cronaca

Rapporto Bes: arretra speranza di vita, male l'economia

Redazione Pixabay
Pubblicato il 10-03-2021

Il Covid riporta l'Italia indietro di dieci anni, secondo l'Istat

La pandemia riporta indietro la speranza di vita dei cittadini italiani. E' quanto mette in evidenza l'Istat nel decimo Rapporto Bes sul benessere equo e sostenibile. Il Covid scrive l'Istat -  "ha annullato, completamente nel Nord e parzialmente nelle altre aree del Paese, i guadagni in anni di vita attesi maturati nel decennio. È un arretramento che richiederà parecchio tempo per essere pienamente recuperato". Lo afferma il Rapporto Bes, rilevando che nel 2010 la speranza di vita alla nascita era di 81,7 anni, nel 2019 di 83,2 e nel 2020 il dato è sceso a 82,3. "Gli indicatori hanno registrato impatti particolarmente violenti su alcuni progressi raggiunti in dieci anni sulla salute, annullati in un solo anno" ha detto il presidente Istat, Gian Carlo Blangiardo.

Migliora la soddisfazione dei cittadini, ma cresce il divario Nord-Sud

Allo steso tempo però nel 2020 migliora leggermente la soddisfazione dei cittadini. Il 44,5% della popolazione esprime infatti un voto tra 8 e 10 sulla soddisfazione della propria vita, in leggero aumento rispetto all'anno precedente (43,2%). Si mantengono le differenze territoriali, con una maggiore percentuale di soddisfatti al Nord (48,4%), quasi quattro punti percentuali in più della media nazionale, e livelli più bassi al Centro e nel Mezzogiorno (43% e 40%). Nel nostro Paese la soddisfazione per la vita rimane diseguale non solo tra territori ma anche per titolo di studio conseguito,  età e, sia pure in misura minore, tra uomini e donne.

Istruzione, Italia sempre più lontana dalla Ue: 27,9% dei laureati contro il 42,1% della media europea

Si amplia anche il divario dell'Italia con l'Europa sull'istruzione: nel secondo trimestre 2020 il 62,6% delle persone di 25-64 anni ha almeno il diploma superiore (54,8% nel 2010) una percentuale più bassa di 16 punti percentuali della media Ue. Tra i giovani di 30-34 anni il 27,9% ha un titolo universitario o terziario (19,8% nel 2010) contro il 42,1% della media Ue27. L'Istat sottolinea come la pandemia abbia acuito le disuguaglianze. Nel secondo trimestre 2020 sale al 23,9% la quota di giovani di 15-29 anni che non studiano e non lavorano (NEET), (21,2% nel secondo trimestre 2019).

Un milione e 800 mila persone teme di perdere il proprio posto di lavoro

Il 2020 segna poi un anno momento drammatico per la nostra occupazione. Al drastico calo degli occupati, ben 788 mila in meno nella fascia tra 20 e 64 anni rispetto al 2019, si aggiungono anche le preoccupazioni di chi un impiego ce l'ha ma teme di perderlo.  In tutto sono quasi 1 milione e 800mila gli occupati che temono fortemente di perdere il lavoro senza avere la possibilità di sostituirlo. L'Istat ricorda che la percentuale di lavoratori che si percepiscono come fortemente vulnerabili registra una inversione di tendenza rispetto al trend di costante diminuzione degli ultimi anni: nel secondo trimestre 2020 è pari al 7,8% (+1,9 punti rispetto al secondo trimestre 2019.

In dieci anni raddoppiato il numero di cittadini in povertà assoluta

Segnali molto poco incoraggianti arrivano anche dal lato della povertà. In soli dieci anni è raddoppiato il numero di cittadini in povertà assoluta, raggiungendo nel 2020 il 9,4%. Significa che in Italia quasi un cittadino su 10 non è in grado di sostenere spese essenziali per condurre una vita accettabile

Dad, escluso l'8% di bambini e ragazzi, il 23% tra gli alunni con disabilità

Sul fronte della scuola il rapporto evidenzia come la didattica a distanza abbia tagliato fuori una grossa fetta dei giovani più fragili. L'indagine Istat sull'integrazione degli alunni con disabilità nella scuola statale e non statale, cui hanno risposto nell'anno scolastico 2019/20, ha evidenziato come gli istituti si siano attrezzati in varie forme di didattica a distanza ma, nonostante gli sforzi di dirigenti, docenti e famiglie, l'8% dei bambini e ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado è rimasto escluso da una qualsiasi forma di didattica a distanza. Tale quota sale al 23% tra gli alunni con disabilità. (Repubblica.it)

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