cronaca

Sessanta anni di Carlo Conti

Candida Morvillo Ansa - Fabio Frustaci
Pubblicato il 11-03-2021

'Sono un tipo normale che ha realizzato i suoi sogni'

Carlo Conti, che effetto le fa compiere 60 anni il 13 marzo? 

«Dentro, me ne sento 30. La leggerezza è la stessa. Poi, ieri, ho preso mio figlio in braccio, mi sono quasi incriccato e questi sono i momenti in cui mi ricordo dell' età».

«Pensione» è una parola presente nel suo orizzonte?

«Se a 60 anni continuassi a correre come a 20 o 50, vorrebbe dire che non ho capito qualcosa della vita. Io desidero tutto quello che ho e ho tutto quello che desidero e voglio godermi sempre di più mio figlio Matteo, che ha sette anni, mia moglie Francesca, la tranquillità economica raggiunta. Ho scelto di rallentare già due anni fa: ho lasciato L' eredità e la conduzione quotidiana per vivere più stabilmente a Firenze. Ero pendolare con Roma, ma per crescere Matteo volevo una dimensione più provinciale».

E come sono stati questi due anni più casalinghi?

«Pieni di piccole cose normalissime: ho giocato molto con mio figlio, ci piace tanto fare la spesa insieme. Compriamo cose improbabili ».

A Sanremo, conducevano Amadeus, 58 anni, e Fiorello, 60. Tutti voi grandi conduttori della tv generalista siete della stessa generazione. Perché non c' è ricambio?

«In effetti, anche Gerry Scotti, anche Paolo Bonolis... Fra l' altro, venendo quasi tutti dalle radio libere. Forse perché siamo cresciuti in un momento in cui la tv era il mezzo elettivo di espressione. Oggi, i quarantenni si esprimono di più con Internet o simili. E, per arrivare alla prima serata su Raiuno o Canale 5, serve una sorta di patente che ti dà il pubblico, piano piano».

Qual è il momento di svolta della sua vita?

«Mi viene in mente una mattina presto, nel traffico, come ogni giorno, dopo tre anni in banca. La sera, uscivo alle 17 e correvo a fare la radio, gratis. Dal venerdì alla domenica, lavoravo in discoteca guadagnando pochino. Il lunedì ero cotto al pensiero delle otto ore che mi aspettavano a fare cose che non amavo. Quel lunedì, ero in piazza della Libertà e "libertà" era la parola che cercavo. Mi sono detto: basta, vado e mi licenzio».

Era figlio unico di madre vedova. La mamma come la prese?

«Il babbo era mancato che avevo 18 mesi e mamma si era dovuta rimboccare le maniche: l' obiettivo era darmi un diploma e che mi sistemassi con il posto fisso, può immaginare la festa quando fui preso in banca e la tragedia quando confessai che mi ero licenziato: ebbe un mancamento. Poi, si riprese e mi disse: la vita è tua e decidi tu; se non ci credi te, chi ci deve credere?».

Che cos' ha significato crescere senza padre?

«La mia mamma era così presente che non me ne sono accorto fino ai 18 anni. Poi, un giorno, giocavo a tennis con Leonardo Pieraccioni, da cialtroni come sempre, e il babbo di Leo, in fondo al campo, urlava: vai, forza, oh ma come tu batti? Mi sono girato e per la prima volta ho visto che, dietro di me, non c' era nessuno».

Com' è essere padre senza aver avuto un padre?

«Mi sono dovuto chiedere se, quando uno fa il babbo, lo fa, nel bene o nel male, imitando il suo babbo o se l' inventa. Io il ruolo me lo sto inventando con entusiasmo ed è la ricchezza più bella che ho, oltre alla condivisione gigante che c' è con mia moglie».

Addirittura «gigante»?

«Per me, ogni istante con lei e mio figlio vale più di ogni spettacolo fatto nella vita».

In passato, era stato reo confesso di Dongiovannite.

«Non ho mai convissuto, sono sempre stato un single incallito. Giorgio Panariello e Leo pensavano che fossi l' Alberto Sordi del gruppo, che non si sarei mai sposato».

Invece, nel 2012, ha capitolato con la costumista Francesca Vaccaro.

«Una sera, sono rientrato dopo l' ennesima cena con amiche e ho sentito il bisogno di un altro tipo di vita, di focolare domestico. Per fortuna, Francesca era ancora pronta a riaccogliermi per la seconda o terza volta».

Come l' ha convinta che tornava per restare?

«L' ha capito dai miei occhi e perché le ho detto: ti voglio sposare. Poi, avevo seguito il consiglio di Antonella Clerici, che m' aveva detto: guarda Ciccio, stavolta o vai col brillozzo o non la ribecchi più».

In pandemia non si è fatto mancare niente: ha condotto «Tale e Quale Show» da casa con il Covid, ha dovuto interrompere «La Corrida», ha condotto i David senza pubblico e un serata con Gianni Morandi dalla piazza vuota di Assisi. E adesso?

«Riparto dopo Pasqua con Top Dieci , un programma che mi diverte molto, di classifiche e di memoria».

Cito espressioni spesso usate per descriverla: educato, bravo figliolo, stakanovista, normale, mai uno scandalo... Si riconosce?

«Sono esattamente una persona normale che ha avuto la fortuna di fare quello che sognava da ragazzo. Non mi arrabbio mai, non so cos' è stare in tensione, non ho l' ossessione degli ascolti».

Difetti ne ha?

«Ogni tanto, dovrei arrabbiarmi, essere più ambizioso, più cinico... Ma la cosa importante è essere soddisfatto di te stesso quando ti addormenti, certo di aver rispettato gli altri, di aver lavorato con onestà e dato il meglio».

E lei fa l' esame di coscienza tutte le sere?

«Sempre. Prima della preghierina».

Andare in Paradiso è un' ambizione?

«Quello no. Mica sono un santo». (Corriere della Sera)

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