Nel 2020 oltre 600 bambini adottati
Sorpresa nell'anno più triste, 'tiene' l'adozione internazionale
«Meno di trecento? No, forse neppure duecento ». Le previsioni erano pessime. Invece a fine 2020 saranno oltre seicento i bambini diventati italiani grazie all' adozione internazionale. Fino a oggi le 491 adozioni concluse da altrettante coppie hanno permesso di regalare una famiglia a 624 piccoli ospitati in istituti e orfanotrofi nel Sud del mondo. Forse qualcuno ancora si aggiungerà prima della fine dell' anno. Un piccolo record in un anno terribile per tutti. Anche in considerazione del fatto che la maggior parte delle adozioni si sono concetrate nei pochi mesi senza lockdown.
Nessun trionfalismo, naturalmente. Però i protagonisti delle adozioni internazionali che si sono ritrovati ieri in un grande incontro on line, 'L' adozione al tempo del Covid', hanno potuto osservare con soddisfazione che malgrado tutto «il sistema ha tenuto». L' ha detto, pur senza nascondere difficoltà e problemi, Vincenzo Starita, già presidente del Tribunale per i minorenni di Salerno che da due mesi ha preso il posto di Laura Laera come vicepresidente della Commissione adozioni internazionale (Cai), l' organismo governativo che coordina questo delicato settore, presieduto dalla ministra per la famiglia, Elena Bonetti. «Lo scorso anno - ha spiegato Starita - sono arrivati nel nostro Paese 1.205 bambini per un totale di 969 adozioni. Ora siamo più o meno alla metà eppure, considerando tutto quello che è capitato quest' anno, va benissimo così. Siamo nel mezzo di una crisi che dovremo trasformare in un momento di crescita». Il nuovo responsabile dell' organismo ha poi ricordato i primi mesi dell' anno, quando all' esplodere della pandemia e con il susseguirsi del lockdown in Italia e nella maggior parte dei Paesi del mondo, c' erano 66 coppie italiane tra Asia, Sudamerica e Europa dell' Est impegnate a perfezionare l' iter dell' adozione. Molte sono state costrette ad attendere mesi.
La burocrazia in tanti Paesi si è paralizzata, in alcuni hanno chiuso i tribunali. Solo per un visto o per un documento è stato necessario aspettare settimane. «Eppure non una sola coppia ha rinunciato ai propri figli. Un sacrificio che meriterebbe di essere riconosciuto ben diversamente». Un riferimento alla necessità di semplificare le procedure per l' adozione e di promuovere con più coraggio l' impegno delle famiglie che ha ripreso in conclusione anche Marco Griffini, presidente Aibi, secondo cui è scandaloso che la generosità delle coppie adottive, protagoniste di una scelta che parla di solidarietà e di amore anche in una prospettiva di cooperazione internazionale, debba essere pagata a caro prezzo dalle famiglie stesse. «Quando in tutto il mondo ci sono milioni bambini da salvare - ha fatto notare - chi accetta di farsi carico di questo problema aprendo le porte di casa, dovrebbe essere sostenuto gratuitamente dallo Stato».
Non si tratta di un' esagerazione, ma di un atto di giustizia. Non si vede perché le pratiche per la fecondazione assistita siano a carico del servizio pubblico, mentre l' adozione internazionale debba essere sostenuta dalle famiglie, con un riconoscimento del 50% delle spese sostenute che arriva solo dopo anni. E in alcuni casi non è mai arrivato. Temi affrontati anche dagli altri protagonisti della giornata, da Benno Baumgartner, presidente del Tribunale per i Minorenni di Bolzano, a Petra Frei, direttrice dell' Ufficio per la tutela dei minori del capoluogo altoatesino. Un quadro approfondito del ruolo giocato dai Servizi sociali è arrivato da Francesca Donati (responsabile per politiche sociali e socio-educative dell' Emilia Romagna), da Chiara Avataneo e Cinzia Fabrocini (Piemonte), Selene Paoli e Flavia Chilovi ( Trento) Romana Taricco (Distretto Ceramico di Modena). Monya Ferritti, presidente del coordinamento Care ha sottolineato invece il ruolo delle associazioni. Impegni diversi da armonizzare per un obiettivo comune. Regalare speranza a un bambino a cui la vita aveva oscurato il futuro. (Avvenire)
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