Baccini e il legame con la terra di San Francesco
"Sono molto contento di tornare. Io a Perugia ho fatto tanti concerti, il primo nel ’91 al Turreno e mi ricordo un sacco di scale, per fortuna ci sono anche quelle mobili. Ma il fatto è che qui c’è il mio Santo. C’è un legame che va ben oltre la musica». Ed è così che Francesco Baccini svela a sorpresa il rapporto profondissimo, intimo e personale, che lo lega all’Umbria e ad Assisi, la terra di San Francesco.
L’occasione per raccontarlo è il concerto «Un riflettore per due» che Baccini terrà insieme a Sergio Caputo il 16 novembre al Morlacchi nell’ambito della Stagione ‘Umbria Eventi d’Autore’. «Io sono nato – prosegue – grazie a un voto francescano».
Ci racconta tutta la storia?
«Avevo una sorellina che non ho mai conosciuto, morta a due anni per meningite fulminante. I miei genitori, non più giovani, fecero un voto a San Francesco per un altro figlio. E sono nato io, proprio il 4 ottobre. Non può essere una casualità».
Un nome scritto nel destino..
«Ovviamente non potevo che chiamarmi Francesco, non c’è nessuno più Francesco di me ed è un nome bellissimo, che adoro. Dopo di me è nata anche una sorella, io sono legatissimo ad Assisi, ci vengo spesso».
E presto sarà al Morlacchi...
«Già, è il primo esperimento in teatro di una formula che io e Caputo abbiamo proposto in estate, con grande successo. Vi facciamo fare da cavie».
Come sarà lo spettacolo?
«Un riflettore per due è un recital dove noi due, con piano e chitarra, ripercorriamo i nostri 30 anni di musica, in modo confidenziale e acustico. E ovviamente raccontiamo le nostre vite, sono così avventurose che quasi non basta uno spettacolo».
E poi ci sono le canzoni...
«In effetti abbiamo un repertorio che sembra una gara di hit. Non è stato facile scegliere quelle da inserire, ne abbiamo lasciate fuori tantissime».
E quali non può evitare?
«I miei grandi successi, ‘Sotto questo sole’, ‘Qua qua quando’, ‘Margherita Baldacci’, ‘Maschi contro femmine’. Sono condannato a farli e a me va benissimo. non rinnego il passato, non ho l’atteggiamento snob che oggi va tanto di moda».
Cone è nato l’incontro con Caputo?
«Siamo due personaggi inconsueti nel panorama italiano, siamo arrivati al successo nazional-popolare con un genere che non lo è, attraverso strade e tempi diversi. Ci unisce l’ironia, lo swing, un modo insolito di vedere il mondo. Presto pubblicheremo un album di inediti».
(SOFIA COLETTI-LA NAZIONE)
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