Da detenuto a fotografo: lo sguardo di Donato Di Camillo
Origini italiane, difficoltà economiche, un passato da vittima di bullismo e nessun accento americano a rendere più 'semplice' la sua vita.
Donato Di Camillo ha iniziato ad apprendere in tenera età il significato di un'esistenza ai margini. Cresciuto nel Bensonhurst, quartiere multietnico nella parte sud-occidentale di Brooklyn, in Usa, Di Camillo ha sempre subìto il fascino della strada. A 12 anni è diventato uno dei soggetti che tanto lo attraevano, vivendo nell'illegalità. Nel 2006, a 38 anni, è stato arrestato per crimini federali. Nel 2011, Di Camillo è tornato a casa agli arresti domiciliari: è lì che ha iniziato a sperimentare con la macchina fotografica. Dopo tre anni di libertà vigilata, Di Camillo è tornato per le strade che tanto amava e tutta la sua attenzione, questa volta come fotografo, è stata catturata dalle persone ai margini.
Sono loro i soggetti preferiti dei suoi scatti, come testimoniano le immagini pubblicate sul proprio profilo Instagram: "Rappresentano frammenti del mio subconscio - sottolinea il fotografo - Così come riflessi di umanità: buoni, malvagi o indifferenti". (A cura di Eleonora Giovinazzo-La Repubblica)
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