Un milione di nuovi poveri, e il Nord soffre più del Sud
La pandemia ha amplificato le diseguaglianze
La povertà fa un balzo in avanti nell' anno della pandemia. Ci sono un milione di nuovi poveri in più rispetto ad un anno fa. Le stime preliminari dell' Istat per il 2020 indicano valori preoccupanti. L' incidenza della povertà assoluta, quella più grave che non consente uno standard di vita accettabile, ha raggiunto livelli mai registrati dall' inizio della misurazione di questo parametro, nel 2005. Cresce sia il numero di famiglie in stato di grave deprivazione che sono ormai due milioni - 335mila in più dell' anno scorso, con un aumento dell' 1,3% - sia il numero di individui coinvolti che salgono a quota 5,6 milioni (+1,7%). A conti fatti un italiano su dieci si trova in uno stato di necessità.
Si azzerano i miglioramenti registrati nel 2019, le misure di sostegno al reddito non riescono a mitigare l' emergenza, e a sorpresa si verifica un peggioramento delle condizioni di vita più sensibile nel ricco Nord che nel Sud dove però vive la stragrande maggioranza delle famiglie in difficoltà. Single e anziani restano le categorie meno esposte all' impoverimento che colpisce soprattutto le famiglie numerose e con figli minori. In crisi sempre più spesso i nuclei in cui il capofamiglia non è disoccupato ma ha un lavoro con reddito medio-basso o a partita Iva. Il quadro che emerge dai dati Istat non lascia spazio ad incertezze: la situazione è grave. Ad eccezione delle famiglie unipersonali e degli over65, che presentano un' incidenza di povertà stabile, la crescita del disagio coinvolge le famiglie in maniera esponenziale rispetto al numero di componenti. Se, infatti, fino a quattro componenti l' incremento si mantiene attorno ai due punti percentuali, per quelle con almeno cinque persone peggiora sensibilmente, passando dal 16,2% al 20,7%. Soffrono in maniera particolare le famiglie con un solo genitore (l' incidenza passa dall' 8,9% all' 11,7%), le coppie con un figlio (da 5,3% a 7,2%) e quelle con due (dall' 8,8% al 10,6%).
La presenza di figli minori espone maggiormente le famiglie alle conseguenze della crisi, con un' incidenza di povertà assoluta che passa dal 9,2% all' 11,6%. I minori sono una categoria particolarmente colpita: ci sono un milione e 346mila tra bambini e ragazzi in condizioni di povertà, ben 209mila in più rispetto al 2019. Gli anziani hanno visto rimanere stabile il loro tenore di vita. Ma c' è di più: hanno contribuito a fare da 'ammortizzatori familiari' della crisi, aiutando figli e nipoti. Nell' anno della pandemia, la presenza di un nonno in famiglia - per lo più titolari di almeno un reddito da pensione che garantisce entrate regolari - ha di fatto ridotto il rischio di rientrare fra le famiglie in povertà assoluta. La percentuale di famiglie con almeno un anziano in condizioni di povertà è pari al 5,6% (sostanzialmente stabile rispetto al 2019 in cui era pari al 5,1%); quelle dove gli anziani non sono presenti l' incidenza passa invece dal 7,3% al 9,1%. Un dato in controtendenza riguarda la distribuzione geografica delle nuove povertà.
L' incremento registrato nel 2020 è maggiore nel Nord e riguarda ben 218mila famiglie su 335mila, per un totale di 720mila individui sul milione totali. Il Mezzogiorno, dove l' accesso al reddito di cittadinanza e a quello di emergenza è stato più massiccio, però resta l' area dove la povertà assoluta è più elevata: coinvolge il 9,3% delle famiglie contro il 5,5% del Centro. Un altro dato che fa riflettere riguarda l' incidenza della povertà assoluta nelle famiglie dove la 'persona di riferimento' non è disoccupata ma ha un lavoro (pari al 7,3% dal 5,5% del 2019): si tratta di oltre 955mila famiglie in totale, 227mila famiglie in più rispetto al 2019 che hanno visto ridurre il proprio reddito per effetto della cassintegrazione, della fine del contratto o della sospensione forzata del lavoro autonomo. (Avvenire)
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