editoriale

EDITORIALE: SENZA FISSA DIMORA, UNA VERGOGNA MA NONOSTANTE TUTTO C'E' ITALIA MIGLIORE

Enzo Fortunato Andrea Cova
Pubblicato il 30-11--0001

Questa mattina le cronache ci ripropongono il dramma di coloro che ancora una volta scappano da guerre, povertà e dalla precarietà del terremoto. Tra le tante suggestioni colpisce l'amara denuncia che fa Le Monde e che mi ha suggerito il titolo di questa riflessione, "Sans domicile fixe" (senza fissa dimora) che mi ricordano le iniziali di San Francesco d'Assisi. Un articolo sul giornale francese che parla dell'ostilità verso i poveri in Francia. Un paese che aveva fatto dei valori della libertà, dell'uguaglianza e della fraternità il motivo identitario. Un Paese che mi ricorda le origini francesi della mamma di San Francesco.



La seconda riflessione è l'annegamento della calciatrice del Gambia, Jawara Fatim, portiere della nazionale femminile, morta attraversando il Mediterraneo su un barcone. Una giovane in cerca forse di un nuovo campo sportivo per poter realizzare i suoi talenti, i suoi sogni e con lei tante persone anonime in cerca di un letto, di un pasto, di una casa.



Di fronte a tutto questo abbiamo provato vergogna per l'atteggiamento di alcuni cittadini di Goro e Gorino che sono saliti sulle barricate per bloccare l’arrivo di undici ragazze straniere (tra le quali una incinta); e abbiamo provato ancora vergogna per quell'avviso di Giorgio Valoti, sindaco di Cene (Bergamo) che ha affidato il suo messaggio ad un tabellone luminoso: "Il sindaco avvisa che senza essere informato preventivamente sono stati collocati 59 cittadini stranieri".



Ma nonostante tutto c'è un'Italia migliore che fa battere il suo cuore per amare, per accogliere, per sostenere. Ma nonostante tutto c'è un'Italia che sa essere inclusiva.

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