Terra dei fuochi. La sfida dei giovani: mai più roghi e veleni
Si chiama 'A piccoli passi' il percorso che punta a ricostruire un’ecologia integrale in un territorio avvelenato
«Non vogliamo essere la comunità dei veleni e della delinquenza: terra dei fuochi, Gomorra. Ma una comunità con un nome nuovo: terra di pace». E ancora. «Questo nostro territorio è stato ed è tormentato da roghi, da sversamenti di rifiuti industriali. Ancora oggi si alzano colonne di fumo nero, che ci avvelenano. E noi non capiamo perché non si riesca a fermare questi criminali».
E ancora. «A voi adulti chiediamo: avete chiara l’eredità che ci lasciate?». Parole dure, incalzanti. Ancor di più perché a pronunciarle sono bambini e ragazzi della 'terra dei fuochi'. Sono i componenti del Parlamento Studentesco Territoriale, 116 alunni di 20 scuole del primo ciclo, da 15 comuni del territorio. Frutto del voto di oltre 10mila studenti. Ben 37 nazionalità rappresentante, figli di immigrati nati in Italia.
È il percorso 'A piccoli passi' promosso dalla Diocesi di Aversa, che punta a costruire le condizioni per una rigenerazione della comunità territoriale, nel senso dell’ecologia integrale. Ieri l’insediamento nel Real sito di Carditello.
Luogo simbolo, splendida e spettacolare residenza di campagna dei Borbone, abbandonata per decenni per colpevole incuria, diventata una discarica, a rischio di svendita ma poi salvata grazie all’impegno del volontariato e delle istituzioni. Oggi sta rinascendo e vuole essere un punto di riferimento soprattutto per scuole e famiglie, dice l’ingegner Roberto Formato, direttore della Fondazione Real sito di Carditello partner dell’iniziativa, annunciando «la nascita dopo più di cento anni della prima puledrina di razza Persano».
Si chiama Ionia ed è un messaggio di speranza come i ragazzi che affollano la sala con insegnanti e genitori. Ci mettono davvero molto impegno questi piccoli parlamentari. A presiedere la loro prima seduta sono Arianna, Manuel e Nicola, votati dai loro compagni. Lo fanno con voce sicura, dando la parola e poi invitando al voto. Perché come ogni Parlamento anche questo vota, ben cinque brevi ma densi documenti che hanno elaborato divisi in gruppi sui temi della partecipazione, dell’ambiente, della salute, della memoria, della cultura.
«È una seduta vera e ve ne accorgerete presto – esordiscono –. Forse sarà un po’ dura, ma abbiamo deciso di lasciar fuori da questa sala, canti, balli e recitazione, che pure amiamo. Abbiate pazienza, diremo tante cose, chiederemo e prenderemo impegni. Ma noi li manterremo. Parola di ragazzi ». Proposte e richieste concrete. «Possiamo dare una mano, essere sentinelle ambientali. Per esempio, monitorando l’attività amministrativa».
Accuse che non fanno sconti a nessuno. «Chi ha sotterrato veleni terribili forse era senza cuore, chi li ha fatti sotterrare, senza cervello, ma chi ha guardato e taciuto è stato senza coraggio». Un coraggio che altri hanno. «Noi sentiamo dire spesso ai nostri genitori che bisognerebbe andar via da questa terra per garantire la salute di noi figli. Certo ci vuole coraggio a restare. Per andarsene basta un attimo».
Il coraggio di chi ha dato la vita «per aver vissuto testimoniando spesso qualcosa di semplice, come fare, davvero e fino in fondo il proprio lavoro». Testimoni che i ragazzi vogliono adottare. Ma col desiderio che «fiorisca nella nostra società la normalità. Dalle nostre parti quello che manca è proprio questo: vivere con responsabilità, nella legalità, non ci deve sembrare straordinario, non deve più essere una conquista di pochi, non deve comportare il rischio della vita».
Infine un messaggio attualissimo agli adulti. «Guardateci, siamo rappresentanti di quasi 40 nazionalità, ma viviamo in scuole italiane, dove godiamo tutti degli stessi diritti. Di questo siamo orgogliosi. Questa è l’Italia bella che si fa amare». E dopo i voti i ragazzi prendono loro stessi degli impegni. Promettono così «di scegliere la vita, alzandone il prezzo, di combattere l’indifferenza, quella che ti fa lasciare indietro persone, che così si sentono scarti. Siamo tutti sulla stessa onda».
Linguaggio da ragazzi e temi da grandi. Come quando promettono «di ripudiare le guerre, partendo da quelle piccole, che ci capita di fare sui social». Ma anche «di portare il cambiamento nelle scuole, perché stiano al passo col mondo, come le nostre hanno cominciato a fare, andando veramente incontro ai giovani».
E infine «di prenderci cura della nostra terra, per poter essere ancora orgogliosi di esserne figli». Lo fanno gridando assieme 'Lo prometto!'. Perché, concludono, «saremo, sempre e per sempre, uomini di pace. La terra dei fuochi sarà terra di pace e saremo noi i fuochi ardenti di questa terra». Un impegno solenne che ragazzi e bambini sanciscono cantando, mano sul cuore, l’Inno d’Italia. Poi l’ultimo invito dei tre 'presidenti'. «Ora comincia per noi un cammino impegnativo. Buon cammino a tutti noi!».
Antonio Maria Mira - Avvenire
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