Il respiratore diventa portatile. Ed è tutto italiano
Protagonisti la SECO di Arezzo e la IBD di Mantova
Una partnership tutta italiana ha creato il ventilatore polmonare portatile, facile da usare a casa, touch screen e molto intuitivo, per tutti i pazienti con polmonite da coronavirus.
La storia di chi lo ha reso possibile è iniziata circa 40 anni fa. Subito dopo essersi diplomati all’istituto tecnico industriale, in un garage di Bibbiena (AR), Luciano Secciani e Daniele Conti realizzarono il loro primo computer. Era il 1979. La Motorola di Chicago lanciava sul mercato il rivoluzionario microprocessore 68000, e a Cupertino in California, Steve Jobs e Steve Wozniak l’Apple II.
Sono passati oltre quarant’anni e i computer sono entrati nelle nostre case; grazie ad aziende come la SECO stanno entrando nei prodotti: dalle macchine delle palestre, ai robot per l’esplorazione nello spazio.
SECO è oggi una azienda leader nella produzione di micro computer, 380 dipendenti, oltre 55 milioni di fatturato (dal 2008 cresce del 15% anno), due fabbriche in Toscana, sedi a Boston, in Germania, India, Taiwan. Annovera tra i propri clienti aziende multinazionali quali Cimbali, Esaote, Technogym e Vimar.
In queste settimane insieme alla IBD di Mantova, azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di dispositivi biomedici, ha realizzato Respira, un ventilatore polmonare portatile, pensato specificatamente per l’assistenza domiciliare dei pazienti con polmonite da Covid-19. I nuovi ventilatori rispondono a tre esigenze: piccole dimensioni per favorire l’utilizzo domestico, basso costo e semplicità di utilizzo in assenza di medici o tecnici. L’inizio delle consegne dei nuovi ventilatori polmonari è previsto tra la fine di maggio e l’inizio di giugno 2020. (Symbola.net)
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