Il disastro della Express Pearl preoccupa cattolici e società civile
La nave, contenente 146 container, è andata in fiamme al largo della capitale dello Sri Lanka
Dalle coste di Colombo al mare nord-occidentale, in Sri Lanka è grande la preoccupazione per la crisi ambientale - con inevitabili ripercussioni sulla pesca - originata dall’incendio che ha colpito la Express Pearl, nave battente bandiera di Singapore in fiamme al largo della capitale. La paura di un disastro naturale è condivisa da attivisti, ambientalisti e sacerdoti cattolici di Colombo e Negombo, che lanciano un appello al governo perché intervenga con la massima urgenza.
Secondo quanto riferisce l’Agenzia per lo sviluppo e la ricerca delle risorse nautiche (Nara), l’imbarcazione ha preso fuoco al largo di Colombo il 20 maggio scorso, innescando un incendio a catena dei 146 container a bordo, proseguito poi per cinque giorni. A bordo vi erano stipati acido nitrico, etanolo, cosmetici ed elementi chimici che rischiano di provocare un disastro di enormi proporzioni.
La commissione di inchiesta (Cid) ha registrato le testimonianze del capitano dell'imbarcazione, dell’ingegnere capo e del suo vice. L’incidente ha creato panico e timori fra la popolazione per l’impatto sulle attività di pesca. Da qui l’intervento della Chiesa e di diversi sacerdoti, che si appellano alle autorità per la tutela dei diritti dei pescatori i quali “non sono comunità isolate, ma cittadini di questa nazione”.
Il clero locale chiede all’esecutivo di fornire compensi di medio e lungo termine ai pescatori che hanno visto compromesso la loro attività, insieme a sussidi per le giornate di lavoro perse. E di agire per ottenere risarcimenti dalle compagnie assicuratrici, promuovere tutte le attività di bonifica e trattamento dell’area per scongiurare danni ulteriori in futuro. Dal punto di vista ambientale, la priorità è la tutela e il recupero dei danni causati alle coste e alla barriera corallina.
Il collettivo dei cittadini di Negombo sottolinea che il disastro della Express Pearl è solo l’ultimo di una serie di problemi, fra i quali la pandemia di Covid-19 che ha già inferto un durissimo colpo all’economia degli abitanti dell’area. “Servono azioni immediate - riferisce l’organizzazione in una nota - per risolvere la situazione” perché nel frattempo le acque del mare hanno cambiato colore, l’aria è diventata irrespirabile a causa dei miasmi e i rottami si stanno accumulando sulle spiagge. Intanto le autorità di governo hanno emesso il divieto di pesca e di consumo del pesce della zona. (AsiaNews)
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