Le visite dei pontefici
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Sarebbe bene ai nostri giorni l'intelligenza al servizio della riconoscenza, per fare cose straordinarie
La nostra vita umana è all'insegna di
quei sentimenti, che sfociano poi nell'agire
quotidiano di ogni individuo,
modellando il soggetto del nostro essere,
per cui ci identifi chiamo secondo gli
aspetti, che sostanzialmente rivestono
la nostra persona.
Siamo capaci di riconoscere alcuni
aspetti della nostra persona, identifi -
candoli con aggettivi e sostantivi, che
sintetizzano ciò che siamo o pensiamo
di essere. Diciamo così, che siamo impazienti,
o pessimisti, oppure altruisti,
tenaci ed altro... Questo bel cocktail
umano è a nostra completa disposizione
e lo trangugiamo, o lo serviamo,
secondo le nostre libere scelte di vita,
a noi stessi e al nostro prossimo, rallegrando
o intristendo chi ne assapora il
contenuto.
Nella casa di riposo, dove andavo spesso
a trovare gli anziani, ed in particolare
una persona, c'era una buona familiarità
anche con il personale di servizio.
Questi ambienti ci parlano nel silenzio
di tante storie umane che per lo più, se
raccontate, dovrebbero farci vergognare,
ma che avendo perduto – larga parte
della società – il pudore, il senso del rispetto
e della propria ed altrui dignità, si
scivola nell'indifferenza, accantonando
o allontanandoci da ciò che ci infastidisce,
perché come dice un proverbio:
«Lontano dagli occhi, lontano dal cuore!».
Ma c'è anche un altro proverbio che
forse non tutti conoscono, ma che è
bene ricordare: «Chi abbandona suo padre
è maledetto, chi si dimentica di sua madre è
già condannato!». Ce n'è anche un altro
che dice: «Figlio anche se tuo padre perde il
senno, compatiscilo... ti sarà usata misericordia
nei giorni che ancora non conosci».
Parlando con alcuni famigliari che vengono
a trovare saltuariamente i loro
cari, mi sono fermato spesso su una
parola che mi sembra troppo dimenticata:
riconoscenza. Questo sentimento
che dovrebbe coinvolgerci pienamente
in tantissime realtà della vita, a cominciare
dal nostro esistere, mi sembra sia
stato offuscato se non proprio sostituito
ai nostri tempi, con il sostantivo: diritto!
La fonte del diritto è buona e salubre,
ma molto vicina alle paludi dell'egoismo,
dove si rischia di fi nire troppo
spesso, quando non entra la parola: riconoscenza.
Quanti sono i motivi, per essere riconoscenti!
Questo Frutto, così prezioso davanti a
Dio, posto sulla terra, proviene da una
pianta specialissima da cui provengono
altri frutti della stessa specie. Questa
pianta è la nostra famiglia; che va
riconosciuta, amata, custodita, difesa,
nella sua omogeneità ed interezza, se
vogliamo costruire e costituire, quel bel
giardino, in cui fruttifi cano quelle convivenze
pacifi che e sane, di cui tanto ne
sentiamo il bisogno ai nostri giorni.
«Cari fi gli, questi discorsi oggi non si vogliono
sentire, perché l'orgoglio e l'egoismo
insieme, hanno fatto tabula rasa, in primo
luogo nelle famiglie, degli alti valori esistenziali,
per cui non invidio voi giovani, e prego
Dio che non mi faccia assistere a cose peggiori
di quelle che ho vissuto.»
Queste parole di un novantenne alla
casa di riposo, suonano come un maglio
nella nostra società civile!
Sarebbe bene ai nostri giorni l'intelligenza
al servizio della riconoscenza, per
fare cose straordinarie e compiere nel
nostro piccolo mondo veri miracoli di
bene. Come lo è appunto anche questa
Casa di riposo per anziani dove, ogni
anno, si fa memoria di chi ha voluto
costruire questo luogo, confacente ai
bisogni del Prossimo. Siamone riconoscenti!
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