaccinale studiano soluzioni, come potrebbe essere la "card" per il ritiro di un dono, da adottare per incentivare chi ha ricevuto la prima dose a presentarsi all' appuntamento per la seconda. La stessa tattica è usata anche a Montreal, provincia canadese del Quebec. Ha portata nazionale, non locale, la decisione del governo danese di collocare gli homeless (6.500 persone secondo il ministero degli Affari Sociali) al quinto posto (su 12) della classifica delle persone più a rischio infezione, per questo da immunizzare prima degli altri. In Inghilterra, Danimarca e Usa le città allargano la campagna. (Avvenire)
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