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Intervista al Vescovo caldeo di Aleppo, Mons. Antoine Audo

Antonio Tarallo Screenshot TV2000
Pubblicato il 31-10-2020

Le riflessioni sulla situazione in Siria e Turchia

Terra di morte, distruzione e guerra: è la Siria. Da tempo, ormai (troppo) è sotto i riflettori dei media per via della tragedia di questo popolo così antico. Un popolo antico in una terra antica che - oggi - rappresenta una polveriera “a cielo aperto”.  Abbiamo tutti in mente le immagini del bombardamento tra il confine della Siria con la Turchia: l’attacco aereo - avvenuto pochi giorni fa - è uno dei tanti episodi che ci rende tristi e ammutoliti davanti a tanta sofferenza, l'insensata atrocità della guerra. Molti dei siriani sfollati erano fuggiti lì durante l’ultima offensiva militare in Siria nord-occidentale, pensando che la violenza non avrebbe raggiunto quest’area. Gli ospedali di Idlib hanno continuato a ricevere vittime ore dopo l’attacco. Si è parlato di oltre 75 morti e 135 feriti. 

Aleppo, una delle più antiche città del mondo. Una delle città più importanti per l’aspetto geografico, complice la posizione strategica a metà strada tra il mar di Levante e il fiume Eufrate. La sua fondazione risale al I millennio a.C., anche se è verosimile che la città risalga al III millennio a.C. Da allora, è stata abitata ininterrottamente. E ora? Oggi, è altra pagina di Storia, purtroppo. 

“San Francesco, patrono d’Italia” ha raggiunto il Vescovo caldeo di Aleppo, Mons. Antoine Audo per poter avere una viva testimonianza di cosa stia accadendo. Il pensiero però corre a San Francesco, il santo della pace. Ed è stato proprio il Poverello di Assisi il “sottotesto” di questa intervista. Mons. Audo, Vescovo della Chiesa caldea di Siria dal 1992, dopo gli studi in filosofia e teologia a Parigi (Sèvres) si è dedicato agli studi biblici (a Roma), e allo studio dei pensatori arabi (presso l’Università Sorbona di Parigi). Costruttore di pace, e fratellanza, è Monsignor Audo che gentilmente ha voluto concederci la sua testimonianza. 

Eccellenza, la situazione si fa sempre più preoccupante. La “pax et bonum” di San Francesco sembra davvero sempre più lontana. Quale scenario prossimo intravede?

La “Pax e Bonum” è evitare provocazioni, incoraggiare il rispetto. Essere cristiani, uomini di preghiera, di carità e di gratuità. Essere più mistici dei razionalisti, degli agnostici e degli atei.

Personalmente - non dico  come Vescovo - ma come “semplice” uomo di Cristo, e dunque del Figlio dell’Uomo che è morto e risorto sulla Croce, che senso ha proprio questa -  la Croce - in questo particolare contesto storico e politico delle terre della Siria e della Turchia? 

La Croce è la gratuità dell'amore di Dio manifestato in Gesù Cristo. Il mondo occidentale sembra vuol dire sempre più razionalità, calcolo economico, divertimento; e l’Islam: sottomissione alla legge coranica per una migliore appropriazione dei beni della terra e del paradiso. La Croce di Cristo invece ci libera, come dice san Paolo, dalle tentazioni dei Greci e degli Ebrei. (cfr 1 Cor).

Come potrebbe essere possibile portare un messaggio di perdono come quello francescano del “Laudato si', mi' Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione” dove vive solamente morte e violenza?

Mi sembra che i cristiani della Siria abbiano dato una bellissima testimonianza di carità e gratuità. Attraverso le organizzazioni della Chiesa, hanno testimoniato la carità di Cristo. Molti musulmani hanno visto i cristiani sotto una nuova, positiva luce di fratellanza, mentre molti cristiani a causa delle violenze hanno perso fiducia nei musulmani.

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