Capo Verde, la passione e l’amore dei frati cappuccini
75 anni di missioni
Tutta la festa di ricorrenza dei 75 anni delle missioni dei frati cappuccini piemontesi a Capo Verde si è svolta domenica 12 giugno a Fossano all'insegna del “grazie” più sincero, ripetuto a più voci a persone che a diverso titolo ne hanno permesso la realizzazione. Una festa che ha fatto memoria dei disagi sopportati dai primi missionari, che ha celebrato ciò che viene vissuto oggi, che ha gioito di ciò che ancora sta continuando ad essere.
Lo ha fatto nei suoi momenti salienti dell'Eucarestia (presieduta dal ministro provinciale, fra Roberto Raccagni), dalle successive diapositive che hanno raccontato la storia passata e presente della missione, dal prolungato momento pomeridiano, trascorso col pranzo comunitario nel cortile del Convento dei Cappuccini (allietato dalle musiche anni '80 eseguite dalla Easy Band, con le voci di Giulia Bima e Andrea Trapanotto). “Eroicità” e “passione” sono stati i due elementi più importanti sottolineati da fra Raccagni nell'omelia, che hanno aiutato i primi missionari “a tessere relazioni con la gente e a muoversi infine in altre direzioni”, suscitando quindi lo spirito missionario negli stessi capoverdiani, che hanno raccolto, e oggi proseguono, ciò che è stato loro seminato, con la quasi totale presenza di frati locali in quelle isole.
La missione capoverdiana non è comunque l'unica dei cappuccini (altre in Etiopia, Eritrea, Turchia) e si inserisce nel contesto della spiritualità francescana delle origini. “I missionari che nel 1942 dovettero lasciare la loro attività in Etiopia, dovendo circumnavigare l'Africa per sbarcare poi a Brindisi”, ha spiegato fra Ferruccio Bortolozzo, già missionario e ora parroco a Madonna di Campagna a Torino, “passarono davanti alle isole capoverdiane. Tra loro però, solo il vicario apostolico, Leone Ossola, scese dalla nave e vi celebrò la messa di Natale. Gli altri videro quelle isole unicamente da lontano”.
Ma tanto bastò cinque anni dopo, per far accettare all'Ordine dei Cappuccini “di avviare la missione che nessun'altra congregazione voleva prendere in quell'arcipelago”. La cui visione, solo di passaggio, fu vista invece dai francescani come un segno della chiamata di Dio a recarsi laggiù.
I disagi che incontrarono furono però innumerevoli: “Dalle navi che non si trovavano, perché non c'era un servizio di trasporto per quelle isole, alla lingua portoghese che i frati avevano studiato velocemente, salvo poi constatare sul posto... che i capoverdiani parlavano soltanto creolo! Alla gente che non considerava bene la missione, perché in quelle isole venivano sbattuti quei sacerdoti di brutta fama espulsi dal Portogallo”.
L’amore, perciò, ha fatto il resto, facendo fiorire ciò che oggi si può invece conoscere e vedere nelle opere (sociali e pastorali) realizzate, tra asili, scuole, ospedali e quant'altro. Quelle “di cui voi - ha detto con entusiasmo padre Ottavio Fasano - siete i costruttori, grazie ai vostri soldi. Abbiate quindi il coraggio di fare qualche viaggio laggiù per conoscere i frutti del nostro e vostro lavoro”. Adesso che si ricomincia a viaggiare, c'è da pensarci! (La Fedeltà)
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