cronaca

Oscar La Rosa e la via dell'Economia Carceraria

Domenico Marcella Domenico Marcella
Pubblicato il 10-02-2021

La formazione e l'avvio al mondo del lavoro per evitare la recidiva

Durante il suo percorso universitario, Oscar La Rosa ha intrapreso la via del volontariato con l’associazione “Semi di Libertà”, che ha come obiettivo il contrastare la recidiva attraverso la formazione e l’avvio nel mondo del lavoro di persone detenute. La passione per quella nobile causa lo ha spronato a scrivere la tesi di laurea in “Scienze Politiche” sul lavoro come strumento di educazione del condannato. A studi conclusi, restando nell’àmbito professionale più sintonico e in accordo con le proprie competenze emotive e tecniche, Oscar inizia a lavorare proprio per “Semi di Libertà”. E nel giugno del 2018, con il presidente Paolo Strano, avvia a Roma “Economia carceraria” un’impresa che promuove e distribuisce produzioni artigianali realizzate in carcere, supportata da un festival che coinvolge tutte le cooperative attive dietro le sbarre. 

Oscar, va detto: un’operazione ben riuscita. 

«Sì, il festival ha avuto un enorme successo mediatico e di pubblico. Abbiamo così capìto che la forza è sempre l’unione, il presentarsi insieme. Nasce così un percorso che ci ha portato a partecipare a delle fiere gastronomiche, proprio come comparto dell’economia carceraria». 

Nel frattempo, però, avete dato vita ad altro. 

«Abbiamo aperto anche un pub a Roma, in zona Furio Camillo, con l’obiettivo di proporre in somministrazione i prodotti realizzati nelle case circondariali. Con l’avvento del Covid, però, abbiamo investito nel commercio elettronico, dando così la possibilità di acquistare nostri prodotti attraverso il nostro sito (https://economiacarceraria.com)». 

È sotto gli occhi di tutti: l’empatia sta finalmente tornando a essere protagonista. 

«Credo che il futuro sia lavorare mettendo al centro le persone. Le responsabilità sociale delle imprese è un settore in continua crescita. Tutte le aziende, ormai, devono avere un settore di responsabilità sociale; è quasi richiesto. Il passo successivo è quello di intendere il business come servizio alla collettività. Un lavoro si può definire tale nel momento in cui si offro un servizio alla comunità. È quello che noi di “Economia carceraria” facciamo, promuovendo e commercializzando prodotti artigianali di eccellente qualità, contribuendo così alla sicurezza sociale abbattendo la recidiva». 

L’Essere umano prima di tutto? 

«Assolutamente, è di fondamentale importanza.  Questa logica si tramuta nel lavorare con cooperative che assumono regolarmente persone detenute, con contratto a norme di legge. Si scoprirà così quanto realmente si possa fare all’interno delle carceri ‘ché, purtroppo, sono spesso visti come luoghi oscuri affollati dagli scarti delle società. Offrire una formazione professionale e un lavoro – ma anche e soprattutto dei valori etici e morali ai quali abituarsi durate gli anni della pena – può cambiare totalmente la persona, emancipandola dai contesti che l’hanno portata a delinquere». 

Il pregiudizio, però, continua a imperversare. 

«Purtroppo. Ed è alimentato dalla non conoscenza. Chi si approccia a questa realtà rimane incuriosito dal fatto che dietro la maschera del detenuto esista  un Essere umano che sta cercando una propria strada. E, in fondo, è quello che facciamo tutti ogni giorno». 

Oscar, quando è gratificante lavorare per gli altri prima che per se stessi? 

«Tantissimo, perché incidere positivamente sulla vita di un singolo è come aiutarne tanti. Sono emozioni che fanno superare ogni difficoltà. Restare umani – e non mi stanco di ribadirlo – è alla base di ogni cosa». 

 

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