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Esperti Onu contro il piano di annessione di Israele: ‘Apartheid del 21mo secolo’

Asia News Asianews.it
Pubblicato il 17-06-2020

Un panel di 47 membri critica il progetto del governo israeliano

Decine di esperti di diritti umani delle Nazioni Unite hanno condannato in modo netto e unanime il piano israeliano di annessione di parte dei territori occupati della Cisgiordania, definendolo “l’apartheid del 21mo secolo”. Secondo i membri del gruppo, una cinquantina in tutto, il progetto sostenuto con forza dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu viola il diritto internazionale e porta alla creazione di un “Bantustan palestinese”.

Ad oggi oltre 600mila coloni ebraici vivono nei 140 insediamenti sparsi per la Cisgiordania e Gerusalemme est. Gran parte della comunità mondiale li considera illegali secondo il diritto internazionale; opposto il parete del governo israeliano e dell’alleato statunitense.

Il nuovo esecutivo, frutto dell’accordo fra il premier Benjamin Netanyahu e il leader dell’opposizione Benny Gantz, ha fra i suoi obiettivi l’annessione dei territori e la regolarizzazione delle colonie. Un progetto che preoccupa i i vertici cristiani di Terra Santa, che parlano di politica “grave e catastrofica”, che gode del sostegno degli Stati Uniti nel contesto del controverso “Accordo del secolo”, il piano di pace elaborato dall’amministrazione Trump.

Per i 47 esperti, nominati dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, “l’annessione dei territori occupati è una grave violazione della Carta Onu e delle convenzioni di Ginevra”. Il progetto contrasta anche con le decisioni prese in questi anni dal Consiglio di sicurezza e dall’Assemblea generale Onu”, secondo cui “l’acquisizione dei territori mediante la forza o la guerra è inammissibile”.

L’occupazione israeliana, aggiungono, è già di per se stessa “fonte di profonde violazioni ai diritti umani contro la popolazione palestinese” e “sono destinate ad aumentare in seguito all’annessione”. “Due popoli - conclude la nota - che vivono nello stesso spazio, che sono guidati dal medesimo Stato, ma con una profonda disuguaglianza nei diritti. Qui si profila una sorta di apartheid del 21mo secolo”.

Saeb Erekat, segretario generale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), accoglie con favore la nota degli esperti Onu, che rappresenta un promemoria “alla comunità internazionale delle proprie responsabilità” e della “gravità della situazione”. Una fonte diplomatica israeliana, dietro anonimato perché non autorizzata a parlare con la stampa, risponde che la dichiarazione “non fa nulla per aiutare a trovare una soluzione al conflitto o creare un dialogo costruttivo fra le parti”.

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