Trapianto al piccolo Sabir, da 2 anni senza cuore
Ha sette anni e ha trascorso con l' apparecchiatura 565 giorni della sua breve esistenza
Se fosse stato un periodo normale, in ospedale Sabir avrebbe avuto l' amico clown e un cane con cui giocare. Invece i suoi 565 giorni con il cuore artificiale sono trascorsi in epoca Covid, quando « non potevamo tenergli compagnia come facciamo di solito», racconta Carlo Pace Napoleone, il cardiochirurgo dell' ospedale Regina Margherita che ha trapiantato il piccolo marocchino, sette anni, dopo quasi due anni trascorsi con il Berlin Heart brevettato per i bimbi: « Ma è stato bravo e paziente. Ha imparato l' italiano e anche a mangiare la pizza. E una volontaria dell' Associazione Bimbi cardiopatici è venuta sempre nei giorni in cui papà e mamma non potevano esserci perché il padre lavorava e la mamma era impegnata con l' ultimo nato». Tutto è cominciato ad agosto del 2019, quando all' ospedale Regina Margherita il piccolo è arrivato in elicottero dal Gaslini di Genova, dove non si fanno trapianti. Il papà lavora da anni nel capoluogo ligure e la mamma, quando ha visto che il bimbo peggiorava e che in Marocco non c' erano possibilità di curarlo, è salita sull' aereo e lo ha portato in Italia.
Al Gaslini le condizioni di Sabir sono apparse subito gravissime ed è stato subito deciso il trasferimento alle Molinette. Appena arrivato in terapia intensiva il suo cuore si è fermato. Non restava altro che la ventilazione extracorporea con Ecmo e poi il cuore artificiale. «Vivere con un organo artificiale non è facile - spiega il cardiochirurgo - le complicanze sono infezioni e problemi di coagulazione e un periodo così lungo di attesa non è abituale. Per fortuna il bimbo è forte e sveglio. Adesso è stato dimesso ed è ospitato con i genitori in un alloggio messo a disposizione dall' Associazione Bimbi cardiopatici».
La famiglia Icham non tornerà in Marocco, dove la sanità non consente di seguire un bimbo trapiantato: «A Genova interverranno per le emergenze ma il post- trapianto lo seguiamo noi, avrà bisogno di visite periodiche ogni tre- quattro mesi » , conferma Pace Napoleone. Dopo il trapianto il bimbo ha passato qualche giorno ancora tra i cardiologi pediatrici e gli infermieri della cardiologia diretto da Gabriella Agnoletti, seguito con attenzione da Enrico Aidala, cardiochirurgo responsabile del Programma Trapianti. Il papà di Sabir, che più di tutti lo ha accompagnato in questi mesi in ospedale, è contentissimo, la decisione della moglie di partire subito dal loro Paese ha salvato il figlio: « Nel frattempo è nato un altro piccolo. Siamo felici ». (La Repubblica Torino)
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