editoriale

Da Assisi a Gerusalemme: i mandati di San Francesco e di papa Clemente VI

Redazione online
Pubblicato il 22-12-2017

E estremamente significativo il fatto che san Francesco parli di andare inter saracenos

Per comprendere il mandato che san Francesco ha affidato ai frati nel Capitolo XVI della Regola non bollata e poi nel XII della Regola bollata, bisogna per forza ricordare che questi due testi nascono poco dopo il suo rientro in Italia dalla Terra Santa.
 E estremamente significativo il fatto che san Francesco parli di andare "inter saracenos" parli cioè di andare inserendosi all'interno di una realtà in cui la maggioranza delle persone sono di una religione diversa dalla nostra. Ed è significativo soprattutto quanto propone nel Capitolo XVI della Regola non bollata. Per chi come noi vive in quel contesto è facilmente comprensibile che l'esperienza di Francesco in Terra Santa tra il 1219 e il 1220 lo ha portato a riflettere profondamente su cosa significhi inserirsi da cristiani in un contesto a maggiorat di altra religione.
 Il cosiddetto "primo modo" di comportamento, che Francesco suggerisce ai frati contempla tre aspetti: - non fare liti o dispute, - essere sudditi e soggetti a ogni umana creatura per amore di Dio, - confessare di essere cristiani.

 Altrettanto importante e plasmante la realtà della presenza francescana in Terra Santa e la sua trasformazione in ciò che è oggi la Custodia di Terra Santa è stata la bolla Gratias Agimus, emanata ad Avignone da papa Clemente VI nel primo anno del suo pontificato su sollecitazione degli stessi reali di Napoli. E la bolla che dà il fondamento giuridico alla Custodia così come noi la conosciamo. Di fatto è la ratifica di ciò che già i frati avevano iniziato a fare sponsorizzati da Roberto d'Angiò e Sancha di Maiorca.
Per la bolla è importante che i frati: - vivano nei luoghi santi, - vi celebrino Messe e divini uffici - e siano una fraternità internazionale.
 Anche queste indicazioni, che non sempre sono state vissute in modo armonico, contengono però un nucleo che si è sviluppato dal 1342 fino ad oggi. I frati di Terra Santa hanno sviluppato un grande amore per il poter vivere nei santuari, anche a costo di grandi sacrifici, basti pensare ai frati che vivono dentro il Santo Sepolcro oppure a quelli che stanno in piccoli santuari in luoghi anche molto isolati e solitari. I frati che hanno vissuto lì e vivono lì, lo hanno fatto con la consapevolezza che questi luoghi sono il supporto fisico della memoria della nostra redenzione.

Oggi che valore hanno questi mandati?

Questi due mandati hanno oggi un valore aggiunto, che era forse impensabile ai tempi di Francesco d'Assisi o di papa Clemente. In un contesto ecumenico, multi religioso e multiculturale l'indicazione di non fare liti o dispute diventa fondamentale per far avanzare il dialogo, per trovare punti di incontro, per continuare ad essere sognatori di una fraternità possibile e sempre più ampia. In un contesto in cui decine di migliaia di migranti e centinaia di migliaia di pellegrini arrivano in  Terra Santa, una fraternità internazionale diventa una risorsa straordinaria per poter accogliere persone di altra cultura e di altra lingua e aiutarle a sentirsi a casa nella Chiesa se sono lavoratori stranieri, e accompagnarle in un cammino di approfondimento della fede nel poter vedere e toccare la Parola del Vangelo nei luoghi del Vangelo. Una fraternità internazionale diventa anche un segno, piccolo ma eloquente, della possibile convivenza tra persone di popoli e culture diverse.

E in un contesto in cui spesso la speranza si riduce, il coltivare la capacità di sognare di Francesco d'Assisi, ci aiuta a credere che il sogno della pace per questa terra tanto amata da Dio sia ancora possibile.

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