cronaca

Soccorsi in mare, 43 mila migranti salvati dall'inizio dell'anno

Redazione online Ansa - Marina Militare
Pubblicato il 08-05-2017

Solo tra sabato notte e domenica mattina nei porti siciliani e calabresi ne sono arrivati 2.120, ma se ne aspettano molti di più perché i salvataggi in questo fine settimana hanno coinvolto, come ha verificato l'Unhcr, oltre seimila persone che hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l'Italia, 'complice' un Canale di Sicilia poco mosso che evidentemente ha favorito le partenze dal nord Africa.

E potrebbe essersi verificata una nuova tragedia del mare, con un'ottantina di morti, secondo quanto riferito dai superstiti. Dall'inizio dell'anno, sempre stime dell'Agenzia Onu, si arriva a oltre 43 mila persone salvate e oltre 1.150 scomparse o morte prima di raggiungere il continente europeo. Secondo quanto ricostruito dai superstiti arrivati oggi a Pozzallo (Ragusa), i migranti, in tutto circa 120, erano partiti dalla Libia a bordo di un gommone che, anche sovraccarico, ha imbarcato acqua. Un'ottantina dei passeggeri sono finiti in mare. Gli altri sono rimasti in acqua per molto tempo fino all'arrivo dei soccorritori che li hanno tratti in salvo. Sulla tragedia ha aperto un'inchiesta la Procura di Ragusa.

Le cifre dei flussi dimostrano, secondo l'Unhcr, come il salvataggio in mare "ora sia più cruciale che mai" e spingono l'Alto Commissario per i Rifugiati, Filippo Grandi, a esortare "ulteriori sforzi per salvare le persone lungo questa rotta pericolosa", ad elogiare la Guardia Costiera italiana e difendere l'operato delle ong, nel mirino delle polemiche negli ultimi giorni in Italia per presunte collusioni con i trafficanti. Polemiche che anche oggi non sono mancate. Ieri a tarda sera sono sbarcati nel porto di Pozzallo, nel ragusano, 407 migranti recuperati dal pattugliatore Fiorillo della Guardia Costiera nel Canale di Sicilia. Tra di loro sette donne e 28 minori. Due le persone ricoverate in ospedale.

Altri 300 immigrati sono arrivati ieri nello stesso porto siciliano, a bordo di una nave mercantile. Nel porto di Messina, invece, sono arrivate 682 persone a bordo della nave militare spagnola Canarias. Tra loro diverse donne, alcune delle quali incinte. Ad accoglierli personale delle forze dell'ordine, della prefettura e associazioni di volontariato. Alcuni migranti saranno trasportati in centri di accoglienza fuori dalla Sicilia. Infine, è approdata ieri nel porto di Reggio Calabria la nave Acquarius di Sos Mediterranée e Medici Senza Frontiere con a bordo 731 migranti. Del gruppo fanno parte 87 donne e 116 minori, 80 dei quali non accompagnati; tra le donne 15 sono incinte. I controlli sanitari hanno rilevato la presenza di due casi di sospetta tubercolosi e 41 di scabbia, che sono stati trattati nelle tende di decontaminazione allestite sulla banchina del porto.

Alcuni dei migranti inoltre presentano fratture e traumi di vario tipo provocati dai maltrattamenti cui sono stati sottoposti prima della partenza e durante il viaggio. I massicci arrivi del fine settimana hanno rinfocolato la polemica politica. Ed è da Forza Italia che arrivano le parole più dure.

"Adesso basta. Il governo italiano non può assistere in maniera inerte all'invasione quotidiana di migranti nel nostro Paese" dice Paolo Romani, presidente del gruppo FI al Senato, al quale fa eco Maurizio Gasparri: "Oltre 3000 clandestini in arrivo in Italia. Ma il governo italiano dorme?". "L'Italia non può continuare ad accogliere indiscriminatamente, e giorno dopo giorno, una quantità di persone come questa. Le nostre città e il nostro sistema di accoglienza sono vicini al collasso" protesta Lucio Malan. A gettare acqua sul fuoco provvede mons.

Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Siracusa. "Non possiamo rimanere spettatori passivi di tragedie che si consumano sotto i nostri occhi: prima fra tutte l'accoglienza degli immigrati, che non può essere elusa per le eventuali attività illecite connesse al fenomeno; le quali, se sussistono, vanno severamente represse, ma non devono però spegnere o attutire la voce della nostra coscienza, che non può non essere sensibile verso le sofferenze di tanti: uomini, donne, bambini costretti dalla guerra e dalla fame a lasciare i loro paesi". (Repubblica)

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