cronaca

Urgenza che non si può rimandare

ORAZIO LA ROCCA Archivio Ansa
Pubblicato il 12-11-2021

Elementi di prospettiva e di speranza

I poveri li avete sempre in mezzo a voi”, ammonisce Gesù nel Vangelo di Marco. Richiamo profetico di drammatica attualità – pur “vecchio” di oltre duemila anni –, che il Rapporto Povertà 2021 della Caritas Italiana fotografa in maniera inequivocabile, sintetizzandolo nei numeri delle attuali fasce sociali meno abbienti rispetto al periodo di prepandemia del 2019. Un anno vissuto pericolosamente causa Covid-19 in tutto il mondo, con l'Italia, tra i paesi più colpiti in Europa, che ha visto crescere vertiginosamente in pochi mesi i dati sulle nuove povertà arrivando a superare i 5 milioni e mezzo di cittadini non in grado di arrivare a fine mese (famiglie, anziani, giovani disoccupati soprattutto), oltre un milione in più rispetto ai nuovi poveri censiti nel precedente Rapporto Povertà, giunto quest'anno alla venticinquesima edizione. 

Lo studio – dal titolo Oltre l'ostacolo e pubblicato il 16 ottobre scorso alla vigilia della Giornata internazionale di lotta alla povertà indetta dall'Onu – “è uno spaccato dei volti e delle storie di povertà in tempo di pandemia, che presenta dati ambivalenti e una certezza: l'improcrastinabile urgenza del sostegno ai giovani” con progetti nuovi e mirati, avverte monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli (65 anni), arcivescovo di Gorizia, presidente sia della Caritas Italiana che della Commissione episcopale Cei per il Servizio della Carità e la Salute. Figura, quindi, di primissimo piano della Chiesa italiana nominato da papa Francesco per gli aiuti alle popolazioni più deboli e più bisognose, che in un commento spiega come il Rapporto delinei l'attuale situazione emergenziale del nostro Paese prendendo “in esame le statistiche ufficiali sulla povertà, i dati di fonte Caritas ed Istat, ed i numeri rilevati dalle 218 Caritas diocesane italiane, espressione delle Chiese locali”, toccando le problematiche relative alla mancanza di lavoro, la disoccupazione giovanile”, ma anche “il tema dell’usura e del sovraindebitamento, la crisi del settore turistico, lo scenario economico-finanziario, le politiche di contrasto alla povertà”. "Un computo che mette a nudo le fragilità del sistema Italia realizzato – spiega monsignor Redaelli – non per tracciare una lunga lista di criticità sociali fine a sé stesse. Il vero obiettivo del Rapporto è, invece, a parere del presidente della Caritas italiana, “cogliere ed evidenziare, a partire dalle situazioni e dalle storie incontrate nei territori, elementi di prospettiva e di speranza”.

I numeri delle disuguaglianze

Ma ecco, in estrema sintesi, i numeri delle disuguaglianze emerse dal nuovo Rapporto Caritas. Il dato più allarmante, la crescita dei nuovi poveri: “Solo in Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al prepandemia, arrivando al dato record di 5,6 milioni (pari a 2 milioni di nuclei familiari) di individui censiti”. Una piaga che colpisce in particolare il Mezzogiorno con il 9,4% di famiglie in stato di “povertà assoluta”, dato che nelle regioni del Nord va dal 5,8% al 7,6% di nuovi poveri. Tra questi i più svantaggiati minori e giovani under 18 (circa il 13,5%), a fronte di un’incidenza del 5,4% per le persone over 65. In valore assoluto oggi in Italia si contano 1 milione 337mila minori che non hanno l’indispensabile per condurre una vita quotidiana dignitosa, soprattutto ragazzi e adolescenti dai 7-13 anni e dai 14-17 anni. “La povertà minorile – è il monito della Caritas italiana – non può lasciare indifferenti, costituisce infatti la forma più iniqua di disuguaglianza: in primo luogo perché incolpevole, ma anche per gli effetti di lungo corso che produrranno sulla vita dei ragazzi, soprattutto in termini di opportunità. Appare pregiudicato l’oggi e al contempo anche il loro domani”.

Famiglia

In termini di tipologie famigliari, lo stato di disagio economico appare strettamente associato al numero di componenti: l’incidenza della povertà assoluta infatti passa dal 20,5% tra le famiglie con cinque e più componenti, all’11,2% di quelle con quattro; si attesta invece all’8,5% se si è in tre. La situazione si fa più critica se ci sono figli conviventi, soprattutto se si tratta di minori, e se sono più di uno: in quel caso l’incidenza sale infatti al 9,3% nelle famiglie con un solo figlio minore, al 22,7% in quelle che ne hanno tre (o più). Preoccupa anche la situazione delle famiglie mono-genitoriali: per loro la povertà sale in un solo anno di tre punti percentuali, arrivando all’11,7%.

L’istruzione

Dal prepandemia al 2020 si aggravano le condizioni delle famiglie la cui persona di riferimento ha conseguito al massimo la licenza elementare (o nessun titolo), passando da 10,5% a 11,1% e peggiorano visibilmente anche le condizioni di coloro che possiedono un diploma di scuola media inferiore, dal’8,6% al 10,9%. Nei nuclei dove il capofamiglia ha almeno un titolo di studio di scuola superiore si registrano valori di incidenza molto più contenuti (4,4%). Rispetto alla condizione professionale, il 2020 segna un netto peggioramento delle condizioni di vita degli occupati per i quali l’incidenza della povertà sale dal 5,5% al 7,3%, con evidenti differenze in base alla posizione occupata. Per le famiglie con persona di riferimento inquadrata come operaio o assimilato, il peso della povertà arriva al 13,2%, tra i lavoratori in proprio al 7,6%. Risulta stabile invece la situazione delle famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro (4,4%) o in cerca di occupazione (19,7%), quest’ultima come di consueto molto elevata.

Cittadinanza

Un ultimo aspetto importante da richiamare è il dato sulla cittadinanza, che denota forti disuguaglianze tra italiani e stranieri residenti, acuite negli ultimi dodici mesi. La povertà assoluta si mantiene infatti al di sotto della media per le famiglie di soli italiani (6,0%) seppur in crescita rispetto al 2019 (4,9%), mentre sale al 22,2% per le famiglie miste e al 26,7% per le famiglie di soli stranieri. Gli individui stranieri in povertà assoluta sono 1 milione e 500mila, con una incidenza pari al 29,3%, contro il 7,5% dei cittadini italiani, per un totale di 568mila famiglie povere.

È indispensabile che i benefici della crescita economica legata ai finanziamenti europei – esorta la Caritas italiana siano distribuiti in modo da ridurre quanto più possibile le disuguaglianze che la pandemia ha approfondito”. Questi dati – come ha sottolineato il Presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, aprendo i lavori del recente Consiglio Permanente –  «si prestano a una lettura ambivalente. Da una parte, possono essere indice dei primi effetti positivi della ripresa; dall’altra, mostrano che ancora troppe persone continuano a 'non farcela' e rischiano di vedere in qualche modo cristallizzata la propria condizione di bisogno. È dunque indispensabile che i benefici della crescita economica siano distribuiti in modo da ridurre quanto più possibile le disuguaglianze che si sono approfondite a causa della pandemia. Senza lasciare nessuno indietro. Questo sarà l’impegno della Caritas, dentro uno scenario ecclesiale più ampio: il cammino di riflessione e condivisione di tutta la Chiesa che, accogliendo l’invito di papa Francesco, si interroga sulla sinodalità. Vogliamo farlo a partire proprio dai giovani, che papa Francesco nell’udienza per i 50 anni di Caritas Italiana ha definito “le vittime più fragili di questa epoca di cambiamento, ma anche i potenziali artefici di un cambiamento d’epoca”. Dando spazio alla loro creatività e al loro protagonismo, che si è evidenziato durante la pandemia». (Rivista San Francesco - clicca qui per scoprire come abbonarti)

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